Caso Grecia, si va verso uno scontro frontale?

di Mauro Antonio Miglieruolo
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Ammetto che non vedo soluzioni facili, ma neppure vedo l’impossibile: come sempre una soluzione esiste, anche se difficile e soggiorna dietro l’angolo.

La Grecia è sola? è la domanda che si pongono molti. Sì, la Grecia è sola. Nella particolare congiuntura politica che stiamo attraversando, con le forze democratiche progressiste che faticano a uscire dalla stato di passività, e con la Germania che ha completamente dimenticato il recente passato (cioè come i vincitori della prima guerra mondiale l’hanno stupidamente spinta nelle braccia del nazismo), tutto dipende dall’abilità, spregiudicatezza e pazienza dei dirigenti di Syriza. A meno che noi tutti si incorra nella fortuna di dare luogo a una sollevazione generale dei popoli contro Troika e BCE solo un Cavour greco la potrà salvare. Non saranno certo alcune buone manifestazioni a sostegno, per quanto utili e doverose a costringere Merkel e sodali e cambiare atteggiamento.
Merkel e sodali, cioè le autorità (?) europee. Costoro, una associazione di cravattari della peggior specie, nauseabondo coacervo di estremistica ferocia antipopolare, arroganza e cecità politica, già fanno la voce grossa. Già accennano a voler mettere i fratelli greci con le spalle al muro. È palese che tenteranno di porre Syriza di fronte al solito ricattatorio dilemma: o il definito assoggettamento, o l’andare incontro alla rovina economica. Un dilemma che in realtà porta a un unico approdo, qualunque sia la scelta: all’assoggettamento e alla rovina economica. Più si obbedisce agli ordini dell’Europa, più la situazione economica peggiora. Un’alternativa dunque che non è una alternativa, perché prevede come unico approdo la riduzione a stata semicoloniale, la marginalità politica, la perdita di ogni dignità come Stato.
Una efficace alternativa è l’opposto di quello che predicano politici e sicofanti dei media nazionali: una vigorosa, seppur cauta, controffensiva che preveda il continuo ricorso alla mobilitazione delle masse e la contestazione del diritto di 25 burocrati di continuare a porre gli interessi dell’1% della popolazione sopra quelli del restante 99%. I problemi del debito, creati per altro ad arte, su quelli della sopravvivenza, della salute, del minimo vitale e della dignità degli esseri umani. Syriza deva far capire di essere pronta a far saltare il banco se viene messa con le spalle al muro. Deve farlo senza alzare la voce, ma con la certezza del suo buon diritto, con la sicurezza interiore di tale diritto, con un franco e aperto dialogo con la popolazione che deve essere messa a conoscenza dei passi fondamentali delle trattative e dei ricatti che i “picciotti” della finanza non smettono di fare. Sono queste le pre-condizioni sia per sperare di incrinare le certezze dei rappresentanti della finanza e della finanza medesima (che consiste nella certezza della sostanziale impunità) per costringerli a una vera trattativa sul debito. Contemporaneamente bisognerà, senza clamori, cercare altrove quei sostegni che l’Europa matrigna non ha intenzione di concedere. C’è tutto un mondo fuori dall’Europa coinvolto nella partita del predominio mondiale che potrebbe avere interesse di penetrare in quel santuario degli Stati Uniti d’America che fin’ora è stata la Grecia. L’Europa può fingere di non essere interessato a un’uscita della Grecia dall’Euro, ma certamente non resterebbe indifferente di fronte al pericolo, tanto per fare un esempio, di ritrovarsi una flotta russa alle porte di casa. La Grecia certo non deve minacciare l’apertura di spazi strategici, militari e economici, in favore di chi è disposto a fornire aiuto, ma non escludere questa opzione. Soprattutto far capire in modo soft che, se pur malvolentieri, non esiterà un istante a promuovere nuove alleanze se alle sue richieste si rispondesse con un muro di cartelli di NO. Sotto ogni punto di vista, la Grecia ha tutto il diritto di difendersi dai predoni europei, di coloro che dovrebbero essere “fratelli” e si sono gettati e si gettano all’arrembaccio con il coltello tra i denti. Il paese è stato saccheggiato dagli alleati, perché non concedere un po’ di quel bottino anche a chi è fuori dall’Unione disunita, se questo dovesse servire a evitare l’affondamento? Perciò nessun timore di spiacere ai “fratelli” dal piglio neocoloniale che dominano l’Europa, Germania in testa.
