Cassani, Correa e Lama

tre recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)  

Napoli. Dicembre 2012. La bella 29enne Artemisia Mitzi Gentile, capelli corti castani e naso lentigginoso, è una psicologa che si occupa di abusi e ha un passato notoriamente terribile: dai sei anni appena compiuti agli undici inoltrati è stata segregata in una cantina dal Dottore che la nutriva, lavava, premiava, puniva, violentava e ne abusava, utilizzandola anche per adescare altre vittime; lei riuscì a fuggire, nessun’altra ce la fece. Ora c’è un altro crudele sequestratore, rapisce donne e ne trae parti (vertebre, cuore, rene, ovaie) lasciando in giro i cadaveri mutilati, per un oscuro rituale disegno (non sadico ma mortifero). La Squadra del profiler psichiatra antropologo insonne Tito Jacopo Durso (moglie e figlia scomparse tanto tempo fa) si trasferisce in città e accetta il suo aiuto, con molta riluttanza. Rischiano tutti la vita in proprio, alcuni e alcune la perdono. E il Dottore vigila, sotterraneamente. Adatta i truci stereotipi del sottogenere la brava chirurga partenopea Diana Lama («L’Anatomista», Newton Compton 2013, pagg. 502, euro 9,90), in terza al passato, soprattutto su lei. Canti natalizi e cibi di traverso.

 

José Luis Correa

«La traccia della sirena»

Del Vecchio

296 pagg, 13 euro

Traduzione (originale 2009)diCarlo Alberto Montalto

Las Palmas, Gran Canaria. Febbraio 2009. Sull’isola capitale dell’arcipelago l’ispettore Alvarez chiede aiuto all’investigatore privato Ricardo Blanco per il caso della ragazza trovata cadavere sugli scogli uccisa con una sprangata e poi mozzata in due. Si tratta di cercare fra prostituzione, droga, estorsione, lo fa meglio un privato. Gli rapiscono il vecchio saggio nonno Colacho Arteaga e allora si incazza di brutto. Preferisco Fuerteventura, però gli ambienti del 51enne docente José Luis Correa si possono leggere, anche quest’ultimo «La traccia della sirena»in prima hard-boiled. Bietole e Carajacas.

 

Milano, via Padova. Autunno 2012. Il silenzioso distratto 42enne commissario Sandro Micuzzi, occhi bovini e baffoni rossicci, Toscanelli sempre in bocca, confinato dal pessimo questore Nardò alle scartoffie e alla noia di Città Studi, riceve la telefonata dell’amica giornalista freelance Ambra Cattaneo su una morte che “puzza”. Con tre colpi di una pistola nazista, alle 4 di mattina è stato ucciso Luigi Pecchi, detto Gigi Sciagura, ex partigiano, sempre in bici e con un megafono, urla a non finire per far abbattere il Duomo, contro un pessimo ricco imprenditore, sul proprio tesoro nascosto. Se ne occupa la sua ex squadra della Mobile, ma poi pestano Ambra che finisce in coma all’ospedale, ospitava un’amica amante che si trasferisce da lui, incalzato anche dalla ex Margherita. Allora si impiccia, con l’aiuto del bravo sostituto Cavalli. Oltre alla delinquenza organizzata e a eredità varie ci sono di mezzo vecchi fascisti e l’Anello, il Noto Servizio clandestino coinvolto nella strategia della tensione. Buon nuovo romanzo per il giornalista 47enne Massimo Cassani («Zona franca», Tea 2013, pagg. 426 euro 14), in terza varia al passato.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente» (*)

 

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