Cattopensieri, bergogliovunque e media d’incenso

due articoli di Marco Marzano e Raffaele Carcano (da MicroMega). A seguire notizie sulla nascita di «Italychurchtoo».

Che incenso che fa. Il papa, Fazio e l’intervista mancata

Da Fabio Fazio nessuna vera domanda a Bergoglio. La conversazione è stata solo l’occasione per esprimere pensieri vaghissimi su questioni generiche.

di MARCO MARZANO

Non sarebbe potuto avvenire ovunque. Una conversazione (non chiamiamola intervista per favore) quale quella avvenuta tra il pontefice Francesco e il conduttore televisivo Fabio Fazio non si sarebbe potuta svolgere in un altro grande paese europeo. Non certo in Germania, dove i cattolici discutono seriamente di riforma della Chiesa, di abolizione del celibato obbligatorio, del ruolo delle donne. Non in Francia, dove il tema del giorno nella Chiesa è la lotta contro gli abusi sessuali commessi dai membri del clero. Nemmeno in una delle conferenze stampa che si tengono sugli aerei al ritorno dai viaggi apostolici si sarebbe potuto assistere a uno spettacolo come quello di ieri sera.

Solo in Italia è potuta succedere una cosa del genere. Perché il nostro è il paese degli “uomini della Provvidenza”, degli “unti del Signore”, dei salvatori immacolati, dei “divi”, degli eroi senza macchia e senza paura, dei santi in terra. E proprio come un santo in terra è stato presentato ieri sera, per l’ennesima volta, papa Bergoglio. Concludendo la conversazione Fazio ha rivelato di avere persino l’impressione che il papa gli legga nei pensieri, che legga nei pensieri di tutti noi, ovvero che sia dotato di quella onniscienza che i cristiani attribuiscono solo a Dio. L’intervista era iniziata con una domanda sulla capacità del papa di “abbracciare tutti” di “farsi carico del peso del mondo”. Anche in questo caso era sottinteso che solo chi possedesse capacità extraumane potesse fare il papa nel modo in cui lo fa Bergoglio. Nello schema di Fazio (che poi è lo schema dominante) al pari di tutte le divinità, e al pari di Cristo, Bergoglio può essere solo infinitamente amato o infinitamente odiato: i giusti lo amano, i malvagi lo perseguitano. Tertium non datur.

Papa Francesco non può essere, come tutti gli uomini influenti al vertice di una grande e potentissima organizzazione, essere giudicato razionalmente per le sue capacità di governo, per la linea che ha scelto di seguire su questo o quel tema, per come ha affrontato questa o quella grana interna. No. Il papa dev’essere valutato esclusivamente per la sua affinità col divino. Questo è il motivo che spiega il fatto che nella conversazione non gli siano mai state poste delle vere questioni, ma che gli si sia piuttosto data l’occasione per esprimere dei pensieri vaghissimi su questioni generiche. Perché quello che conta, nello schema di Fazio e nel mainstream italico, è appunto di stabilire chi sia davvero il papa: se un santo o un impostore.

In altre parole, nello schema di Fazio, non è giudicando con la ragione l’adeguatezza delle sue risposte (banali quanto le domande) che si giunge a un giudizio su di lui, ma “odorando”, sentendo con l’intelligenza del cuore se dal suo corpo proviene un profumo di incenso o un tanfo di zolfo. Il conduttore, che della santità (o forse della divinità) del pontefice è convinto da tempo, ce lo ha presentato ripetutamente come il papa di tutti, il “padre di tutti”, come un uomo che ci salva con il suo sacrificio personale e la sua preghiera (Fazio lo ha detto esplicitamente riferendosi alla pandemia), come una creatura che non può non essere amata se non da qualche pazzo scriteriato o da qualche impunito criminale.

Un uomo in odore di una santità tutta maschile e proprio per questo paterna. Quella di ieri sera è stata una conversazione tra uomini, tra maschi. Il conduttore ha usato l’appellativo “Santo Padre” decine e decine di volte, in modo ostentato e deferente. Il papa ha evocato la paternità di Dio, la divinità di Gesù, ha citato San Paolo e i pontefici suoi predecessori. Ha menzionato i dirigenti della Chiesa e i suoi collaboratori. La stabilità e l’equilibrio dell’umanità e del pianeta sono stati rappresentati come dipendenti dal riconoscimento a ogni livello dell’autorità del padre: il pater familias, il padre vestito di bianco già santo che sta a Roma, il padre celeste che ci guarda da lassù. Per l’altra metà del cielo, per le donne, il momento non è ancora venuto. Almeno non nel mondo di Fazio e papa Francesco.

Sommersi dalla papolatria

Il devoto Fazio ci ha ammannito un’ora di religione non dissimile da quella propinata nelle scuole. Più cala il suo consenso, più la chiesa cattolica si annette ogni angolo in Rai.

di Raffaele Carcano

Nessuno può sapere se, come sostengono i suoi fedeli, Dio sia realmente ovunque. Il sospetto è che a essere ovunque sia invece Bergoglio. È diventato il recordman delle prime volte per un papa, dal negozio di occhiali a quello di dischi. E non poteva quindi mancare la prima volta in un talk show: del resto, se ti fai intervistare per la Gazzetta dello Sport, perché non concedersi anche a Fabio Fazio?

