Cesena: calma e “I Gessi” ovvero milioni gettati

Una sonora sconfitta del sindaco Lucchi ma paga la collettività

di Davide Fabbri

Controversia giudiziaria e milionaria legata alle verande dei ristoranti. Sono in ballo la bellezza di 4 milioni di euro di risarcimento danni. Ieri c’è stata una sentenza giudiziaria attesa e annunciata, molto importante per le casse del Comune di Cesena, cioè per l’intera collettività. La Corte di Cassazione ha dato definitivamente ragione alla società Al Monte srl degli imprenditori Fabio Da Tripoli e Giorgio Bertozzi nella causa giudiziaria intentata contro il Comune di Cesena.
E’ una sconfitta definitiva del Comune di Cesena, cioè del sindaco Paolo Lucchi, che aveva avuto tutte le possibilità per chiudere il contenzioso. Le casse comunali dovranno rifondere ai privati ingenti soldi della collettività (il sindaco ha già messo a bilancio le cifre necessarie). Oltre al risarcimento immediato del danno ai privati – le cifre esatte del risarcimento verranno stabilite con altra e separata sentenza prevista a Forlì il 18 ottobre prossimo- in ballo vi sono responsabilità in merito al danno all’erario comunale e spreco di danaro pubblico. E’ stato infatti mandato in malora un bene pubblico (un immobile appartenente al patrimonio disponibile del Comune) e per anni è stato in forte degrado il parco pubblico circostante l’ex ristorante.
Tutto è partito nel giugno del 2001: il Comune di Cesena bandì una gara pubblica per assegnare l’immobile di via del Monte 1534, da adibire a ristorante, mettendo a carico dell’aggiudicatario ogni spesa d’allestimento e una somma annuale, a corrispettivo dell’uso. Nel 2009 la società Al Monte – concessionaria del bene immobiliare comunale (ex sede di Radio Cesena Adriatica) – chiuse il ristorante «I Gessi» per mancanza del certificato di agibilità definitiva; la veranda esterna del ristorante (destinata a contenere gran parte della clientela) era divenuta nei fatti abusiva dopo la scadenza dell’autorizzazione temporanea, disposizione ritenuta illegittima dalla magistratura. La veranda fu rimossa con ordinanza sindacale di demolizione del 15 novembre 2011. La società Al Monte srl, titolare della concessione comunale, successivamente fece causa al Comune, affermando di aver subìto un ingiusto danno, avendo intrapreso un progetto impegnativo di attività economica senza aver ricevuto dal Comune un adeguato avviso circa la dubbia legittimità del titolo edilizio che avrebbe consentito la realizzazione della veranda.
Adesso il Comune ha perso la causa giudiziaria in Corte di Cassazione. Il Comune in passato era già stato sconfitto in tribunale sia in primo grado che in appello. Infatti il 5 dicembre 2014 la Corte d’Appello di Bologna respinse il ricorso presentato dal Comune contro la sentenza emessa il 4 novembre 2013 dal tribunale di Forlì, che decretò la nullità del contratto di concessione per attività di ristorazione, contratto stipulato il 21 agosto 2002 fra il Comune e i privati. Questo poiché la Suprema Corte ha già chiarito da tempo che la violazione delle norme imperative in materia urbanistica, e in particolare l’esecuzione di opere senza un regolare titolo edilizio, ingenera la nullità del contratto (vedasi Cassazione del 26 marzo 2012 numero 4850).
Passiamo ora al capitolo sulle responsabilità politiche sulla vicenda. Paolo Lucchi ha un’idea molto diversa dal sottoscritto; il sindaco è intervenuto pubblicamente più volte su questa vicenda, scaricando di fatto tutte le responsabilità di possibili errori politico-amministrativi commessi dal Comune sugli amministratori e i dirigenti delle Giunte precedenti. Per me Paolo Lucchi non potrà continuare a chiamarsi fuori dalle proprie di responsabilità, in quanto – da sindaco della città – avendo incontrato in diverse occasioni la società Al Monte aveva le possibilità di chiudere la controversia e trovare una soluzione ragionevole tramite transazione, evitando una sconfitta sonora e annunciata. Tutto questo Lucchi non lo ha fatto. Ha invece affermato in diverse occasioni che «in caso di conclusione negativa del percorso giudiziario, nessun onere finanziario verrà scaricato sui cesenati. Infatti, in caso di condanna definitiva, l’Amministrazione comunale intende avviare un’azione di rivalsa diretta nei confronti dei responsabili della sottoscrizione degli atti ritenuti illegittimi dal tribunale». Paolo Lucchi intende cioè rivalersi economicamente sull’ex sindaco Giordano Conti e su Dea Frani, ex dirigente del settore Patrimonio del Comune, in quanto firmatari di alcuni atti contestati dai giudici. Paolo Lucchi ,chiede a loro di farsi carico dell’entità del risarcimento del danno che sarà quantificato in un procedimento giudiziario separato. La sentenza è prevista per il 18 ottobre prossimo dal giudice civile del tribunale di Forlì. Le richieste della società Al Monte – come ho già riferito – sono ingenti: oltre 4 milioni di euro.

DI QUESTA VICENDA SI ERA GIA’ SCRITTO “IN BOTTEGA”

L’IMMAGINE SCELTA PER IL POST E’ DEL QUI MOLTO AMATO JACEK YERKA; NON RISPONDE AL VERO CHE GLI ALBERI SOMIGLINO AI PENSIERI DI QUALCHE SINDACO E DIFFIDIAMO CHIUNQUE PERSINO DALL’IPOTIZZARLO. I SINDACI, specie quelli del nuovo Pd, SONO TUTTI POSITIVI E LUMINOSI. ALLELUJA.  (db)

Davide Fabbri

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