Cento e passa pittori naif – 03
di Mauro Antonio Miglieruolo
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Non tutte di uguale fascino, tutte però dipinte apparentemente per gratificare l’occhio.
I quadri alternano gioco e fantasia, mescolando realtà e sogno non per altro che per abbassare i frequenti toni eccessivi e striduli della vita quotidiana.
A parte questo, che pure è molto, sembrano non voler dire nulla, non volere null’altro che attirare l’attenzione. Simili a fanciulli smaniosi di ricevere conferme alle loro povere prodezze.
Le guardo e le riguardo finché incontro quello della donna affacciata alla finestra. La vedo di schiena. E mi dico che senza di me quel quadro è nulla. Qualcuno lo ha dipinto, ma sono io a dargli valore e significato.
Io e i tanti io che lo guardano e lo guarderanno e guardando impareranno a guardarsi. E vedo il tempo perduto, le occasioni dissipate. I tanti empiti d’amore ai quali, per timore di imbattermi nel resto del quale ho consapevolezza ma che il quadro esclude, ho rinunciato.
Questo allora è forse uno dei significati che possiamo attribuire alla “semplicità” dell’arte naif. Il via libera permanente che offre allo sguardo, le garanzie date per spegnere le nostre segrete paure. Gli orrori della vita espunti, cancellati. Una donna affacciata alla finestra, immagine la cui bellezza è riassunta nella linea snella della donna, che sa molto di fanciulla in attesa, una donna affacciata alla vita, per lei sboccia la primavera.
In attesa della possibilità d’amore sottolineata dai fiori. In un contesto d’attività serene che gli altri testi non fanno altro che confermare.
Per il resto tanta luce, fervore d’attività, gioco. Il mondo procede sereno, anche quando appare nelle sue forme più bizzarre. E simbolicamente inconcluse.
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