Cart-a-Lina dalla Sardegna

«care lettrici, cari lettori non sono neppure laureato in lettere, fiiiiiiiiiiiguratevi in cartoline ma vi mando questa vecchia cart-a-Lina perché contiene una storia piccina-picciò che mi accadde a Cagliari nel 1989 e ancora mi commuove. La prima volta che una farfalla o una nuvola vi ispira, dovete cliccare nell’aria (un po’ più in alto per favore, lì a sinistra ecco) e la cart-a-Lina ri-compare: tecno-vudù. Vi sembrerà scritta a rovescia, come le dediche nei libri che regalo… Macchè, la mia piccola storia è a posto: il mondo invece dove oggi abitiamo resta sottosopra; dovreste saperlo no?

ciao Lina,

va bene?

Ricordo la tua faccia stupita quando ti dissi che (io romanaccio) andavo a lavorare in Sardegna, nella terra che amavi ancora così tanto pur se l’avevi lasciata da ragazza. Forse rammenti anche la mia promessa: siccome mi avevi rimproverato che nemmeno dal Nicaragua ribelle avevo inviato cartoline (a Gigi, Massimo, Adriana, a te …), spergiurai che dalla Sardegna avrei spedito almeno una cart-a-Lina, cioè a te. Eccola. Ma tu sai che non sono un paesaggista o un fotografo e dunque nella mia cart-a-Lina doveva esserci una storia. Con tutti i luoghi meravigliosi della Sardegna (in pochi mesi già ne ho visti a nastro, come si dice qui) inviarti la foto di una barcaccia mal messa e rovesciata può sembrare una presa per il culo. Tutt’altro. Ecco perché una vicenda – in tre tappe – ha reso possibile che ‘sta barchetta malandata diventasse per me la Sardegna più bella.

Prima tappa. Un giorno, il mio capo (Mauro) mi fa: «C’è un tipo che dorme in una cantina. Vedi se riesci a intervistarlo». Andai e prima ancora di raccontarmi la sua storia, abbastanza drammatica, l’uomo mi disse con aria stupita: «ma io sto bene, la cantina è un buon posto per chi non ha più casa, invece c’è un tipo, vicino al porto, che dorme in macchina, bisognerebbe sentire lui». Che quella persona dignitosa ma piuttosto mal messa si preoccupasse di chi poteva star peggio mi parve assai bello.

Seconda tappa. Andai a cercare e facilmente trovai la vecchia auto:lui era lì vicino che pescava qualcosa. Mi raccontò la sua storia (di “ordinaria” povertà e solitudine) con un minimo di reticenza ma alla fine si rianimò e convinto disse: «non è così brutto stare in macchina, invece se lei torna qui stasera… sotto quella vecchia barca – vede, laggiù – dorme un tipo, tunisino credo. Quello sta male davvero, dovrebbe sentire lui».

Terza tappa. Alla sera rintracciai il tunisino. Si lamentò ben poco e concluse che in fondo era fortunato perchè aveva una barca per coprirsi, poi il tipo in macchina ogni tanto gli cucinava qualche pesce. «Forse – concluse – c’è qualcuno davvero sfortunato,senza una barca sotto cui ripararsi, quella è gente da aiutare».

Ecco, la storia è finita. Forse ricordi Lina che una volta mi dicesti: «Sardegna è proprio una bella parola, soprattutto quando resta fedele alle ultime 5 lettere». Ho capito cosa intendevi. Grazie. Daniele

AVVERTENZA (E MOLTO ALTRO, A SEGUIRE)

Questo mio testo è apparso – dove c’è il corsivo lì è stato impaginato a rovescio ma qui non saprei come fare – sul numero 2 della rivista «Miele amaro» (128 pagine per 12 euri) edita da Cuen (070  271573, info@cuec.eu) che si definisce «periodico di cultura libraia, arte e letteratura dalla Sardegna». In effetti per i 5 anni passati nell’Isola, ma anche per legami, frequent-azioni, affetti molto resistenti, sono un sardo ad honorem…

«Miele amaro» rimanda all’omonimo libro (del 1954) di Salvatore Cambosu.

Qui sotto incollo – con l’autorizzazione della redazione – l’indice completo di questo numero e l’introduzione di Giuseppe Pusceddu.

