Canto dell’Argonauta – 2

Visoni Cosmiche o Visioni d’Infinto, mi verrebbe da intitolare. Violerei però la volontà dell’autore, che ha fermamente escluso di dare nome alle liriche presenti nella raccolta. Un titolo, sostiene, a cosa serve se non a catturare l’attenzione dei lettori? Piaggeria nei loro confronti

che nulla aggiunge e forse diminuisce.
Cosa aggiungere alla legittimità di tale determinazione? Non altro che l’opportunità di offrire un’occasione in più al lettore di non distrarsi e passar sopra a un numero di serie ordinativo che nulla in più dice, mentre un titolo può suggerirgli tutto. Anche di fermarsi: fermare la mente per aprire il cuore.
Mauro Antonio Miglieruolo

da: PRIMA STROFE – VERSI SGHEMBI
XIII

Smisurate masse stellari disperderanno
nel mare ignoto forza e calore,
guidate da una legge superna.
Agogneranno la pace e il tepore
nei flutti calmi dell’infinito,
dopo il tumulto e il parossismo
delle immani reazioni nucleari.
E i fiumi vorticosi degli astri
rallenteranno la corsa sfrenata
nel seno dell’oceano primordiale;
e mescoleranno i rivoli rubesti
nell’indistinto brulichio dell’armonia.
Il bufalo selvaggio brucherà mansueto

l’erba di pianeti sconosciuti,
nascosti negli anfratti arcani
della costellazione del Leone;
il Sagittario ratterrà lo strale
da tempo immemorabile incoccato
e, ramingo nei cieli, cercherà la Vergine
che danza leggera su abissi
di roccia fusa ed apocalittiche esplosioni.
S’acqueteranno le nove, paghe ormai
della loro sfida ciclopica,
né più sputeranno nello spazio
lunghe lingue d’incredibile energia.
Tutto converge alla fusione finale.
Il destino è l’uno e l’uguaglianza
nella libertà estrema dell’amore.

Vittorio Fabrizio

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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