Canna-caos alle Nazioni Unite?

Grande è il disordine sotto cielo ma la situazione è eccellente.

DI ENRICO FLETZER. A seguire una nota della “bottega”

L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND (Commission on Narcotic Drus cioè «Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite») a Vienna ha votato con due voti di scarto la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (costretta a sua volta a intervenire dopo che un gruppo di attivisti aveva fatto notare cinque anni prima come la canapa non fosse mai stata analizzata a livello scientifico dagli organi proposti al controllo degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope).

Dunque la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – ma rimane nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose”.

Come è noto presso le Nazioni Unite continuano a recitare tutti gli anni lo stesso rosario. Favorire a parole l’utilizzo delle sostanze sotto controllo che poi finiscono per circolare – legalmente o illecitamente – nei Paesi ricchi a discapito dei poveri di ogni classe e latitudine. Anche per questo l’attenzione degli organi di informazione è abbastanza scarsa in quel di Vienna. Ma qualcosa ha rotto il solito copione.

Non ci crederete ma la genesi di questa importante giornata è stata adombrata durante una pausa dell’annuale assemblea di Encod – la «Coalizione europea per politiche giuste ed efficaci sulle droghe» – svoltasi nella relativamente tollerante Slovenia dove due attivisti francesi, che abitano in un territorio molto ostile alla cannabis, avevano proposto di mettere naso a Ginevra (sede dell’OMS) e far capire che qualcosa doveva esser fatto visto mancando i presupposti della proibizione per il semplice fatto che la canapa era stata bollata senza alcun giudizio e per ragioni squisitamente politiche. I due giovani attivisti, piuttosto svegli e determinati, hanno superato il tran tran diffuso fra molti pur impegnati ma che danno per scontate le ingiustizie dovute al proibizionismo. Per non parlare degli oltre 200 milioni di consumatori che a torto o a ragione considerano la questione un puro fatto personale, su cui godere o piangere a seconda delle circostanze. Ma finalmente a qualcuno è venuta in mente un’idea meravigliosa, chiederne la ragione all’OMS e con grande successo (*). Lo stesso ha fatto il giudice di Berlino Andreas Mueller (**) con la sua richiesta alla Corte costituzionale tedesca di dichiarare incostituzionale la legge sulla canapa. Come poi recepito dalla Alta corte del Sudafrica nel caso perorato dalla Dagga Couple (***) che ha di fatto legalizzato la coltivazione e il possesso di cannabis entro le mura domestiche.

Abbiamo vinto? Certamente sì ma con alleati la cui umanità é ancora tutta da dimostrare. In questo caso va detto purtroppo “Cuba No Yankee Sì”. Anche perché gli USA boicottano continuamente le Nazioni Unite ma non potevano certo smarcarsi sulla cannabis che è la grande vincitrice delle ultime elezioni e referendum paralleli alle presidenziali, visto che ormai gli Stati – red belt compreso – dove non è stata legalizzata per un motivo o per l’altro sono una infima minoranza.

Il fumo si sta lentamente svaporando anche sulla faccenda della cannabis light, grazie alla sentenza che ha condannato la Francia per la persecuzione dei produttori di prodotti non psicoattivi. Persino a livello di linguaggio qualcosa si muove. Per esempio in Italia è stato abolito il termine “cannabis indica” mentre si continua ad abusare del termine gergale “marijuana”, un termine che i miei editori statunitensi sconsigliano vivamente di utilizzare quando si parla dell’erba e delle sue politiche.

La confusione regna sovrana: grande è il disordine sotto il cielo ma la situazione è eccellente. Ora negando e ora sbandierando da parte dei politici ignoranti l’equipollezza dei termini canapa e cannabis si arriva in pratica a un corto circuito che ha inficiato le Nazioni Unite e gli obblighi al “consenso forzato” fin qui praticati.

Quel che appare il 3 dicembre a Vienna è un mondo diviso a metà dove per ridurre l’entropia non si troverà certamente un diavoletto di Faraday in grado di ricomporre i cocci del crollo dell’unanimismo.

Il risultato principale è stato quindi il ritorno della pianta nella farmacopea universale. Un atto dal grande valore simbolico che per i perdenti equivale a una capitolazione nei confronti del movimento per la legalizzazione. Non è vero … però non hanno tutti i torti a temere come l’emergere della verità sulla trinità della pianta (vedi PS) potrebbe toglierebbe ai regimi autoritari alcune leve utili per la repressione oltre che proventi utili (per finanziare le guerre).

Ricapitolando: alla cannabis viene riconosciuto valore terapeutico, ma si continua vergognosamente a listarla con eroina e fentanyl.

Grazie a Farid Gheioueche, Kenzie Riboulet e al veterano statunitense Michael Krrawitz la tartaruga si sta muovendo!

PS: per trinità intendo il fatto che la canapa è una pianta unica che ha dimensioni psicoattive, selvatiche e industriali (canapa, cannabis, marijuana per la stessa pianta): qualità che le Convenzioni dividono con l’accetta ma che ne fanno un unicum. Per questo indica, sativa e ruderalis non sono un concetto legale ma ora  il problema è che il sistema si impastoia da sè. Prima era un male non prevedendo di fatto cannabis psicoativa in maniera compiuta ma adesso questa certa confusione è un bene perchè bisognerà sciogliere il nodo gordiano. Si potrebbe anche andare verso la barbarie completa ma sinceramente non credo…

(*) Canna-caos e Speranza (inutile) nella…

(**) Cannabis: c’é un giudice a Berlino

(***) «Campi verdi per tutti»: grazie Julian per…

UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”

La vignetta qui sopra è di Vincenzo Apicella e l’abbiamo scelta per ricordare due persone scomparse che, ognuna a suo modo, si erano impegnate contro il proibizionismo: Vincenzo appunto e “Pepe” Mujica.

Ricordiamo che da mesi in Italia è in corso un digiuno a staffetta per chiedere al governo di non fare passi indietro – come si potrebbe temere per certe iniziative nate dalla parti del ministro Speranza – sulla cannabis terapeutica.

 

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