Catalogna: dialogo, provocazioni e chissà se a …

… Madrid oggi c’è un Kossiga

I falconi della settimana (ogni mercoledì): 22esimo appuntamento. Pensieri di libertà in libertà con Sergio Falcone

 

Dichiarazione di Ada Colau, sindaca di Barcellona

Barcellona è una città di pace, di dialogo, di diritti, di rispetto del pluralismo, ma in questi giorni abbiamo vissuto momenti di grande tensione, i più gravi degli ultimi anni, ed è per questo che faccio la seguente dichiarazione:

Le ultime notti la città ha vissuto situazioni di grande tensione e violenza e Barcellona non se lo merita. Abbiamo assistito a grandi manifestazioni pacifiche, che sono sempre benvenute in città, ma allo stesso tempo abbiamo visto incendi nelle nostre strade e atteggiamenti violenti che vanno condannati. E ieri abbiamo visto con orgoglio che molte persone hanno gridato: “Siamo gente di pace”, calmando gli spiriti ed evitando la violenza. A nome della città voglio ringraziare queste persone coraggiose.

Ciò che mi preoccupa di più in questi giorni sono i feriti e soprattutto le sette persone che si trovano in uno stato grave o molto grave, tra cui un agente di polizia nazionale in condizioni gravissime e una ragazza in condizioni critiche. Esprimo tutto il sostegno alle loro famiglie e spero che si riprendano presto.

Sappiamo anche che tra i feriti gravi molte persone hanno perso un occhio, lesioni molto probabilmente causate da pallottole di gomma, un materiale antisommossa che in Catalogna si era smesso di utilizzare, proprio per prevenire questo tipo di lesioni. Chiedo la revisione dei protocolli riguardo all’uso di questo materiale e l’avvio delle indagini del caso.

Abbiamo anche visto come giornalisti che stavano svolgendo il loro lavoro siano stati insultati e come un giornalista perfettamente accreditato sia stato addirittura arrestato, un fatto molto grave. Il diritto all’informazione e la libertà di stampa devono essere garantiti, assieme alla sicurezza dei professionisti dell’informazione.

Ieri abbiamo sentito il Ministro degli Interni affermare che la polizia ha il monopolio dell’uso della forza, che ha agito in modo proporzionale e che le immagini diffuse e le denunce fatte per casi di negligenza della polizia sono tutte false. Sono stata la prima a riconoscere durante tutta la settimana la difficoltà in cui si è dovuto sviluppare il compito della polizia e a dire non si possono fare generalizzazioni. Ma proprio perché il ministro ha ragione e in uno Stato democratico la polizia esercita il monopolio della forza, dobbiamo essere esemplari e non dobbiamo avere paura di indagare su possibili casi di negligenza.

E’ nei momenti più difficili che deve emergere il meglio di tutti. Abbiamo molto da fare per uscire da questa situazione. Innanzitutto i leader politici e istituzionali, ma anche i media, le vari realtà e tutti i cittadini.

Come sindaca, chiedo che ci occupiamo di Barcellona. Della sua diversità. Della sua tradizione di rivendicazioni, di difesa dei diritti e delle libertà e di dialogo.

Vorrei rendere un tributo speciale a tutti i lavoratori municipali che stanno compiendo sforzi che vanno ben al di là di quanto richiesto: guardia urbana, vigili del fuoco addetti alla pulizia, alla mobilità, ai servizi di assistenza.  Professionisti che hanno compreso la situazione eccezionale e lavorato giorno e notte per prendersi cura dei nostri vicini e della nostra città e per fare in modo che, pur vivendo momenti molto difficili, la città dopo poche ore ritornasse al lavoro. Dal profondo del cuore, grazie mille.

In questi giorni, molti abitanti, commercianti e realtà di ogni tipo si rivolgono al Consiglio Comunale chiedendo come possono aiutare. Barcellona ha nella sua forma di essere questo spirito collettivo di solidarietà e cooperazione che si manifesta nei momenti difficili. E’ motivo di orgoglio essere sindaco di una città che non abbandona mai questi principi e questo modo di fare le cose.

Vorrei anche sottolineare che dobbiamo ascoltare ciò che dicono i giovani in questi giorni. Non criminalizzare, saper separare gli atteggiamenti violenti da un malessere molto grave, profondo, che nasce dalla frustrazione di una generazione che non si sente rappresentata o ascoltata e che ha molto da offrire. Una generazione che è il futuro, ma anche il nostro presente e che sicuramente non è stata ascoltata a sufficienza e di cui abbiamo bisogno per migliorare la nostra democrazia.

Ma siamo chiari: non saremo in grado di trovare soluzioni al conflitto sul rapporto tra Catalogna e Spagna e alla gestione politica che è stata fatta solo a partire dalla città. E’ chiaro che c’è bisogno di soluzioni che vadano al di là di quanto accade a Barcellona. Possiamo dare un grande contributo, possiamo collaborare e lo faremo, ma la responsabilità è soprattutto di coloro che guidano le istituzioni che devono svolgere un ruolo guida nel negoziato e nello sblocco.

