C’è un’altra Italia che si ribella alle infamie della (loro) Italia

Il 12 ottobre presidio a Roma contro l’export di armi ai Saud e per la fine del massacro del popolo yemenita. Il 13 sit in a Roma: «il nostro Paese non può più aspettare l’introduzione del reato di tortura».

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OGGI A ROMA

Dopo l’ultimo inaudito massacro in Yemen – 155 morti e centinaia di feriti – con il bombardamento di una cerimonia funebre a Sana’a, la Rete No War invita tutti a una manifestazione a Roma mercoledì 12 ottobre, contro la criminale guerra dei Saud e contro la decisiva complicità dell’Italia.

Il governo italiano infatti continua a mantenere in piedi la vendita di armi a Riad e complici, in spregio alla legge 185/90. Gli altri Paesi della Ue fanno lo stesso. La sudditanza nei confronti del complesso bellico Nato/Golfo è totale. In pochi mesi, in ginocchio a Riad si sono recati: il presidente del consiglio Matteo Renzi, l’«Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea» Federica Mogherini, il ministro degli Esteri Gentiloni e, agli inizi di ottobre, la ministra della Difesa (o meglio della guerra) Pinotti.

Malgrado i suoi crimini e le sue guerre, non solo in Yemen, l ‘Arabia saudita sembra intoccabile. Alla fine di settembre, il Consiglio dei diritti umani a Ginevra (quest’anno, Riad ne è indegno membro di turno) non ha approvato l’ipotesi di creare una commissione internazionale indipendente di inchiesta sulla guerra in Yemen.

Il presidio si svolgerà dalle 15 alle 16 davanti al ministero della Difesa, piazza San Bernardo (via XX settembre) a Roma.

Al presidio ha aderito anche la lista «No Nato».

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DOMANI A ROMA

Il 13 ottobre si terrà un sit-in organizzato da Antigone in piazza Montecitorio per ribadire con forza che «il nostro Paese non può più aspettare l’introduzione del reato di tortura». Sono passati 28 anni da quando l’Italia si è impegnata, ratificando la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, a introdurre questo reato nel nostro codice penale. Nel frattempo – nonostante le condanne della Corte Europea per i Diritti dell’uomo per le torture nella scuola Diaz, la sentenza Torreggiani e i casi della caserma di Bolzaneto e del carcere di Asti, su cui a breve la Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) andrà a sentenza – questo colpevole vuoto normativo «continua a generare ingiustizie, sofferenze e incapacità del nostro Stato di evolversi da una cultura dell’impunità che lo rende, fra l’altro un paradiso giudiziario per i torturatori, come dimostra per esempio la vicenda di don Franco Reverberi, il sacerdote accusato dall’Argentina cui l’Italia ha negato l’estradizione» come si legge in una nota di Progetto Diritti, fra i vari soggetti che hanno aderito e dichiarato la loro partecipazione all’iniziativa. All’inizio di questa legislatura una proposta di legge aveva iniziato il suo iter parlamentare. Approvata al Senato nel marzo 2014, successivamente fu approvata alla Camera, all’indomani della condanna dell’Italia per le torture nella scuola Diaz da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, nell’aprile del 2015. Il testo modificato fu spedito nuovamente al Senato dove è stato affossato.

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La richiesta è al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro della Giustizia Andrea Orlando di adottare ogni iniziativa per arrivare all’approvazione del reato di tortura.

L’appuntamento è a partire dalle ore 10: sit-in in piazza Montecitorio. Parteciperanno anche Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo.

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Hanno finora aderito: A buon diritto, ACAT Italia, ACT, Amnesty International Italia, Arci, BIN Italia, Camera Penale di Roma, CILD, CIR, Cittadinanzattiva, CNVG, Associazione Federico Aldrovandi, Forum Droghe, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Fuoriluogo, FP CGIL, Giuristi Democratici, associazione radicale Il detenuto ignoto, L’altro diritto, Magistratura Democratica, Medici contro la Tortura, Naga, Progetto Diritti, Radicali Italiani, Ristretti Orizzonti, SIPP, Società della Ragione, Unione delle Camere Penali Italiane.

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IMMAGINI

La prima è di Vincenzo Apicella, la seconda e la terza sono di Mauro Biani, la quarta è di Ellekappa, l’ultima è “il logo” della campagna di Antigone.

Redazione
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