I N D I C E

3 Introduzione

di Giuseppe Pusceddu

6 Sardegna, visioni d’insieme

12 Cart-a-Lina di Daniele Barbieri

14 Alghero e Bosa

18 Marghine, Montiferru, Barigadu, valle

del Tirso

23 Logudoro, Meilogu, Monteacuto,

Goceano

27 Oristano e Oristanese

28 Il Catalano: il mare non tace mai

di Annalisa Ferruzzi

30 Mar’e Pontis di Michela Murgia

32 Mandrolisai, Barbagia di Belvì

34 Alla fonte di Galusè di Gianluca Floris

37 Barbagia Settentrionale

40 Bitti, oh aspra! di Salvatore Orunesu

42 Nuoro

44 Nuoro di Marcello Fois

47 Baronie

50 Una storia della Storia

di Anna Maria Ganga

52 Gallura

56 Golfo di Olbia, Costa Smeralda

60 La Maddalena e Caprera

62 Una stagione speciale di Alberto Capitta

65 L’Asinara e Porto Torres

68 Sassari

70 Enrichetta bagassa che è morta

giovane di Nello Rubattu

73 Lungo la costa verso Villasimius

77 Sarrabus, Quirra, Ogliastra

78 Un pezzo di Sardegna ti rimane dentro

di Mama Sabot

82 Campidani

84 Il museo delle ferrovie di Nigel Foxell

87 Villacidrese, Guspinese

91 Sulcis, Iglesiente

95 Carloforte, Calasetta, Sant’Antioco

98 Giara, Marmilla, Trexenta

100 Torniamo a casa di Gianluca Medas

104 Parteolla Gerrei

107 Sarcidano, Barbagia di Seulo

108 Sona! de I Portoghesi Esclusi

111 Barbagia di Ollolai

116 Orgosolo

120 Macondi

di Gianni Stocchino

I N T R O D U Z I O N E (di Giuseppe Pusceddu)

Il nostro viaggio è dentro un parco letterario immenso, che comprende tutta l’area dell’isola, isolette comprese. Questa grande area l’abbiamo suddivisa per regioni storiche. Per ogni zona sono stati riportati brani di scrittori, poeti e viaggiatori che hanno ambientato o tratto ispirazione per le loro opere da questi luoghi.

Abbiamo selezionato brani dei grandi autori sardi maggiormente conosciuti, dalla Deledda a Salvatore Satta, da Giuseppe Dessì a Salvatore Mannuzzu, ma anche romanzieri dell’Ottocento

e dei primi del Novecento poco conosciuti al grande pubblico: da Enrico Costa a Giovanni Antonio Mura, da Filiberto Farci ad Antonio Cossu, tanto per citarne qualcuno. Naturalmente non

mancano i nomi della nuova generazione della narrativa sarda, da Sergio Atzeni a Marcello Fois, da Giulio Angioni a Michela Murgia.

Accanto agli autori sardi, sono stati selezionati scrittori e poeti continentali e forestieri. Gabriele D’Annunzio (presente con una lettera, una poesia e un brano tratto dal dramma Più che l’amore, dove uno dei personaggi è un giovane di Santulussurgiu), i poeti Vincenzo Cardarelli e Salvatore Quasimodo, e lo scrittore di noir medioevali Valerio Evangelisti, giusto per fare qualche nome noto al grande pubblico.

Per quanto riguarda i forestieri, citiamo soprattutto lo scrittore scozzese John Galt, autore de Il majolo (1816), tra gli autori che hanno ambientato le loro opere non di viaggio in Sardegna.

Un cenno a parte meritano le citazioni riprese da opere classiche, come l’Odissea o la Divina Commedia. Anche se estremamente note, ci è parso doveroso includerle.

La letteratura sarda è fondamentalmente una letteratura bilingue, anzi plurilingue se teniamo conto delle isole alloglotte. In ragione di questa nostra peculiarità, è stato dato ampio spazio alla letteratura in lingua sarda, con uno sguardo al passato, citando ad esempio le opere di Salvatore Vidal, Gerolamo Araolla e Antonio Cano, e una attenta selezione di brani di poeti moderni e contemporanei.

A proposito di poesia popolare, abbiamo inserito non solo liriche dei classici come Gavino Pes, Peppino Mereu, Montanaru, Pauliccu Mossa e Melchiorre Murenu, per citare i più noti, ma anche testi che appartengono ad autori meno noti al pubblico dei lettori, ma assai importanti nella storia della poesia sarda. È il caso di Salvatore

Poddighe, autore di uno dei testi più noti (cioè imparati a memoria) e censurati della storia della cultura sarda, Sa Mundana Cummedia.

