Cesena, la salute è un buon affare… per chi?

di Davide Fabbri  

PaoloLucchi-sindacoCesena

UN COMITATO CITTADINO DI SALUTE PUBBLICA. PRIMA DI COSTRUIRE NUOVI MURI COSTOSISSIMI DI NUOVI OSPEDALI, DISCUTIAMO DI INVESTIMENTI IN SALUTE E SERVIZI SANITARI DI QUALITA’.
Adoro gli avversari autentici. Il sindaco Paolo Lucchi è uno di questi. Lo stakanovista Lucchi – con una celerità non sorprendente – ha fatto approvare dalla sua Giunta di governo autoritario della città una delibera per la costituzione di un Comitato cittadino per il nuovo ospedale da realizzare su 22 ettari di terreno agricolo a Villachiaviche di Cesena. Un mega affare per l’edilizia sanitaria di immobiliaristi e speculatori. Occorre contrastare con forza l’idea strategica del primo cittadino cesenate. Lancio allora la proposta di un contro-Comitato, molto più opportuno e necessario in città. Un «Comitato di Salute Pubblica» che discute di miglioramento della salute dei cittadini, di sanità e servizi sanitari di qualità. Gli investimenti economici pubblici devono andare in questa direzione, non nell’affarismo del potere del cemento legato all’edilizia sanitaria. Prima di costruire muri di nuovi ospedali, occorre discutere collettivamente di salute e servizi. La salute e i servizi sanitari non si migliorano automaticamente con la costruzione di costosissimi nuovi ospedali.

Ricordo che la vicenda del nuovo ospedale a Cesena è partita nel giugno 2012. Un convegno pubblico sul nuovo “Piano Strutturale Comunale” promosso dal sindaco. Il padre-padrone del Pd locale in quella occasione calò inaspettatamente due assi: delocalizzazione dello stadio e costruzione di un nuovo ospedale. Due autentiche scelte strategiche a tutto tondo che, se non vogliono essere interpretate come “armi di distrazione di massa”, devono essere molto fondate e robuste. Non solo perché – ora come allora – il nostro bel Paese non attraversa un periodo prospero e felice dal punto di vista economico. L’utilizzo delle risorse economiche non è un aspetto secondario o trascurabile che riguarda tutta la comunità, ma perché costituiscono un impegno straordinario e di lunga durata. Da sottolineare che le due ipotesi strategiche non erano comprese nei programmi elettorali del 2009 e del 2014 del candidato sindaco Lucchi e che – a quattro anni di distanza – non sono state discusse in nessuna sede. Urbanistica partecipata: una chimera a Cesena. Tutto si decide nelle segrete stanze. Delle due ipotesi strategiche è rimasta in piedi solo quella del nuovo ospedale «con servizi sanitari di valenza romagnola»: così scrive l’assessore Moretti alla dirigenza Ausl nelle lettera riservata che ho recentemente reso pubblica (*). L’area è già stata individuata da tempo: ho scoperto appunto e reso pubblico il carteggio dell’inizio di febbraio 2016 fra Comune e dirigenza Ausl che ha dimostrato gli accordi fra le parti per trasformare l’area di proprietà dell’Ausl di ben 22 ettari – da agricolo ad edificabile – area prossima al casello autostradale di Cesena sud, oggi servita dalla GrondaBretella.

Per entrare nel merito della scelta, mi sembra che vadano tenuti in considerazione alcuni fattori importanti. La costruzione di un nuovo ospedale è una scelta autenticamente strategica. Bisogna comprendere cosa significa una operazione del genere. In primo luogo sarebbe bene capire la dinamica del nostro Bufalini, che in questi ultimi anni ha perso reparti. Ha perso anche molto prestigio, autorevolezza e peso politico. La costituzione dell’IRST (cioè l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) di Meldola e la nuova dimensione romagnola dell’Ausl – Area Vasta – non depongono certo per un potenziamento dei singoli ospedali, quanto piuttosto per una loro razionalizzazione. Il numero dei posti letto di cura intensiva per abitante è destinato a contrarsi, per cui si possono liberare diversi spazi al suo interno. Come ogni ospedale, anche il Bufalini è stato ed è oggetto di continui e ingenti investimenti economici: li buttiamo via? Cosa ne facciamo del vecchio edificio? L’esperienza di altre realtà e la storia ci insegnano che per costruire un nuovo ospedale occorrono almeno 10 anni e soprattutto molti milioni di euro. Dove sono tutti questi soldi? La Regione li ha? Certamente le parti più vecchie dell’ospedale non sono adeguabili sismicamente, e il problema strutturale va affrontato seriamente e pragmaticamente. Penso sia molto più credibile e realistica una strategia di ammodernamento per parti dell’ospedale esistente; cioè che alla costruzione di un nuovo blocco corrisponda poi la demolizione di una parte del vecchio, e così via. Un processo ecologico che non vada ancora una volta nella direzione di quel consumo di suolo fertile che dovremmo contrastare. Discutiamo di tutto questo all’interno di un Comitato cittadino di Salute Pubblica. Prima di nuovi muri e speculazioni immobiliari, discutiamo di investimenti economici pubblici in salute e servizi sanitari di qualità. Sono aperte le adesioni a questo nuovo Comitato, fatto di persone di buon senso e con buona volontà.
Cesena, 30 maggio

(*) cfr qui: Cesena, il cemento fa bene alla salute?

NELL’IMMAGINE Paolo Lucchi dice che “Cesena non si ferma”; dipende dove va…

 

Davide Fabbri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *