Chi uccise Carlos Pizarro Leongómez

L’ex guerrigliero candidato alla presidenza della Colombia per raggiungere la pace fu ucciso il 26 aprile 1990. I mandanti morali dell’omicidio furono i paramilitari

di David Lifodi

 

Tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, in Colombia la situazione politica non era poi molto diversa da adesso. Si parlava di una possibile pace, della fine del conflitto tra le organizzazioni guerrigliere dedite alla lotta armata ed uno Stato, allora, come oggi, oppressore, ma intanto le operazioni militari continuavano ed i gruppi paramilitari imperversavano. L’unica differenza con l’attualità è che l’esercito non aveva messo fine alle azioni militari, mentre, preoccupante similitudine, la guerra sporca contro i movimenti popolari era tutt’altro che cessata, come testimonia lo sterminio dei militanti di Unión Patriótica, il braccio politico delle Farc.

È in questo clima che, il 26 aprile 1990, il candidato alla presidenza del paese Carlos Pizarro Leongómez, esponente di Alianza Democrática M-19, il partito vicino al gruppo guerrigliero M-19, sale sull’aereo che lo avrebbe dovuto portare da Bogotà, la capitale del paese, a Barranquilla. Pochi minuti dopo il decollo, un passeggero che viaggiava sullo stesso aereo scarica una raffica di mitra su Carlos Pizarro Leongómez. L’aereo torna immediatamente a Bogotà, il candidato presidenziale viene portato d’urgenza in ospedale, ma non c’è niente da fare. L’ex guerrigliero morirà poco dopo. Alla notizia dell’omicidio, comunicato dal fratello Eduardo, un paese intero, che credeva nella pace, resta sgomento. L’8 marzo del 1990 era stata ufficializzata la smobilitazione della guerriglia dell’M-19, mentre Carlos Pizarro Leongómez, che all’epoca aveva trentanove anni, aveva già partecipato ad una competizione politica, quella per diventare sindaco di Bogotà. Fu in quella circostanza che capì di poter aspirare alla presidenza del paese. Il suo slogan elettorale, “offriamo qualcosa di semplice ed elementare, che la vita non sia assassinata in primavera”, purtroppo si ritorcerà contro di lui.

Espulso dall’Universidad Javeriana della capitale per aver organizzato uno sciopero, Carlos Pizarro Leongómez militava nella Juventud Comunista, prima di fare il suo ingresso nelle Farc, l’organizzazione guerrigliera più longeva dell’America latina da cui però uscì velocemente e, insieme ad altri fuorusciti, dette vita al Movimiento 19 de Abril (M-19), che iniziò le operazioni militari nel 1974. In breve Carlos Pizarro Leongómez divenne uno dei leader del gruppo guerrigliero, fin quando non fu catturato a Santander il 14 settembre 1979. In carcere subì più volte abusi e maltrattamenti, così come molti dei suoi compagni, in gran parte detenuti anche grazie a dei processi farsa falsati in partenza per volere dello Stato, ma fu grazie all’amnistia concessa dal presidente Belisario Betancur nel 1982 che Leongómez tornò libero. Abbandonato il carcere, Carlos Pizarro Leongómez si adoperò per raggiungere la pace con lo Stato colombiano e, a seguito della morte del massimo esponente dell’M-19, Jaime Bateman, divenne il leader dell’organizzazione armata. La firma del cessate il fuoco tra M-19 e governo Betancur fu siglata nell’agosto 1984, ma nonostante i negoziati le operazioni militari non si fermarono, tanto che lo stesso Carlos Pizarro Leongómez rimase ferito in combattimento. La pace sembrò divenire un miraggio tra il 6 e 7 novembre del 1985, quando un commando dell’M-19 prese con le armi il palazzo di Giustizia di Bogotà, ma che dal punto di vista politico finì per trasformarsi in un insuccesso politico per il gruppo guerrigliero.

Nel 1988, quando ripresero i colloqui di pace, tra gli ambienti del paramilitarismo emerse l’idea che Carlos Pizarro Leongómez dovesse essere ucciso. I capi dei paras, tra cui figuravano i fratelli Fidel, Vicente e Carlos Castaño, una famiglia che in Colombia è sempre stata dedita ad organizzare gli squadroni della morte, riuscirono a convincere un giovane di Medellín, Gerardo Gutiérrez Uribe, a svolgere il ruolo di sicario, promettendo al ragazzo una ricompensa economica non rifiutabile. Fu così che il giovane, entrato in aeroporto con un falso documento di identità, a nome di Álvaro Rodriguez Meneses, salì sull’aereo di Carlos Pizarro Leongómez e lo uccise scaricando su di lui un intero caricatore del mitra. L’omicidio del candidato presidenziale finì presto nell’oblio, grazie anche all’onnipotenza dei paramilitari, nonostante Otty Patiño, dirigente dell’M-19, si fosse presentato di fronte ai giudici per accusare pubblicamente Fidel, Vicente e Carlos Castaño come mandanti dell’omicidio. Quanto a Gerardo Gutiérrez, a cui i paramilitari avevano promesso aiuto e protezione, fu ucciso dagli uomini della scorta di Carlos Pizarro Leongómez pochi attimi dopo che il giovane aveva sparato all’ex guerrigliero che si batteva per la pace.

La morte di Carlos Pizarro Leongómez rappresenta uno dei tanti casi in cui in Colombia la speranza di pace è stata uccisa, sempre per responsabilità dello Stato e delle organizzazioni paramilitari. Il rischio concreto, nel breve periodo, è che la storia si ripeta di nuovo. Purtroppo.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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