C’eravamo tanto armati/17

BOLOGNA, 11 DICEMBRE, LA CONOSCENZA NON MARCIA

La campagna nazionale de LA CONOSCENZA NON MARCIA sbarca giovedì 11 dicembre alle 16:30 a Bologna con un’iniziativa che si terrà presso l’Aula Magna di Scienze dell’Educazione in via Filippo Re 6.
Alla campagna, oltre ad altre circa 20 realtà nazionali, aderisce anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, per l’occasione di Bologna presentato da Giuseppe Curcio. L’obiettivo ambizioso è mettere in campo soluzioni sistemiche contro il processo di militarizzazione in atto nei luoghi dell’istruzione (dalle scuole di ogni ordine e grado agli Atenei) e fermare gli accordi con le Forze Armate, con la filiera bellica (inclusa la NATO) e con le istituzioni che fanno capo al governo genocidiario di Israele.

Tutto questo in una campagna in cui stanno convergendo docenti, studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici dei settori dell’istruzione e della ricerca, ma anche organizzazioni che portano avanti la stessa lotta contro la militarizzazione della società.

Dopo l’appuntamento di Bologna un’altra tappa della campagna è quella di Firenze, in programma per il 17 dicembre.

(*) Tratto da Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.

SUBALTERNITA’ ASSOLUTA

di Alessandro Volpi (*)

La presidenza Trump pubblica il Documento sulla sicurezza strategica che esprime di fatto un profondo disprezzo per l’Unione Europea e i suoi Stati membri.
Il ministro Crosetto dichiara il suo risentimento e la presidente Meloni sostiene la necessità di prendere atto della situazione. Nel frattempo però il governo italiano chiude un contratto per acquistare 100 missili terra aria per un costo di 300 milioni di dollari.
Si tratta di un pezzetto degli acquisti italiani presso aziende Usa che hanno assommato nel 2024 a circa 2,5 miliardi di dollari. Ma il dato ancora più interessante è costituito dal fatto che le aziende fornitrici sono sostanzialmente tre: Raytheon, Lockheed Martin e L3 Harris, i cui azionisti sono le Big Three, Black Rock, Vanguard e State Street.
In sintesi: protestiamo e paghiamo ai padroni del mondo.

(*) Tratto da qui.

SONDAGGIO SULLA LEVA OBBLIGATORIA: VIOLENTARE I NUMERI è LIBERTA’ DI STAMPA?

di Alexik

Circa una quarantina di anni fa imparai, durante i corsi di discipline storiche e sociologiche, che non può esistere una obiettività totale nell’ambito della ricerca. La soggettività del ricercatore, le sue opinioni, la sua storia ed esperienze incidono sempre, per esempio sulla scelta del tema da indagare, sull’impostazione da dare all’attività di indagine.
La soggettività si esprime nella definizione delle ipotesi formulate per l’analisi di un fenomeno. Ma poi c’è il processo di ricerca, che porta a una tesi, conclusiva o provvisoria che sia.
Ora, se la definizione delle ipotesi è soggettiva, il processo di ricerca lo è molto meno, nel senso che il ricercatore deve mettere in conto e accettare l’erroneità della sua ipotesi se i dati e i risultati dell’indagine la contraddicono.
Nel caso di un’analisi statistica, mi è stato insegnato che non si possono violentare i numeri. Stravolgerli per piegarli a favore della propria tesi è una forma di disonestà intellettuale. Varrà anche per il giornalismo?

Che dire, dunque, dell’interpretazione da parte del quotidiano La Stampa, dei risultati del sondaggio dell’istituto di ricerca Izi in merito alle opinioni degli italiani sulla la leva obbligatoria?
In proposito, La Stampa del 5 dicembre titola: “Un italiano su due vuole la leva obbligatoria. E il 65% la chiede anche per le donne”.
***


L’articolo non specifica chi siano e quanti siano gli intervistati e le intervistate.
Lo impariamo non da La Stampa, ma da Orizzontescuola.it, che ci informa che l’indagine è stata svolta su un campione di 800 cittadin* italian*.
Un campione altamente rappresentativo (!!!), pari più o meno allo 0,0014949917775452% della popolazione residente in Italia con cittadinanza italiana, che al 1° gennaio 2025 ammontava a 53 milioni e 512 mila unità.
Ma facciamo una forzatura, e supponiamo che questo 0,0014949917775452% rappresenti davvero la nostra opinione (che in realtà nessuno ci ha mai chiesto).
Dai dati dell’Izi risulta che il 53,4% degli/lle intervistat* la leva obbligatoria non la vuole proprio. E che la restante minoranza (373 persone su 800) sarebbe pure d’accordo, ma con i se e con i ma.