La letteratura in lingua sarda è stata per tanti secoli appannaggio della poesia. Il secondo Novecento vede finalmente la prosa aprirsi una strada a fatica nella produzione letteraria in limba. Sono quindi stati inseriti nell’antologia brani di alcuniautori che hanno dato uno stimolo fortissimo alla narrativa in sardo, uno per tutti Benvenuto

Lobina con il suo Po cantu Biddanoa.

Anche il teatro ha avuto il suo ruolo: Ziu Paddori, per esempio, descrive al meglio la situazione in Trexenta agli inizi del Novecento.

Quando si parla di letteratura in lingua sarda si fa riferimento generalmente alle due varianti principali: logudorese e campidanese. Tenendo conto del plurilinguismo, sono state inclusi brani scritti nelle altri varianti sarde: in catalano, del poeta Rafael Sari, in sassarese di Pompeo Calvia, in gallurese di Gavino Pes e in tabarchino di un autore anonimo.

Accanto alle poesie, sono stati riportati anche estratti di canzoni popolari e qualche volta mutos anonimi.

Infine i viaggiatori che sono venuti in Sardegna e hanno scritto dell’isola, partendo da Pausania e la sua Periegesi della Grecia.

Non c’è in questo caso che l’imbarazzo della scelta. Probabilmente sono già stati tradotti tutti i libri di viaggio pubblicati sulla Sardegna, dal Settecento ai giorni nostri.

Nella nostra antologia compaiono quasi tutti: da Antonio Bresciani a Valery, da J. W. Tendale a Douglas Goldring, da Elio Vittorini a Carlo Levi, passando naturalmente per D. H. Lawrence.

Leggendo questi brani ci si accorge che nella letteratura di viaggio in Sardegna c’è un prima e un dopo Lawrence. Prima abbiamo i viaggiatori ottocenteschi, attenti alla terra selvaggia, attenti alle “cineserie”, oppure geografi, antropologi, naturalisti. Poi sono arrivati gli scrittori che hanno scoperto un altro mondo e un altro modo di intendere il viaggio nell’isola. E questo dopo aver letto Sea and Sardinia.

È il caso ad esempio dello scrittore irlandese Sean O’Faolain, del quale pubblichiamo uno stralcio di un articolo (inedito in italiano) scritto nel 1966 per la famosa rivista americana di viaggi “Holiday”. O’Faolain venne in Sardegna negli anni ’60 proprio sulle tracce di D. H. Lawrence. Lawrence ha quindi fatto da apripista in qualche modo ad altri viaggiatori-scrittori attratti dalla Sardegna, dalla sua peculiarità di essere isola poco conosciuta, in senso di viaggio, al centro del Mediterraneo. Lawrence ha pertanto chiuso un’epoca e ne ha aperto un’altra.

E pensare che Sea and Sardinia era destinato all’oblio, come ha scritto Frieda von Richthofen nel suo libro di memorie Not I, But the Wind:

One day I found the manuscript of Sea and Sardinia in the wc at Fontana Vecchia. So I told him: but why did you put it there, it’s such a pity, it’s so nicely written and tidy. I had the no idea it might have any value, only regretted the evenly written pages having this ignominious end.

Così dobbiamo alla compagna Frieda, la queen bee del viaggio in Sardegna, se D. H. Lawrence ha recuperato dal wc e pubblicato il suo Sea and Sardinia. Lo scrittore inglese, come sappiamo, mise giù il manoscritto in sei settimane (senza l’ausilio di appunti di viaggio!), descrivendo il piccolo tour che aveva compiuto dal 4 al 10 gennaio del 1921.

Nella selezione dei brani si è tenuto conto della loro valenza narrativo-topografica, a volte curiosa e aneddotica, perché il nostro interesse è principalmente quello di incuriosire il lettore, di portarlo a scoprire i luoghi grazie alle vicende narrate.

Le storie dei viaggiatori in Sardegna sono molto spesso anche le storie degli accompagnatori sardi, che si sono avventurati per posti improbabili e poco sicuri nell’isola.

Ad esempio, la storia del viaggio in Sardegna, alla fine dell’Ottocento, dell’inglese Charles Edwardes è in parte anche la storia di Cristoforo Porcu, guida sui generis di San Vito, “un compagno onesto, il più audace dei vecchi settuagenari, sia che si trattasse di guadare un fiume o scapicollarsi dalla montagna; un uomo dal comportamento così austero che avrebbe fatto onore a qualunque viaggiatore”, confessa lo scrittore.