Anche questa prospettiva, che vale se si innesta su quella precedente, una trattativa SERIA e FERMA con l’Europa, presenta varie difficoltà e richiede dosi tattiche e strategiche notevoli. Ignoro se la direzione di Syriza sia in grado di mettere in campo una doppia politica del genere (di Cavour, come la mamma, ce n’è uno solo), tuttavia non ritengo sia impossibile realizzarla. Le preoccupazioni in merito da parte degli Stati Uniti d’America sono molto significative. Già solo un appello (anche solo sotterraneo) all’aiuto della Russia scompaginerebbe l’attuale equilibrio politico del continente. Teniamo però conto che non esiste solo la Russia in grado di soccorrere la Grecia. Fare della questione greca una questione mondiale, una questione di diritti umani, di difesa della democrazia, di rifiuto del neocolonialismo strisciante delle Grandi banche, ecco il piano, la scommessa che forse potrebbe permettere di risolvere positivamente una vicenda che si presenta complessa e ingarbugliata. E di difficile soluzione! perché affrontata da un piccolo paese contro un Golia continentale il quale non è cieco, anche se spesso manifesta ottusità e rigidità politica. Questo Golia vede bene che dietro le rivendicazioni della Grecia avanza un disegno di difesa della democrazia e dello stato sociale, minacciate dal Capitale, che riguarda il mondo, non il solo sollievo del piccolo stato mediterraneo da cui parte. Vede quel che ancora non vedono le masse. E cioè che la disgregazione del disegno imperialista passa anche attraverso lo sfruttamento delle contraddizioni imperialiste.
Fantapolitica? Certo. Ma la politica, quella vera è sempre fantapolitica, capacità d’inventare, di porre all’ordine del giorno l’inimmaginabile di un mese o una settimana prima. Chi avrebbe scommesso, solo un anno fa, sul grande successo di Syriza? Con il suo programma fantapolitico al quale gli ideologi del liberismo hanno sempre guardato con sufficienza?
In ogni caso il vero obiettivo non è quello di sconvolgere il mondo, anche se si pone in quella, ancora molto lontana prospettiva. Il vero obiettivo è di prendere tempo. Di dare modo a altri movimenti antiliberisti di rafforzarsi, tempo per il rafforzamento di una larga opposizione (anche dentro le istituzioni) al progetto Merkel. Al progetto dell’ultra destra (oltre loro si riesce a vedere solo il fascismo). Tempo soprattutto per dare avvio alle vere riforme di cui la Grecia ha bisogno per uscire dall’apnea (le stesse di cui ha bisogno l’Italia). Non più tagli a danno dei ceti popolari, ma provvedimenti radicali e urgenti contro la corruzione, l’evasione fiscale e contributiva e in favore della redistribuzione del reddito. Solo a patto di realizzare in tempi brevi, anzi brevissimi, tali riforme la Grecia si potrà salvare, salvando così anche l’intera costruzione dell’unità Europea, che rischia di franare. L’alternativa è secca. O Syriza salva la Grecia salvando così l’Europa, o l’Europa affonda se stessa dimostrando di poter essere esclusivamente la longa mano degli usurai della finanza. Quello e non altro.
Bisogna però, è bene ribadirlo, fare in fretta, continuando a trattare, ma concentrando gran parte degli sforzi, nell’introduzione di tali riforme. Che poi sono VERE riforme. I tagli al tenore di vita delle masse, spacciati per riforme, non sono tali, sono tagli, rapine a danno degli ultimi e dei penultimi. E da un po’ di tempo anche dei terzultimi.
Presto perché il popolo greco è spossato, ha bisogno di ossigeno (ne hanno bisogno tutti i popoli d’Europa); ma presto anche per non dare modo ai privilegiati, agli evasori e ai corruttori e corrotti di organizzarsi per passare alla controffensiva. Per organizzare il sabotaggio economico e politico della Grecia democratica. Per questo è necessario armare politicamente e ideologicamente le masse, prepararle a una lotta di resistenza che potrebbe anche assumere le forme di una difesa militare. Bisogna che le masse lo sappiano, che tutta l’Europa lo sappia. Che se sarà necessario, viste le brutte, si provvederà a aprire gli arsenali militari alle masse organizzate.
Dio non voglia si dia tempo ai colonnelli di tentare un nuovo colpo. E se non i colonnelli, Alba Dorata che è lì già pronta. Un avvento di Alba Dorata sarebbe peggio di una vittoria colonnelli.
Ma non è che Merkel e compagnia del coltello tra i denti, è proprio a Alba Dorata che sta pensando?

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

3 commenti

  • Ennesima prova:
    La storia non insegna in positivo
    ma al contrario…
    accade che il perseguitato divenga aguzzino.
    Oltre la Germania, vedi anche Israele.

    Sarina

    • Purtroppo è quel che spesso avviene. Ma avviene anche perché non esiste una seria opposizione radicale in grado di tener viva la memoria nelle masse e quindi anche di ispirare prudenza agli aguzzini.

  • Si certo
    ma anche grazie a “sacre” scritture
    d’ogni sorta
    primi libri dell’orrore
    che da sempre predicano
    stragi e tremende vendette.

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