Quanto all’opinioni favorevoli al servizio militare obbligatorio per le donne, la quota del 65% riguarda la parte del campione già d’accordo con la leva obbligatoria, e non la totalità, in pratica 242 persone su 800.


Insomma La Stampa ha operato un rovesciamento palese e totale dei risultati. Ingenuo o interessato? È possibile ipotizzare che gli estensori dell’articolo non riescano a compiere addizioni da prima elementare. O che invece, violentare il dato sia stato un atto consapevole di propaganda?
E che questo atto consapevole c’entri qualcosa con la proprietà della testata da parte della famiglia Agnelli-Elkann tramite la holding Exor, attiva nel settore militare attraverso Iveco Defence Vehicles (IDV), CNH Industrial e il consorzio Iveco-Oto Melara (CIO)?
Ricordiamocene quando si inneggia alla “libertà di stampa”, la libertà di promuovere gli interessi del padrone del vapore, e anche quando si parla di violenza, perchè ingannare le coscienze per predisporle alla guerra, al grande macello, è una violenza peggiore di qualche scritta sul muro.

CASO RWM: I PARERI TECNICI NON DEVONO DIVENTARE ALIBI PER LE SCELTE POLITICHE

di Italia Nostra Sardegna (*)

Pubblichiamo il testo di una lettera inviata da numerose associazioni, comitati, sindacati, cittadini alla presidente della Regione Sardegna in merito alla sua decisione di esprimere parere ambientale positivo all’ampliamento dello stabilimento di produzione di esplosivi, bombe, mine, munizioni e droni killer negli stabilimenti di Domusnovas-Iglesias-Musei.

Onorevole Presidente,
nel suo intervento alla Conferenza Euromediterranea per la pace “Nel Mare di Mezzo”, organizzata dall’ARCI, Lei ha espresso l’intenzione della Giunta Regionale di approvare l’ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias, attualmente bloccato perché realizzato in modo irregolare, come stabilito nel 2021 dal Consiglio di Stato.
Riteniamo che Lei debba necessariamente farsi carico della difesa dell’ambiente, della sicurezza e della salute della popolazione di cui è responsabile.
Sa bene che rilasciare un’autorizzazione in queste condizioni significa, tra il resto, creare un grave e pericoloso precedente, perché cancella la certezza del diritto di cui lei, in qualità di Presidente della Regione, deve invece farsi garante.
Rilasciare un’autorizzazione in queste condizioni significa assicurare il via libera a una società che è convinta di potersi muovere nella nostra isola senza ostacolo alcuno. Significa mettere una pietra tombale sulla residua fiducia dei sardi verso le istituzioni che queste regole dovrebbero garantire, in un periodo in cui la legittimità della classe politica è pressoché totalmente scaduta.
Lei ha deciso di assumersi un incarico di peso in un territorio difficile, martoriato da secoli di assalti speculativi, in un periodo in cui è più che mai indispensabile una figura politica di alto profilo in grado di opporsi alle pressanti e ossessive attenzioni di chi è convinto di poter barattare la nostra terra e la nostra dignità con proposte offensive e umilianti; proposte che si trasformano in minacce e imposizioni laddove non incontrano il favore delle nostre comunità e della classe politica che ci dovrebbe rappresentare.