Il mio amico, Mr. M., mi fu d’aiuto nel mio disegno di affrontare il viaggio nelle montagne della Barbagia. Strano a dirsi, non era mai stato da quella parte né disponeva del tempo necessario per accompagnarmi. Ovviamente era indispensabile una guida ed egli si propose di procurarmela. Il compito, però, non fu facile. I più giovani di San Vito preferivano lavorare in miniera e lasciare quell’occupazione sarebbe stato contrario al loro interesse. Era inoltre necessario che il mio accompagnatore parlasse l’italiano. Una sera trovammo, quasi per caso, la persona giusta. Stavo con i miei amici, quando la domestica annunciò che il signor Cristoforo Porcu (per dirla in inglese Mr. Cristopher Pig) stava di sotto e desiderava venir su. Fu invitato a raggiungerci. Comparve allora un uomo di robusta corporatura, dalla grigia barba ispida, occhi rossi e cisposi ed una sospetta incertezza di gambe e di parola. Il mio amico sollevò il sopracciglio e Mrs. M. sospirò. – Oh, non c’è nulla di straordinario – osservò Mr. M. mentre il visitatore accettava un bicchiere di vino

fresco con vivace alacrità.

Si scoprì che questo vecchio signore aveva settantatré anni, era molto esperto di quasi tutte le contrade della Sardegna, avendo rapporti con molti paesi della Barbagia, ed era disposto a partire con me, per visitare i suoi amici, nel ruolo di guida. Per spontanea ammissione era un inveterato ubriacone, e ubriaco era ogni notte ma, essendo il vino della Sardegna genuino, ed essendo la sua costituzione robusta, al mattino era immancabilmente sobrio nonostante la baldoria notturna. Dopo qualche insistenza accettò l’incarico e, avendo brindato con un altro bicchiere al successo della nostra escursione, se ne andò barcollando a rimuginare sulla sua nuova occupazione.

Oggi che Cristoforo ed io ci siamo separati, e poiché è assai improbabile che egli possa leggere queste righe, non ho remore a dire che sono dell’avviso che i settuagenari ubriaconi non siano le guide migliori.

Per concludere, questo viaggio nell’isola di Sardegna è fatto essenzialmente di storie di viaggiatori, di brani di romanzi, di pagine autobiografiche, di racconti, di poesie, di canzoni, di drammi e di commedie, cioè esclusivamente di suggestioni letterarie legate ai luoghi della terra sarda.

Luoghi che talvolta sono immaginari, con la toponomastica inventata, ma facilmente distinguibile. Questi luoghi sono i macondi, e ai facondi sardi abbiamo dedicato l’ultimo capitolo del nostro viaggio.

Se i macondi sono luoghi immaginari, non lo sono invece i luoghi raccontati da diversi autori, scritti in forma di cartolina per questo numero di “Miele amaro”. Daniele Barbieri ha mandato una cart-a-Lina, che racconta una storia speciale della Sardegna. Dalla zona di Oristano arrivano due contributi: Annalisa Ferruzzi ci fa scoprire Il Catalano, mentre Michela Murgia consiglia la peschiera Mar’e Pontis di Cabras. Gianluca Floris è salito sino a Tonara per guardare l’acqua che scorre nella fonte di Galusè. Una cartolina dalla Barbagia settentrionale che descrive Bitti, una Bitti aspra secondo Salvatore Orunesu. E poi Marcello Fois con un’originale cartolina in forma di poesia sulla sua Nuoro. Da Baunei, Anna Maria Ganga racconta una storia di una fredda notte di fine febbraio del 1943. L’isola de La Maddalena, e le ultime vicende ad essa legate, in una amara cartolina di Alberto Capitta. Enrichetta bagassa che è morta giovane è invece la Sassari vista da Nello Rubattu. Un pezzo di Sardegna ti rimane dentro, malgrado i segreti del poligono militare di Perdas de Fogu, è la Quirra di Mama Sabot. C’è pure una cartolina dal centro eccentrico dell’architettura contemporanea, cioè il museo delle ferrovie di Monserrato, del viaggiatore-scrittore inglese Nigel Foxell, mentre Gianluca Medas, scrivendo dalla Trexenta, consiglia di tornare a casa, cioè nei nostri piccoli centri. Infine il Sarcidano, con una cartolina spedita da Villanova Tulo. Sona!, consigliano i Portoghesi Esclusi a chi si avventura da quelle parti impervie.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Ah… la dignità, incontrarla ancora è vera fortuna. Bella, bella la tua cart-a-lina. Non una fotografia, ma la certezza ancora dell’esistenza di persone degne d’essere tali anche al limite esisteziale.
    Complimenti.
    c.

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