Carofiglio, Kapllani, Leone, Pennac, Xialong (doppio) e un libro sulla riconversione

7 recensioni – non solo giallo/noir – di Valerio Calzolaio

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Daniel Pennac

«Ultime notizie dalla famiglia»

traduzione di Yasmina Melaouah

teatro Feltrinelli

Parigi. 1996. Benjamin Malaussène, capro espiatorio dal cranio di ferro, legge su una panchina il libro intitolato al suo Signor figlio. Racconta di quando il fratello Jérémy gli chiede spiegazioni su come nascono i bambini, di come la futura nonna ha fatto sette figli con compagni diversi, di chi ha fatto tifo e di chi ha messo i bastoni fra le ruote. Cerca di darci l’idea di cosa si prova quando si sta per diventar padre: l’annunciazione, la presentazione (soprattutto alla madre Julie), la desolazione (quasi un aborto spontaneo?), la risurrezione (nella pancia di una suora), l’apparizione. Ah, che originale pièce teatrale il compendio dei pensieri sulla gravidanza del protagonista dei quattro romanzi di Pennac, già in larga parte monologhi sparsi nell’ultimo della serie! Anche la regina Zabo, capa di Ben alle Edizioni del Taglione, prende atto del nome, alla fine. Il volume è completato da un secondo delizioso pezzo (“Cristiani e Mori”, come dire “pasta e fagioli”) dedicato all’altro fratello, Il Piccolo con occhiali rosa, che soffre di bartlebismo e vuole conoscere il proprio di padre naturale, protagonista dei romanzi di Charyn, amante della spalla d’agnello alla Montalban!

Daniel Pennac si è divertito molto a scrivere. Anche noi a leggere. Il monologo teatrale (dialogo dell’unico attore con le ecografie del suo nascituro) debuttò nell’ottobre 1996 a Parigi, poi a luglio 1997 al festival di Spoleto e in vari teatri italiani, grazie all’adattamento dell’Archivolto di Genova. In Francia l’autore era in sala tutte le sere (in fondo, nascosto), in Italia il magnifico interprete fu Claudio Bisio. Ebbe inizio così l’avventura teatrale dell’esimio Pennacchioni (Casablanca, 1944). Il racconto era stato invece pubblicato da «Le Monde» nel luglio 1996 con un’iniziativa originale: uno scambio settimanale di testi fra autori amici, seguì Jerome Charyn con «Chiamatemi Malaussène». L’idea di pubblicarli insieme è dell’editore italiano, visto lo straordinario successo che scrittore e protagonista avevano (e hanno) in Italia, merito anche della bravissima traduttrice, madre astigiana e padre tunisino, il cui nome sembra (ma non è) tratto dalla saga. Si parla molto della paternità responsabile, anche se si capisce che la vera fatica ed esperienza irripetibile è la maternità. Da uomo a uomo, ironie e paure di fine secolo. Tra nuvole di cartapesta.

 

Gazmend Kapllani

«Breve diario di frontiera»

traduzione di Maurizio De Rosa

Del Vecchio

192 pagine, 15 euro

Frontiera Albania-Grecia. Il suo Paese è povero e totalitario, a scuola gli insegnanti devono spiegare che sono un popolo “eletto”, nessuno può sperimentare il “mondo-oltre-i-confini”, i soldati uccidono gli aspiranti fuggiaschi. L’albanese Gazmend Kapllani viveva a Lushnjë, non lontano dalle spiagge adriatiche; studiava con profitto, sa le lingue; il padre era violento, lo picchiava spesso. Quando cade il regime nel 1991 a piedi raggiunge la frontiera greca, inizia la sua vita di migrante forzato, di “senza patria” in un campo profughi; la realtà è diversa dalla fantasia. Qui la racconta, vita terribile, narrazione magnifica. Spiega la sindrome delle frontiere, sogna un mondo senza stranieri ed espatriati, solo liberi migranti. Un reportage ironico e arguto il «Breve diario di frontiera». Gazmend alla fine si è tolto dai guai, si è laureato, è ricercatore, insegna. L’originale (in greco) è del 2006, consigliato a chiunque legge le cronache contemporanee.