Finora a contestare l’ampliamento della RWM sono state soprattutto organizzazioni ambientaliste, pacifiste e sindacali, che hanno portato la questione anche davanti ai tribunali. In queste sedi la Regione Sardegna e i suoi legali si sono sempre schierati a favore dell’azienda e delle sue richieste. Vorremmo che, per una volta, le cose andassero in modo diverso.
Nella recente istruttoria per la VIA ex-post per l’ampliamento RWM sono emerse enormi problematiche: l’istruttoria è incompleta e vi sono evidenti irregolarità amministrative e violazioni delle norme di tutela dell’ambiente e della sicurezza, problematiche illustrate nelle lettere e nella documentazione che le organizzazioni impegnate a difendere l’ambiente, la salute e la sicurezza della popolazione Le hanno indirizzato da settembre ad oggi.

In presenza di problemi così seri, la Giunta non può che esprimere un parere negativo sull’ampliamento della fabbrica RWM. Le motivazioni che Lei ha indicato per giustificare un eventuale parere positivo risultano deboli e non rispondenti al vero, e si riassumono così:

  1. Se la giunta non deliberasse un parere positivo per l’ampliamento RWM, verrebbe commissariata. 

Non corrisponde a verità: la decisione è di esclusiva competenza della Giunta, che può legittimamente deliberare sia in senso positivo che negativo. Il TAR non ha disposto un eventuale commissariamento della Giunta, ma la nomina di un commissario ad acta con il mandato di decidere (in un senso o nell’altro) qualora la Giunta non assumesse una decisione entro il 16 dicembre.

La giunta deve quindi deliberare sulla VIA per l’ampliamento, e per quanto detto, il parere finale non può che essere negativo.

Ovviamente ci si può aspettare dalla RWM l’impugnazione della delibera davanti al TAR, ma considerate le evidenti violazioni nella realizzazione dell’ampliamento, il giudizio del tribunale dovrebbe confermare il parere negativo della Regione Sardegna.

Nel caso opposto, cioè se la Regione dovesse dare parere favorevole, sarebbe scontato un ricorso al TAR da parte delle organizzazioni scriventi

  1. Se gli uffici danno un parere positivo per l’ampliamento, la Giunta e la Presidenza si devono necessariamente allineare.

Anche questo non corrisponde a verità, in quanto la responsabilità e le conseguenze della decisione rimangono in capo alla Giunta; in ogni caso non sarebbe la prima volta che gli uffici regionali conducono istruttorie parziali e forniscono pareri erronei. È già successo proprio con la RWM, quando nel 2018 gli uffici regionali avevano suggerito, erroneamente, di esonerare gli ampliamenti RWM dalla VIA, e la Giunta Pigliaru si era allineata a questi pareri, assumendo a sua volta una decisione erronea, annullata tre anni dopo dai tribunali.

  1. I lavoratori sono preoccupati per il posto di lavoro

Nella situazione presente, nessun posto di lavoro è a rischio, la situazione occupazionale attuale non verrebbe per nulla influenzata da un eventuale diniego all’ampliamento: sostenere il contrario sarebbe solo strumentale.

  1. I rischi ambientali sono minimi 

Parliamo di uno stabilimento classificato “ad alto rischio di incidente rilevante” realizzato all’interno dell’area di rispetto di un corso d’acqua ad alto rischio di esondazione, come si può parlare di bassi rischi ambientali?

  1. Nella Sua comunicazione, inoltre, sembrano essere secondari gli aspetti etici e politici legati alla produzione di armamenti  

Piazzale deposito realizzato in area a rischio idrogeologico.

Il mondo si trova sul limite del baratro della guerra totale e siamo tutti chiamati ad impedire con ogni mezzo che questo accada. Ognuno dalla posizione in cui trova e per quanto gli compete, ma le Istituzioni hanno un ruolo cruciale.
L’eventuale ampliamento porterà a triplicare la produzione delle micidiali bombe per aereo della serie MK, un vanto della RWM, e ad aumentare vertiginosamente la produzione di droni killer di brevetto israeliano, gli stessi utilizzati in molti teatri di guerra, a guida autonoma e con licenza di uccidere in base ad algoritmi ed intelligenze artificiali.
Ha senso che tutto questo, oltre che motivo d’orgoglio per RWM, diventi una riga di troppo nel Suo curriculum vitae, dato che Lei ha mostrato in diverse circostanze una sensibilità spiccata nei confronti della pace?
Nel qui ed ora potrebbe essere avviato un nuovo processo in Sardegna, un progetto che la possa far diventare un ponte di pace nel Mediterraneo, un luogo di coraggio e di reazione alla guerra.per una verifica della completezza delle istruttorie e della correttezza dei pareri raggiunti. Non c’è alcun obbligo di allinearsi ai pareri espressi dagli uffici, casomai il contrario.

