Carpi: l’amianto non cade dal cielo

Riflessioni dopo i danni di una tromba d’aria (*)

di Vito Totire (**) .

A seguire una scheda sul cemento-amianto.

Eternit Carpi: non certo una calamità naturale;

evitiamo che l’amianto resti un problema “eternit” per la salute dei cittadini;

la Regione Emilia-Romgna deve cambiare registro.

Inviamo un esposto alla Procura della Repubblica di Modena in relazione al reato di getto di cose pericolose (articolo 674 del Codice Penale).

Qualcuno ha di recente definito Carpi come la città dei Pio. Dobbiamo ricordarla però anche per altri motivi: è stata infatti anche la città di Bernardino Ramazzini che, ai recenti eventi, si sarà agitato nella tomba… Non solo per la gravità di quanto accaduto ma anche per la tendenza alla rimozione dimostrata da alcuni esponenti della comunità locale. Intendiamo la rimozione psicologica in quanto quella fisica (dei pezzettini di cemento-amianto sparati come proiettili anche a lunghissime distanze) è ancora tutta da fare.

Andiamo per gradi.

Quello che è successo in Germania solo poche settimane fa ha fatto (ulteriormente) riflettere sulla gravità della situazione climatica. Però da noi si riflette poco e male e soprattutto non si profila l’adozione, con la necessaria urgenza, dei rimedi.

Dell’evento climatico scatenante di Carpi non sono responsabili i carpigiani. Ma i problemi riguardano gli effetti dell’impatto in una città che aveva già avuto occasione di allertarsi sul rischio amianto (e non lo ha fatto a sufficienza) e quell’evento ha avuto effetti potenziati dal tipo di terreno su cui si è scatenato.

Ora il responsabile dell’Areoclub danneggiato chiede solidarietà ed è giusto comportarsi da “buoni samaritani” nei confronti di chi si trova in difficoltà, piuttosto che maramaldeggiare. Tuttavia qualche questione riteniamo di doverla approfondire come dire, “prima del prossimo tornado” (perché ce ne saranno ancora…).

Ecco le questioni :

  • Carpi ha già sofferto e soffre per quel che riguarda l’amianto; negli ultimi anni abbiamo denunciato la presenza di fibre (massimo livello mai registrato in E-R con microscopio SEM) contenute nell’acqua asserita e presunta potabile, ma nella pratica il criterio «amianto zero», previa bonifica, non è passato; su questo torneremo nel prossimo futuro
  • Se il campanello (meglio dire il campanone di allarme) fosse stato recepito certamente l’attenzione si sarebbe concentrata su tutta la questione amianto nell’acqua e nell’aria …
  • Invece, grazie soprattutto alla Regione E-R (oggi sostenuta pure da un gruppo che si dichiara ecologista) si continua a gestire una prassi sul rischio amianto secondo cui “non c’è fretta” ; sostanzialmente ognuno bonifica, ma se vuole e quando vuole; a sostegno di questa prassi è stato adottato un metodo di valutazione del rischio statico, irrealistico e fondato su una sorta di “pensiero magico” che esclude vento forte, trombe d’aria, eventi sismici, piogge acide e …tornado.
  • Il responsabile dell’Areoclub dice: «la struttura è nuova»; occorre chiarire: se c’è eternit, visto che i produttori hanno continuato a chiamarlo così (la mossa commerciale non è nuova) anche quando hanno smesso di usare amianto, la struttura è sicuramente anteriore agli anni del divieto di commercializzazione e …quindi occorre un chiarimento pubblico considerato che “«la struttura è nuova» – secondo il quotidiano «Il resto del Carlino» del 20 settembre – costruita con il sostegno della Regione (post-sisma?).
  • Il sindaco dispone adesso di raccogliere i cocci di eternit “col cucchiaino”: ma ha vigilato a sufficienza prima o siamo al solito intervento del giorno dopo? non era a conoscenza della presenza di un rischio? Aveva invocato i santi per scongiurare il rischio tornado ? Ha deliberato, per tempo, il censimento del cemento-amianto presente nel territorio associato alla valutazione costante del rischio?
  • Nelle varie pubblicazioni (prodotte come associazione, per decenni) abbiamo notificato che una rivista accademica italiana di agricoltura pubblicò foto, negli anni trenta, di capannoni agricoli con tetto in eternit spappolati dalla grandine; a Carpi, dopo 90 anni, nessuno era in grado di prevedere?
  • E’ ovvio che la “raccolta col cucchiaino” disposta il giorno dopo (doverosamente) dal sindaco, non raccoglierà tutte le fibre disperse; queste si insinueranno dappertutto nei suoli, nell’aria e nei polmoni ma saranno talmente “poche” da consentire a molti, un domani, di fronte a eventuali patologie, di tentare di addossare l’onere della prova sulle spalle delle vittime; come già succede oggi in sede assicurativa, civile e penale;
  • E’ la Regione E-R , con i suoi supporters politici, a fare ostruzionismo contro i censimenti obbligatori che sollecitiamo da decenni e che sono propedeutici a bonifiche ragionevoli e veloci.
  • Chi ha fatto la valutazione del rischio per l’eternit dell’Areoclub ? Ha visto giusto o doveva integrarla con un consulente sciamano in grado di scongiurare tornado e trombe d’aria ?
  • E se il tornado non si fosse verificato? le coperture avrebbero dismesso fibre meno clamorosamente, più subdolamente; l’Areoclub avrebbe continuato a godere della sua immagine di “club di ricchi” (questo il vissuto di molti carpigiani) che non si trovano mai nella condizione di chiedere solidarietà; sic transit gloria mundi…