 

Qiu Xiaolong

«Il Principe Rosso»

traduzione di Fabio Zucchella

Marsilio

Shanghai. Aprile 2013. Il colto, sensibile, capace e onesto ispettore capo Chen Cao è stato rimosso promosso, d’improvviso sollevato dagli incarichi di Partito e nominato (fuori dal dipartimento di polizia) direttore del Comitato per la riforma del sistema legale. Decide di adempiere un’incombenza a lungo rinviata. Il 5 ricorre la festività del Qingming, i nostri “Morti”, si visitano cimiteri e tombe dei cari. È un figlio devoto e, come promesso alla madre, va in corriera a Suzhou dove è sepolto il padre, studioso neoconfuciano bersagliato dalle Guardie Rosse durante la Rivoluzione culturale. Chiede di sistemargli la tomba e vuol mettere nella bara un suo saggio uscito postumo. Intanto riflette sui “casi speciali” assegnati al precedente ufficio: è in quelle indagini che deve nascondersi la ragione del trasferimento, come gli suggerisce il fedele vice Yu Guangming, che poi lo aiuta, insieme alla moglie Peiqin e al padre Vecchio Cacciatore, a districarsi fra accuse e trappole. C’è un’aspra lotta interna al partito in vista del Congresso, qualcuno di potente ha paura dell’acume di Chen Cao e vuol farlo fuori, nessuno lo protegge. Cercherà di far conto sulla saggezza della poesia.

Nono episodio della magnifica serie ambientata in Cina e scritta negli Usa dal docente universitario Qiu Xiaolong (1953), in terza varia sul protagonista e i poliziotti buoni. Era iniziata subito dopo i fatti di Tienanmen (1989) che suggerirono all’autore di fermarsi negli Stati Uniti. Ora siamo giunti ai giorni nostri, anche se il romantico buongustaio fumatore Chen Cao (pure traduttore di polizieschi americani e di Eliot) non è invecchiato di conseguenza. Accanto alle dinamiche politico-sociali di lungo periodo, alcuni eventi veri di corruzione e malaffare (cui è ispirato) sono accaduti fra 2012 e 2013, ad esempio il caso dei maiali morti in decomposizione recuperati nel fiume Huangpu e gli appalti pilotati per l’alta velocità. Non solo i criminali vedono cose sensate per immaginazioni contorti e paranoidi. Al fondo risalta la mancata separazione dei poteri nel regime cinese a causa dell’onnipotenza onnipresente del Partito Comunista. Si lavora soprattutto all’alba; le qualifiche servono come i gusci per le lumache; vernice rossa per i morti, nera per i vivi. La musica è lirica e accompagna la poesia, continue citazioni di versi e proverbi. Bordeaux col branzino, alla moda!

 

Qiu Xiaolong

«Le poesie dell’ispettore Chen Cao»

traduzione di Fabio Zucchella

Marsilio

volume cartaceo non disponibile: scaricabile sul sito Marsilio, gratuitamente previa registrazione

Suzhou. Aprile. Il neodirettore del Comitato per la riforma del sistema legale Chen Cao va spesso in corriera da Shanghai al cimitero per rimettere a posto la tomba del padre. “Promoveatur ut amoveatur”, investiga pure su alcune casi in sospeso. Nel recente e nei precedenti otto romanzi della bellissima serie, Qiu Xialong, in Cina fino al 1989, ora docente di Letteratura cinese alla Washington University in St. Louis, intervalla la narrazione con continui riferimenti alla poesia, soprattutto cinese e anglo-americana. Nel delicato volumetto «Le poesie dell’ispettore Chen Cao» sono riportate le 55 poesie del suo delizioso riluttante protagonista, involontariamente ricordate grazie al corso di laurea o composte e pubblicate in gioventù, nell’ordine in cui appaiono nei romanzi. Servono a lui per comprendere meglio il contesto dei crimini e per fuggire dalla realtà.