E’ in questo senso che chiedo, in qualità di sindaco, che il presidente ad interim dello Stato, Pedro Sánchez, e il presidente della Generalitat , Quim Torra, dialoghino tra loro. Se i governi catalano e spagnolo possono parlare per coordinare le operazioni di polizia, come è possibile che non siano in grado di affrontare il problema politico fondamentale che abbiamo? Credo che molte persone si facciano questa domanda. Vorrei chiedere loro, per favore, di parlare in privato, perché ogni volta che si interrogano a vicenda attraverso i media o i social network rendono il dialogo meno credibile. Sappiamo tutti che, affinché vi sia un dialogo reale, è necessario un contatto discreto e sereno.

Barcellona è una città con una forte tradizione femminista e una cultura di pace. Abbiamo imparato da alcune tradizioni che per un dialogo reale abbiamo bisogno in primo luogo di empatia e ascolto: comprendere le ragioni dell’altro e abbandonare il massimalismo. Per questo motivo lancio un appello a dialogare e a creare le condizioni perché sia un dialogo reale ed efficace, che ci porti a delle soluzioni. E questo sarà possibile solo se tutti si impegneranno sui seguenti punti:

Dobbiamo abbandonare le posizioni di vertice, le linee rosse e i blocchi. E’ difficile in un contesto elettorale, ma dobbiamo abbandonare i calcoli elettorali a breve termine e alzare lo sguardo per capire la complessità della situazione. La posta in gioco è molto più alta delle elezioni.

Dobbiamo essere sinceri e parlare con chiarezza, perché sappiamo tutti che la soluzione politica al problema fondamentale che la Catalogna sta vivendo nei rapporti con lo Stato non arriverà presto. Allo stesso tempo, però, dobbiamo lavorare per trovare una soluzione a breve termine che ci permetta uno sblocco e un progresso.

Dobbiamo compiere immediatamente alcuni passi per dimostrare che le istituzioni e i partiti politici servono a offrire soluzioni e non a generare problemi. E’ necessario parlare con serenità e generosità su come risolvere la situazione di detenzione di leader sociali e politici, perché sappiamo tutti che senza la loro libertà sarà molto difficile trovare soluzioni al conflitto in cui viviamo. Chiedo  di non negarlo e di non usare una retorica massimalista sul modo di ottenere la loro libertà.

I discorsi politici incendiari, che non rappresentano la maggioranza della popolazione e che generano solo maggiori tensioni, vanno isolati e minimizzati.

Abbiamo quindi bisogno di un tavolo di dialogo, sia a livello statale che catalano, che generi un nuovo clima, ricostruisca ponti che oggi non esistono e si basi su un impegno di permanenza e stabilità, che si allontani dalla gesticolazione e ci avvicini alle soluzioni.

Come sindaca di una città che ha vissuto con tristezza giorni molto difficili, ma anche di una città che spera perché non ha mai perso il suo orgoglio e la sua essenza di dialogo, aperta e capace di uscire da situazioni difficili, farò di tutto per facilitare il dialogo nei termini che ho descritto. Dall’empatia, dall’ascolto, dalla volontà di aggiungere, smettendola con i continui rimproveri, lancio un appello al dialogo politico e all’abbandono della violenza verbale, fisica e di ogni tipo. Come società, come paese, come città, dobbiamo trovare una via d’uscita. Lavoriamo per rendere possibile tutto questo.

E intanto, violentissima, la repressione continua, mista alle provocazioni del governo.

– Barcellona, Catalogna. Ottobre 2019. Le violenze della polizia

https://youtu.be/Lj50JNcZfFE

– 21 ottobre 2019. Il primo ministro Sánchez si presenta a Barcellona e viene pesantemente contestato

https://youtu.be/dG-mBfmbjrQ

– Barcellona, Catalogna. Agenti travestiti da manifestanti. La polizia e’ uguale dappertutto

https://youtu.be/t9BSk44akUU

Vi ricorda qualcosa?

Quello che segue è il testo dell’intervista rilasciata da Kossiga cioè Francesco Cossiga – ministro di polizia nel lontano 1977, poi presidente della repubblica e senatore a vita – che venne pubblicata da Il Giorno, Resto del Carlino e La Nazione il 23 ottobre 2008.

Roma, 12 maggio 1977, il giorno in cui venne uccisa Giorgiana Msi. Un giorno che non dimenticherò mai. Anche perché fui colpito alla spalla destra da un lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo. La foto è di Tano D’Amico e ritrae un infiltrato della polizia

 

Intervista di Andrea Cangini, Quotidiano Nazionale

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…
«Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E’ dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Barcellona, qualche ora fa…]

 

 

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