Caro Massimo Giannini…
… benvenuto nella famiglia di Fazio, Floris, Santoro e altri volti televisivi ingiustamente strapagati.
di Božidar Stanišić
Credo che sia non solo ingiusto ma pure osceno che un giornalista (e non solo un giornalista) guadagni 450 mila euro annui.
Non
c’è nulla di personale in questa critica. C’è solo una delle ormai innumerevoli profonde rassegnazioni di fronte al fatto che l’Italia attuale pullula di persone colpite dalla crisi (inclusa quella etica) che non riescono a trovare una prospettiva di vita mentre la Rai osa pagare quella somma a un giornalista. E tu, come giornalista, accettandola pare sia assolutamente d’accordo.
E’ difficile non dire nulla su quest’argomento. Ritengo che davanti a esso non stia in piedi nessuna parola a tua difesa del tipo la professionalità (magari è vero ma professionali sono anche infermieri, insegnanti, poliziotti, tecnici, operai edili ecc) o la ricerca della verità sociale (in cui – è vero? – sono impegnati molti suoi colleghi giovani e non che diligentemente lavorano nello stesso campo ma pagati con trucioli).
Messa a qualsiasi prova etica, se ancora esiste un logos sociale, nessuna difesa sta in piedi.
Io non guarderò la tua trasmissione, né quelle degli altri ricchi che osano convincerci che facciano il bene della società. Vi crederò quando lavorerete guadagnando come gli altri mortali. O almeno “circa”.
d’accordo con Božidar, è davvero vergognoso, professionale come gli altri, ma più professionale, come il porco de “La fattoria degli animali”, tutti sono uguali, ma certi sono più uguali degli altri.
e, visto che pago il canone rai, mi viene in mente Totò: “E io pago!”
caro francesco,
un amico mi scrive: pensi che il giornalista criticato ti risponderà? in realtà, noi, nel nostro piccolo, proviamo a rivolgerci ad altre persone, quindi a nessuno delle caste (politiche, universitarie, culturali, etc.)… io spero che si rafforzi la rete dei “piccoli” nonostante che i “grandi” – è difficile immaginare? – ci considerano “voci dalla spazzatura”. il capire dei fatti della storia nel cammino non può essere il possesso dei “grandi” e ben pagati, ma un processo continuo e partecipativo da molte persone… grazie, per il tuo commento
bell’articolo. Personalmente non guardo le trasmissioni politiche, preferendo andare a verificare alla fonte diretta quanto discusso in quell’ambiente. Sinceramente le considero trasmissioni che rispondono più allo spettacolo e alla scienza della comunicazione che al rigore filologico e politico nel senso pieno del termine.
E fino ad ora non ho trovato elementi che mi abbiano smentito.
Ovviamente tutto ciò risponde alle regole dell’audience, dove maggiore è il peso dell’ascolto, maggiore è l’afflusso di denaro. Lo stesso sistema che pertiene allo scambio banner e ai click dei “mi piace”, come per il blog di Grillo e di altri personaggi importanti e “in vista”.
Alla fine nulla importa se non far “audience”, in sostanza “numeri”.
Più numeri, più guadagni.
Semplice, chiaro e distinto.
Come il metodo cartesiano.
E con altretanto metodo, che ci invita a rilevare l’errore e a toglierlo, ecco forse la cosa migliore.
Cominciare a spegnere in massa la TV e a ritornare nelle piazze. E in quel luogo, ripristinare il senso dell’agorà. Essere tutti insieme a parlare e magari dalla perniciosa “doxa” (opinione) arrivare all’ “aletheia” (il non nascosto) che abbia pure un poco il sapore di un “episteme” (sapere saldo e condiviso in modo universale) che tutti abbiano saputo raggiungere nel dialogo e nell’esercizio del pensiero critico e intelligente, non certo sul falso sapere sofista e sul sentito dire.
In quanto alla TV, penso che sia ora di dare una bella scrollata all’interno.. non è nuovo il fatto che nel tessuto stesso dei soli giornalisti, in confronto ad altre realtà come Sky, essi percepiscano stipendi decisamente minori e che l’organico delle trasmissioni sia ridotto all’osso grazie anche alle nuove tecnologie. In sostanza, e questo potete controllarlo personalmente, all’incirca il 70 per cento dei lavoratori alla RAI, giornalisti, operatori, registi, radioregisti, radiooperatori, non avrebbe senso tenerli. E sono pure pagati moltissimo rispetto agli stessi colleghi di altre reti.
Ecco dunque dove vanno tanti altri nostri soldi.
Ecco, forse pretendere tale correttezza e risistemazione della spesa della RAI non sarebbe male, magari pagheremmo meno il Canone, che di sicuro non mi costa meno di un cane, povero cucciolo.
Dato che di queste cose non ne se ne è parlato, colgo anche l’occasione per invitare gli italiani a riprendersi la RAI. Proprio di cattiveria. E pretendere una vera e reale informazione nel rispetto di un codice deontologico come quello della Germania, la quale per fortuna ha dato ascolto a Karl Popper e non a Gianroberto Casaleggio o al Biscione berlusconiano di antiche reminiscenze sforzesche.
E torniamo davvero in piazza tutti quanti a stare insieme, a decidere del mondo e di cosa vogliamo fare da grandi.
Magari dovremo rinunciare a qualche trasmissione politica o sportiva.
Ma volete mettere come è bello fare la rivoluzione e vedere gli stipendi d’oro azzerati in un colpo?
E magari, chissà… un po di sano comunismo?
Sabato scorso, a “Che tempo che fa”, Massimo Gramellini ha dedicato non più di 30 secondi al Brasile. Aldilà del pessimo e incompleto servizio giornalistico (o ne parlava seriamente, dando conto di tutte le forze in campo, oppure avrebbe fatto meglio a lasciar perdere), Gramellini ha presentato una sola candidatura al Planalto, quella di Marina Silva, presentandola come l’analfabeta che, fino a 16 anni aveva vissuto in estrema povertà. La notizia è vera, e Marina si è imposta sulla scena politica mettendo a rischio la sua stessa vita lottando a fianco di Chico Mendes e poi partecipando in prima persona a numerose battaglie dei movimenti sociali. Detto questo, adesso rappresenta tutt’altro tipo di società, ma ciò che irrita e la faciloneria di Gramellini, che nella sua presentazione non ha nascosto il suo rammarico quando ha detto che non avrebbe vinto, ma soprattutto ha dato un immagine del tutto fuorviante delle elezioni brasiliane per chi non segue le vicende brasiliane. In molti mi hanno chiesto: ma la Silva è alla sinistra di Dilma, vero? Questa immagine di Marina è supportata anche da molti media, italiani e non. Oggi è arrivata la notizia del probabile appoggio della Silva a Neves in funzione anti-Dilma. La presidenta adesso rischia grosso, anche perché, con astuzia, Marina ha dichiarato di voleran ascoltare le istanze dei Sem terra. Gramellini e altri, che presentano la Silva come progressista, dovrebbero spiegare come è possibile che le istanze dei Sem Terra possano combaciare con quelle neoliberiste della coppia Neves-Marina Silva.