«Carbon Neutral» in 30 anni ma…senza trucchi

di Mario Agostinelli.

A seguire la “bottega” segnala un appello per opporsi ai petrolieri che hanno denunciato i Paesi Bassi (chi non vuole più il carbone secondo loro è un criminale)

Il nuovo target europeo al 2030, 55% di riduzione delle emissioni climalteranti, comporterà un deciso innalzamento della produzione da rinnovabili. In Italia, la generazione “Next e Green” dovrebbe arrivare a soddisfare oltre due terzi dei consumi elettrici con energie rinnovabili entro soli 10 anni.

Per quanto riguarda la potenza solare, a fine decennio dovremmo arrivare ad una settantina di GW (anziché i 52 previsti dal PNIEC https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040668-pniec2030 ) e per l’eolico ad almeno 5 GW in più rispetto a quelli indicati dallo stesso Piano.

Intanto, forte di una politica aziendale che impone ai governi le proprie scelte, l’ENI ha presentato il suo programma, che contempla che al 2025 il gruppo aumenti la sua produzione di idrocarburi, anche se sposterà il peso sul gas, che nel 2024 costituirà il 55% circa delle riserve, contro il 50% attuale. Ovunque e in simile emergenza climatica si considererebbe questa una provocazione, ma l’insistenza sui fossili ci viene spacciata per un trend salutare. Infatti, afferma l’AD De Scalzi “il metano (non dice idrogeno o pompaggi!) costituirà un importante sostegno alle fonti intermittenti nell’ambito della transizione energetica”, mentre nella strategia di medio periodo la produzione di gas raggiungerà quella petrolifera tra il 2030 e il 2040, per arrivare al 90% del totale al 2050 v. https://www.qualenergia.it/articoli/eni-punta-emissioni-zero-2050/ ). E la decarbonizzazione? A metano?

Si tenga conto che il preoccupante aumento della concentrazione in atmosfera di CH4, dovuto alle perdite per estrazione, distribuzione e usi finali, fa della forte metanizzazione degli ultimi decenni una componente importante del global warming, a causa dell’efficacia di questo gas nel produrre l’effetto serra, circa 10 volte maggiore di quella della CO2. E dove è finito allora il discorso di Draghi in Parlamento? Va definita in modo molto più preciso la rotta che si intende seguire per la ripresa del Paese nei prossimi anni, guardando soprattutto ai giovani e all’Italia che loro riceveranno in consegna non al 2050 ma al 2030. Segnalando che il triennio 2021-2023 sarà cruciale per la realizzazione anche quantitativa degli obiettivi finali. Una partenza lenta e un trend poco ambizioso nel breve termine farebbero fallire il conseguimento di ogni risultato. L’Italia parte da più in basso rispetto ad altri Paesi – 30 GW (solare + eolico) nel 2018 – eppure, 70 GW nuovi da installare entro il 2030 sono alla portata del complesso industriale e produttivo italiano, tenendo conto anche dell’idrogeno verde da idrolizzatori da mettere a disposizione della rete.

Ciò comporta disfarsi subito del PNIEC con quel misero 33% di riduzione dei gas serra al 2030. Con l’attuale versione del PNIEC sarebbe oltretutto impossibile riempire il 37% dei 209 mld destinati all’Italia nell’ambito NGEU con i PNRR, espressamente intesi alla lotta contro i cambiamenti climatici e forieri di ricadute occupazionali rilevanti.

Vanno progettati nuovi processi e nuovi prodotti per realizzare un massiccio spostamento verso l’energia elettrica prodotta da FER e dei consumi totali d’energia nei vari settori di impiego – trasporti, riscaldamento, industria, costruzioni – come non sarebbe mai possibile con la generazione elettrica da enormi impianti centralizzati, termoelettrici o nucleari.

Ma la resistenza di ENI e delle lobby del gas che agiscono a Bruxelles non va sottovalutata. Secondo una nuova ricerca pubblicata da Global Witness, una ONG internazionale (v. https://www.euractiv.com/section/energy/news/failed-gas-projects-have-cost-eu-e440-million-new-research-shows/) in meno di un decennio l’Unione europea ha speso 440 milioni di euro per gasdotti che non sono mai stati completati o rischiano di fallire. Soldi sperperati su vecchi asset ed entro scenari geopolitici in continuo mutamento. Ma i sussidi non riguardano solo il passato: sotto nuove e più camuffate forme riguardano il futuro e mettono in discussione il rapido passaggio alle rinnovabili e all’elettrificazione e all’idrogeno connaturati ad esse.