Fazio non è un giornalista, ma un intrattenitore. Noto da anni per le domande concilianti che rivolge abitualmente ai suoi ospiti, poteva forse far eccezione proprio per il «Santo Padre»? A scanso di equivoci «il dono» era stato concordato preventivamente, e la registrazione è avvenuta in anticipo e successivamente montata. Nessuna sorpresa, quindi, per l’assenza di interrogativi sulla pedofilia, o sulle ingerenze politiche del Vaticano che hanno portato all’affossamento del ddl Zan. Così come sarebbe stato indelicato chiedere lumi al «Santo Padre» della sua incoerenza quando parla di equità fiscale (ma è il maggior beneficiario di esenzioni) o di povertà (ma è il più grande proprietario immobiliare del pianeta). Il devoto Fazio ci ha ammannito un’ora di religione non dissimile da quella propinata in tutte le scuole della Repubblica.

Il papa era stato posto così tanto a suo agio che si è persino permesso di definire il clericalismo «una cosa brutta», «una perversione» – e lo ha fatto nel preciso istante in cui ne godeva appieno (esigendolo 24/7, evidentemente intende per ‘clericalismo’ qualcosa di molto diverso dal significato attribuitogli dai vocabolari). Dopo aver ascoltato qualche banale dichiarazione su temi d’attualità, condivisibile da qualunque persona decente, ora però sappiamo che il papa ballava il tango, e che da piccolo voleva persino fare il macellaio. «Sgub!», avrebbe urlato Aldo Biscardi: e tali dichiarazioni sono state effettivamente enfatizzate da numerosi mezzi d’informazione, anche se erano note da diverso tempo. La stampa estera non ha mostrato particolare interesse per l’intervista, e i pochi che se ne sono occupati hanno sottolineato quanto sia stata compiacente.

Il problema è che la Rai è di proprietà pubblica, e dovrebbe quindi svolgere un servizio pubblico – laico e pluralista. E invece, dati incontrovertibili alla mano, è letteralmente occupata dai cattolici, con modalità così spudorate che l’aggettivo più idoneo alla descrizione del fenomeno è «totalitario». Vige infatti il pensiero unico. Non esiste un tg in cui non appaia il pontefice, eppure si riesce comunque a dargli spazio anche in altri programmi. Le critiche sono letteralmente vietate: è più facile che nevichi alle Maldive, piuttosto che un giornalista Rai si avventuri in qualche osservazione ficcante sul Vaticano. Tutti ricordano bene l’immediata rimozione di Roberto Balducci, ‘reo’ di aver ironizzato nel 2009 sullo scarso seguito di Ratzinger.

Più cala il consenso per la chiesa cattolica, più la chiesa cattolica si annette ogni angolo in Rai. Non è un paradosso. Il papa è ovunque perché ovunque la fede cattolica sta, se non scomparendo, quantomeno ridimensionandosi. Come un qualsiasi monopolista i cui articoli trovano sempre meno acquirenti, è costretta a moltiplicare gli sforzi per cercare di continuare a smerciarla. In un mercato concorrenziale pagherebbe a peso d’oro tale gigantesco product placement. In un’emittente gestita da politici clericali, si fa invece a gara a regalarglielo.

È questo, una volta di più, l’autentico problema di fondo. In Francia, l’unico candidato alle presidenziali che evoca apertamente il cattolicesimo è l’ultra-estremista Eric Zemmour. In Germania, la maggioranza dei ministri che compongono il nuovo governo ha scelto di non giurare su Dio. In Spagna, è lo stesso esecutivo a chiedere un’inchiesta sugli abusi sessuali del clero. Basta paragonarla a quella dei più importanti partner europei, per comprendere quanto la nostra classe politica sia abissalmente imbarazzante: accertato il suicidio della sinistra, l’arco parlamentare si divide ormai tra gli adoratori centristi di Bergoglio e quelli che, a destra, idolatrano il suo predecessore.

Qualcuno ha tirato sospiri di sollievo per le riconferme di Mattarella al Quirinale e di Draghi a Palazzo Chigi. Sarà. Insieme a Bergoglio, compongono la trinità di intoccabili che guida un paese immobile, che ha ormai esaurito qualsiasi spinta propulsiva.

MicroMega non è più in edicola: si acquista in libreria e su Shop.Micromega.net (anche in versione digitale) con vari pacchetti di abbonamento.

UN ALTRO LINK UTILE

Il 2021 annus horribilis per la laicità in Italia | di MARCO MARZANO
Dalla “Nota” contro il ddl Zan alla mancata istituzione di una commissione di indagine sui reati sessuali commessi dal clero.

A proposito delle domande serie che NON vengono fatte al papa… arriva una notizia interessante sui preti pedofili (e chi continua a coprirli) in Italia

Nasce Italychurchtoo, «così cambieremo la lotta ai preti pedofili» 

Un gruppo di associazioni, la maggior parte cattoliche, lancerà nei prossimi giorni il Coordinamento che si propone di portare avanti proposte come la possibilità di denunciare il presunto abuso di un prete anche a distanza di molti anni e anche su iniziativa del singolo cittadino, come già accade in altri Paesi .    

«In assenza di un’azione da parte di Stato e Chiesa, è arrivato il momento di una svolta. Saremo il cavallo di Troia in un sistema che vede le istituzioni inermi rispetto al problema dei preti pedofili» così Francesco Zanardi, fondatore della «Rete l’Abuso», la prima associazione italiana che si occupa del tema dal 2010, spiega all’AGI gli obiettivi di ‘Italychurchtoo’, il cui lancio, anticipato da un hashtag su twitter, avverrà il 15 febbraio….

la notizia è qui:https://www.agi.it/cronaca/news/2022-02-09/italychurchtoo-lotta-preti-pedofili-15557626/

… ovviamente la “bottega” ne riparlerà.

 

Redazione
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