Ci corre l’obbligo di interessare la Procura della Repubblica non con l’aspettativa che venga incriminato il tornado (non siamo peraltro tifosi della pene carcerarie) ma per indagare se siano state adottate tutte le misure di prevenzione per evitare non il disastro ma le dimensioni particolari che il disastro ha causato e dunque se si dovevano adottare misure di sicurezza contro il rischio di “getto di cose pericolose” di cui all’articolo 674 del Codice Penale.

(*) domenica si è registrata una tromba d’aria a Fossoli, frazione del Comune di Carpi, nel modenese: ha distrutto anche alcuni capannoni e l’Aereoclub locale.

(**) Vito Totire è presidente AEA cioè Associazione esposti amianto e rischi per la salute

SCHEDA SUL CEMENTO-AMIANTO

  • Contiene 10-20 % in peso di amianto
  • Una lastra di 16 mq. pesa 240-300 kg.
  • In grande maggioranza l’amianto è crisotilo
  • I manufatti fino al 1985 possono contenere anche il 3-5% di anfiboli (in particolare crocidolite ma a volte anche amosite); gli amianti sono tutti cancerogeni per l’uomo ma gli anfiboli sono più aggressivi; la presenza di anfiboli può essere considerata una “aggravante” e una priorità
  • Una lastra esposta alle intemperie comincia a rilasciare fibre nell’ambiente dopo un anno
  • I fattori di rischio che accelerano i rilasci di fibre sono: piogge acide (soprattutto), escursioni termiche, vento, eventi sismici, vetustà, sviluppo di muschio ecc.
  • Non attendibili i campionamenti dell’aria soprattutto se di breve durata; risulta più attendibile la valutazione col metodo deposimetrico (si collocano scatoline nell’area di possibile ricaduta delle fibre e si pesa quanto si è depositato dopo un mese, due ecc)
  • La presenza di grondaie in qualche modo “contiene” un po’ la dispersione ma le grondaie dovrebbero essere periodicamente monitorate e bonificate
  • Dopo dieci anni le lastre presentano aree di corrosione importanti
  • Si calcola un rilascio di 3 grammi di fibre d’amianto per metro quadro all’anno
  • Le fibre si contano al microscopio su nanogrammo (vale a dire un miliardesimo di grammo)
  • Al microscopio ottico in un nanogrammo si “vedono” 30 fibre; se ne vedono 100 al microscopio elettronico a scansione; 100.000 per nanogrammo al microscopio elettronico a trasmissione (TEM)
  • Il rilascio di fibre da una lastra è dunque dell’ordine di diversi miliardi; prima si distaccano fascetti di fibre (inquinamento primario), poi questi fascetti si sbriciolano ulteriormente nell’ambiente (inquinamento secondario) in fibre più fini a volte rilevabili solo col TEM
  • Tutte le agenzie istituzionali sanitarie pubbliche hanno sempre definito il cemento-amianto «un problema rilevante di sanità pubblica» salvo poi rimandare alle calende greche gli interventi di bonifica per i “soliti” problemi: costi, difficoltà di smaltimento ecc.
  • Risultano depositate nel territorio italiano nei 40 anni precedenti alla legge di divieto (277/1992) 2,5 miliardi di mq. di cemento-amianto
  • Le linee guida regionali dell’Emilia-Romgna sono una gruviera che consente di temporeggiare sine die senza alcun rispetto della salute pubblica

 

Redazione
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