Infatti, sebbene il regolamento UE per la prima volta escluda i gasdotti e gli oleodotti dal ricevere finanziamenti, lascia la porta aperta al finanziamento delle reti dell’idrogeno ottenute adattando l’infrastruttura del gas esistente. Ipotesi del tutto fantasiosa, se non per allungare la vita al gas metano. Più in dettaglio, mentre la Commissione europea propone di togliere la protezione del Trattato agli investimenti in carbone, petrolio e gas naturale, si prova ad inserire cervellotiche eccezioni: le condizioni del Trattato continuerebbero a essere applicate fino al 31 dicembre 2030 agli investimenti in centrali a gas che emettono meno di 380 grammi di CO2 per kWh (anche se il limite fissato da Bruxelles nella tassonomia per la finanza verde è molto più basso: 100 grammi di CO2/kWh).

E nel caso in cui queste centrali a gas andassero a rimpiazzare impianti a carbone (v. Civitavecchia) la protezione sarebbe estesa di altri 10 anni dopo l’entrata in vigore delle modifiche al Trattato, ma non oltre il 31 dicembre 2040! Capito allora perché gli Enti energetici si buttano a costruire centrali a metano nuove di pacca, anziché impianti di rinnovabili disponibili a costi largamente inferiori, ma non automaticamente fornitori di profitti garantiti da sussidi pubblici, capacity market, e carbon tax quasi nulle? Rimane comunque un problema: dato che una centrale a gas metano, per ottenere meno di 380 grammi di CO2 per kWh di produzione, dovrebbe avere un rendimento di almeno il 53% e dato che i gruppi turbogas a ciclo semplice non arrivano assolutamente a questo livello di efficienza – non sono cioè tecnicamente in grado di emettere meno di 380 grammi di CO2 per kWh di produzione – che altro trucco si inventerà anziché muoversi in fretta e bene verso le fonti rinnovabili?

UN APPELLO: Fermiamo le grandi aziende dei combustibili fossili che stanno facendo causa al governo!

Ai governi e parlamenti europei e alle istituzioni europee

Petizione

Ritiriamoci dall’Energy Charter Treaty e blocchiamo la sua espansione a scapito di altri Paesi! Il trattato consente alle corporazioni di carbone, petrolio e gas di ostacolare la transizione a un sistema basato sull’energia pulita. Disarmiamo subito le industrie dei combustibili fossili per impedire loro di bloccare ulteriori misure urgenti a favore del clima!

Perché è importante?

Dopo anni di mobilitazione, cause legali contro il governo, migliaia di persone in piazza: i nostri amici nei Paesi Bassi hanno vinto. Il loro governo ha ascoltato le loro voci e ha deciso di eliminare gradualmente il carbone. Si tratta di un messaggio di speranza per tutti noi che aspiriamo a vivere in un mondo in cui proteggiamo ciò che è più prezioso: il nostro pianeta.

Ma una gigante azienda tedesca dei combustibili fossili e proprietario di una centrale a carbone sta utilizzando un trattato poco conosciuto per citare in giudizio i Paesi Bassi e chiedere un risarcimento di circa 1,4 miliardi di euro. [1]

Nessun Paese dell’UE è al sicuro da un simile attacco. Questo trattato – The Energy Charter Treaty, consente ai giganti dei combustibili fossili di citare in giudizio uno qualsiasi dei nostri governi per aver modificato le loro politiche energetiche anche se ciò significa che il nostro pianeta e le generazioni future ne soffriranno.

Anche se l’Italia è l’unico Paese in Europa che dal 2016 non fa più parte del Trattato continuerà a subirne gli effetti per diversi anni per gli investimenti realizzati entro quella data. [3]

La prossima settimana i paesi dell’UE inizieranno colloqui chiave sul futuro di questo pericoloso trattato. Sebbene Paesi come la Germania stiano trascinando i piedi, un numero crescente di Paesi potenti come Francia e Spagna stanno già chiedendo all’UE di ritirarsi.

Abbiamo bisogno che altri Paesi dell’UE si uniscano alla rivolta. Per fare questo abbiamo collaborato con dozzine di organizzazioni in tutta Europa e giornalisti che riveleranno storie scioccanti per aumentare la pressione dei media. Unisciti a questa ondata di potere popolare per fermare questo trattato!

Riferimenti:

  1. https://friendsoftheearth.eu/press-release/coal-company-sues-netherlands-for-1-4-billion/
  2. https://www.euractiv.com/wp-content/uploads/sites/2/2020/09/Statement-on-Energy-Charter-T Treaty-ENG_080920.pdf
  3. https://www.qualenergia.it/articoli/ue-vuole-carta-energia-senza-fonti-fossili/

QUI PER FIRMARE: https://act.wemove.eu/campaigns/trattato-energetico

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