 

Marica Di Pierri, Silvano Falocco, Laura Greco (a cura di)

«Riconversione: un’utopia concreta»

Ediesse

230 pagine, 23 euro

Pianeta. Overshoot day. Nel 1993 cadeva il 21 ottobre, nel 2003 il 22 settembre, nel 2015 il 19 agosto, nel 2016 arriverà prima. È il giorno di ogni anno in cui, da vari decenni, misurando la relazione tra consumo di risorse e capacità bio-riproduttive, iniziamo ad accumulare il debito che più conta: quello con il nostro pianeta Terra. Prendendo spunto dalle riflessioni di Alexander Langer sulla urgente necessità di non trasferire questo debito agli esclusi, ovvero ai poveri e alle generazioni future, tre radicati ecologisti – Marica Di Pierri, Silvano Falocco, Laura Greco – hanno raccolto una trentina di testi sulla «Riconversione: un’utopia concreta»: il quadro teorico, gli strumenti, le esperienze (italiane) della conversione ecologica, con grande attenzione alle persone e ai collettivi. Interessante e utile.

 

Ugo Leone

«Fragile. Il rischio ambientale oggi»

Carocci

116 pagine, 10 euro

Rischi terreni. Oggi e domani. I cosiddetti disastri dipendono in parte (spesso piccola) da fenomeni “naturali” in quanto tali, in parte dalle persone, dagli animali e dalle cose che possono risultarne danneggiate. Visto che gli umani sono tantissimi e ovunque, aumentano vulnerabilità e rischi. Ugo Leone ha insegnato per decenni “Politica dell’ambiente” a Napoli e presiede il Parco Nazionale del Vesuvio. Con l’ultimo agile testo «Fragile. Il rischio ambientale oggi» spiega con chiarezza cosa è accaduto nel passato (dall’inizio della Terra al distacco dei continenti, dall’epoca postglaciale all’effetto serra), che l’uomo è componente della natura, quanto contano percezione previsione prevenzione, come conoscenza e informazione possano aiutarci a convivere col rischio. Anche in Italia.

 

Gianrico Carofiglio

«Passeggeri notturni»

Einaudi

Incontri qui e là. Compagni bulli e controbulli alle medie; la vecchia amica in incerta uscita da un incubo di matrimonio; la creatrice di profumi capace anche di insegnare a ricordarli; l’effetto alone che fa percepire come preferibile il bello o conosciuto; il noto parlamentare che non conosce la Costituzione ma difende la famiglia tradizionale; la sconosciuta che piange in vagone letto e recita Ripellino; chi e perché confessa un crimine che non ha commesso e come si fanno domande per conoscere meglio i fatti; il self-serving bias di Gates, Bohr, Goethe, Jordan; la donna mediamente carina che svela la solita truffa e picchia il grosso truffatore. Trenta vicende imperniate su comunicazione interpersonale e potere delle parole in contesti differenti: lo scompartimento di treni dove si ascoltano altri o si colloquia, convivi istruttivi durante pasti collettivi, ascolti o letture di notizie buone e cattive da commentare, ricordi di scene frasi dilemmi sogni aneddoti consigli leggende metropolitane, memorie di esilaranti verbali processuali (ah, gli avvocati, non solo del Massachusetts!), storie incrociate per caso che prima o poi andavano scritte (anche molto tempo dopo).

Da un quindicennio l’ex magistrato pugliese Gianrico Carofiglio (Bari, 1961) è divenuto uno dei principali romanzieri italiani e dopo una significativa legislatura al Senato (2008-2013) si dedica ora completamente e con successo alla scrittura. Qui costringe la narrazione a massimo tre pagine per ciascuna delle trenta questioni che vuole trattare, un concetto attraverso esempi a cavallo tra realtà (più spesso) e finzione (sempre, in letteratura), dalla sincerità alle tecniche d’interrogatorio, recuperando battute e dialoghi di personalità multidisciplinari. Ogni testo è in prima persona al presente, qualche volta come spunto autobiografico, più raramente come illustrazione stilisticamente personale di un argomento o evento. Il vincolo della lunghezza consente di articolare con libertà varie forme (e generi): aforismi, apologhi, bustine, ritratti, storie. Più che una gabbia è una risorsa creativa per captare frammenti di vita e di relazioni; impone di tagliare, limare, affinare e suggerisce di concentrare su poche “necessarie” parole l’attenzione sia dello scrittore che del lettore. Citando bene prima il linguista Parain (“le parole sono pistole cariche”), poi l’ipocognizione.


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