Esortiamo quindi ciascun membro della Giunta e lei stessa a non utilizzare i pareri degli uffici come schermo, ma ad assumersi la responsabilità politica della decisione finale, legittimamente e sulla base di quanto emerso sino ad ora.
La esortiamo, Presidente, a non farsi intimorire dalle pressioni governative e dalle vane minacce di commissariamento o di ricorsi, e di deliberare in tutta legittimità un parere negativo e ben motivato contro l’ampliamento della RWM.
E, se non dovesse riuscire da sola, investa allora di questa grande responsabilità il Consiglio Regionale tutto, affinché ogni singolo consigliere rappresenti con chiarezza e senza filtri la propria posizione di fronte ai sardi sulla questione specifica, ma anche sul più ampio tema di consegnare la Sardegna ad un utilizzo bellico generalizzato: vogliamo essere la Terra che prepara le guerre di tutto il mondo, presenti o future o quella che sa dare una storica sterzata verso la pace?
Se ci si esprime contro il genocidio palestinese con una mozione del Consiglio Regionale per il cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina, sarebbe possibile per esempio esprimere anche un giudizio politico di contrarietà alla presenza di questa società in terra sarda e porre in essere ogni azione utile a impedire la realizzazione di materiale bellico e il traffico sul nostro territorio e attraverso i nostri porti.
Ribadiamo che per quanto ci riguarda siamo pronti a difendere le ragioni del diniego all’ampliamento anche nei tribunali, e le violazioni sono talmente evidenti che, come già sottolineato, il giudizio non potrebbe che confermare il parere negativo della Regione Sardegna. Sarebbe oltretutto un sollievo vedere i legali della Regione, per una volta, schierati a favore dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei sardi, aspetti che avrebbero ripercussioni sul mondo intero.

Bombe in partenza dall’aeroporto di Cagliari.

Se invece, come purtroppo si prospetta, la Regione dovesse approvare l’ampliamento RWM, saranno le organizzazioni da sempre impegnate, ancora una volta, a dover presentare ricorso al TAR contro una scelta inaccettabile oltre che errata.
Un’eventuale decisione positiva, lo ripetiamo, consentirebbe infatti di ampliare il business di una fabbrica che produce ordigni di tutti i tipi, persino Droni Killer israeliani, che esporta poi verso paesi impegnati nelle guerre in corso, come l’Arabia Saudita, l’Ucraina, la Turchia.

Presidente Todde, la pace è la più grande opera di prevenzione delle catastrofi climatiche e della perdita del senso di umanità, Le chiediamo di spendersi in questa direzione. Ci troverà al suo fianco. C’è ancora un po’ di tempo, ci ripensi, non tradisca i suoi principi e quelli di chi ci ha creduto dandole il voto, ma anche di chi, pur non avendola votata, è pronto a sostenere con lei questa causa.

Cagliari 7 dicembre 2025

Primi firmatari

Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Comitato Riconversione RWM, WarFree – Lìberu dae sa gherra, COBAS Cagliari, Cagliari Social Forum, Partito Comunista Italiano Sardegna, Su Entu Nostu, Le Radici del Sindacato CGIL Sardegna,Rete Iside.

Aderiscono e sottoscrivono la lettera

Assotziu Consumadoris Sardigna,Confederazione Sindacale Sarda, Assemblea Permanente Villacidro, Madri contro la Repressione, Donne Ambiente Sardegna, Sardegna Pulita.

(*) Tratto da qui.

Sulla vicenda RWM vedi anche “RWM- Domusnovas: disinneschiamo le bombe“.
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alexik

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