Cat’s cradle ovvero «Ghiaccio nove»

Franco Ricciardiello sul romanzo di Kurt Vonnegut

Il titolo del romanzo allude al “gioco della matassa”, che in italiano si chiama anche ripiglino, tradizionale femminile a due o più partecipanti, che consiste nel formare figure mediante l’intreccio di un lungo filo tenuto teso fra le dita di due mani: il riferimento è all’incessante movimento della linea narrativa che riprende nel corso di tutta la narrazione i medesimi argomenti.

Il protagonista, Jonah – uno che si dichiara adepto del profeta Bokonon, predicatore di una nuova religione – decide di scrivere un libro dal titolo Il giorno in cui il mondo finì; il suo intento è riportare testimonianze su cosa stessero facendo una serie di persone intervistate, il giorno in cui seppero del lancio dell’atomica su Hiroshima, il 6 agosto 1945.

In modo piuttosto naturale, le sue ricerche partono da uno dei padri dell’atomica, il defunto Felix Hoenikker, premio Nobel; decide di intervistare i tre figli Franklin, Angela e Newton, e il supervisore del progetto, Asa Breed. Dalle interviste scaturisce anche l’idea di una bizzarra invenzione conseguita da Hoenikker dopo l’atomica; rispondendo alle richieste di un generale per evitare il disagio del fango che spesso impaccia l’operatività dei marines, Hoenikker inventò un composto chimico che solidifica l’acqua contenuta nel fango: il ghiaccio-nove, che eleva la temperatura di fusione a 45,5°. Un effetto collaterale indesiderato è l’immediata propagazione del fenomeno a tutta l’acqua che si trova a contatto con quella solidificata e, per assurdo, all’intera acqua del pianeta.

Jonah prende un volo per la repubblica caraibica di San Lorenzo per raccogliere la testimonianza di Franklin Hoenikker, figlio primogenito di Felix, comandante in capo militare di quel Paese poverissimo e senza risorse, retto con il terrore da Miguel “papà” Monzano. La desolata, sfortunata San Lorenzo è anche la patria di Lionel Boyd Johnson, detto Bokonon (questa la pronuncia del suo cognome nel caratteristico pidgin dell’isola); oltre a essere uno dei due caporali fondatori della Repubblica, Bokonon con la sua predicazione ha dato origine a una nuova religione, e viene considerato da papà Monzano il nemico pubblico numero uno.

Jonah scopre che la donna di cui si è innamorato è Mona Aamons Monzano, figlia adottiva del dittatore e promessa sposa di Franklin Hoenikker.

Papà Monzano sta morendo di cancro a uno stadio molto avanzato: siccome non si sente all’altezza di prendere il posto del dittatore, propone a Jonah di accettare la successione; lo scrittore declina, naturalmente, per poi accondiscendere quando scopre che l’offerta comprende anche il matrimonio con Mona Aamons Monzano.

La tragedia però è dietro l’angolo: negli ultimi istanti di vita, papà Monzano si suicida ingerendo il ghiaccio-nove. Per una serie di sfortunate coincidenze, la sostanza entra il contatto con il mare, che si ghiaccia istantaneamente, contagiando i mari della Terra, i fiumi e i laghi, e tutta l’acqua contenuta nelle terre emerse.

Il romanzo di Vonnegut nasce in piena guerra fredda, poco dopo la crisi dei missili sovietici a Cuba. Nel 1969, in un discorso pronunciato all’American Physical Society, Vonnegut descrive Felix Hoenikker come il tipo di «scienziato vecchio stile disinteressato alle persone» e traccia un parallelo con le armi nucleari. Sarcasmo, parodia, humour nero sono le cifre stilistiche dello stile di Vonnegut, la cui struttura è progettata per sembrare leggera: il romanzo è composto infatti da 127 frammenti narrativi, ognuno con un proprio titolo; in un’intervista a Robert K. Musil, l’autore disse, a proposito della forma dei suoi romanzi, che erano «essenzialmente mosaici costituiti da una manciata di piccoli trucioli… e ogni truciolo è una barzelletta».

Oltre che con l’irrazionalità dell’apparato militare-industriale Usa, in questo romanzo Vonnegut, che si proclamò ateo, si accanisce contro le religioni. Il bokononismo, praticato clandestinamente a San Lorenzo (è il fondatore stesso ad averne perorato la messa al bando, sapendo che ogni religione perseguitata fa più adepti), è un complesso di credenze basate su “bugie innocue” e il suo testo sacro, Il libro di Bokonon, è composto da versi come se fossero testi di canzoni calipso, e i suoi rituali sono ridicoli, come il contatto fra le piante dei piedi tra due fedeli sdraiati uno di fronte all’altro.

Una curiosità: Vonnegut lasciò l’università di Chicago senza conseguire la laurea, dopo che la sua tesi Fluctuations Between Good and Evil in Simple Tales non era stata accettata; venticinque anni più tardi, quando già era un conosciuto scrittore, il Senato accademico decise di considerare Ghiaccio Nove testo d’esame e gli conferì una laurea in antropologia culturale. Ogni anno durante il festival musicale Burning Man (*) nel Black Rock Desert, Nevada, si tiene un Camp of Bokonon in cui i fan di Vonnegut praticano i rituali satirici della religione che ha inventato.

(*) Se ne parla anche nel bellissimo romanzo «Homeland» di Cory Doctorow; vedi «Ci dicono che questa è la nuova normalità»

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