Charles Simic: «Hotel Insomnia»

65esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)

Mi piaceva quel mio piccolo buco

con la finestra che dava su un muro di mattoni.

Nella stanza vicina c’era un piano.

Un vecchio storpio veniva a suonare

My Blue Heaven

due tre sere al mese.

In genere, però, era tranquillo.

Ogni camera con il suo ragno dal soprabito pesante

che cattura la mosca nella rete

fatta di fumo e cerimonie.

Era così buio laggiù

che non riuscivo a vedermi nello specchio del lavabo.

Di sopra, alle 5 del mattino, scalpiccìo di piedi nudi.

Lo « Zingaro » che legge la fortuna

(ha il negozio all’angolo)

va a pisciare dopo una notte d’amore.

Una volta, persino il singhiozzo di un bambino.

Era così vicino che per un attimo

pensai di singhiozzare io.

[da «Hotel Insomnia», traduzione di Andrea Molesini]

(*) Ricordo che qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da tempo – da tre lustri circa – invia ad amiche/amici per 3 o 4 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie che ha inviato quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]

alexik

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