Che ferragosto è sul pianeta Marte-dì?

Sommario: 1) «Gli universi di Moras», un Catani da non perdere; 2) Clarke, dopo e prima; 3) Kenny Baker e il robottino-bluff di «Guerre Stellari»

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1 –

L’idea di infinito corrompe tutte le altre: questa idea (constatazione?) di Jorge Luis Borges apre «Gli universi di Moras» di Vittorio Catani che uscì su Urania – la direzione di Gianni Montanari dette finalmente spazio ad autori/autrici italiani – nel 1990 e ora viene ristampato da Meridiano Zero.

«La soglia è una specie di porta costituita da materiale altamente instabile; se attivata, può “aprirsi” in un varco iperdimensionale che immette in altri universi preventivamente richiamati con codice via terminale. Si tratta, in sostanza, di una macchina quantica». Universi paralleli. Con molte complicazioni: una si chiama «Necro», un terribile «male mimetico» che affligge Antonio Gerio Moras, il protagonista. Siamo nel 2081, il lavoro di Moras è viaggiare – «traslare» – fra i mondi per conto dell’Unipar, un acronimo che si spiega da sé. Una delle basi di partenza è in Puglia. Durante ritorni, dubbi e crisi Moras viene consigliato/coccolato da Jenny, «elaboratore domestico», piuttosto dotato di humor: incorporato all’origine o autoprodotto non è chiaro. Molte altre tecnologie incontreremo: macchine volanti, Cont-Act, cioè «attivatore dei continua», Uomo – ovvero «Unità Ospedaliera Mobile» – e la frivola «Amorandum» che si presenta come «il luogo dell’amore casuale» con i suoi «Freudspiel». Nel percorrere le strade fra i mondi affiora l’antico dubbio: «se fosse Chang a sognare di essere farfalla o piuttosto non fosse la farfalla a sognare d’essere Chang».

Precocemente sedotto da una donna più grande di 25 anni, Moras “si rifà” – più o meno inconsciamente – innamorandosi della tredicenne Belle e delle sue molte variazioni negli universi paralleli visitati (oltre 240). Pedofilia? Forse. Di certo un mix di sesso e amore “stilnovo”. Ma torna anche una donna “anziana”: chi è? Un mistero in più, fra i tanti.

A inizio agosto Meridiano Zero ha ripubblicato – 210 pagine per 12 euri – «Gli universi di Moras», dopo avere riedito il capolavoro di Catani, «Il quinto elemento» (*): sono due romanzi importanti per chi ama la buona fantascienza e lo scrivere in generale. Perciò non perdeteveli. Spesso di Vittorio Catani si è parlato in “bottega”, Vincent Spasaro lo ha intervistato e abbiamo anche ospitato suoi racconti. Da anni è un punto di riferimento.

(*) Qui la recensione di Johnny Sheetmetal: «Codice rosso: evitare che si parli di questo libro». (db)

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2 –

E’ in edicola – Urania Jumbo – «Il segreto di Rama» di Arthur Clarke e Gentry Lee, un “seguito” del memorabile «Incontro con Rama» scritto dal solo Clarke, nel suo momento d’oro. Evolutissime civiltà extraterrestri, umani intraprendenti, guerre, tecnologie, misteri, una buona dose di sesso (porno-soft protesterà forse qualche conservator-tradizionalista) e soprattutto fanta-biologia. Un buon libro. Ma se per caso avete perso, un mese fa, «Le guide del tramonto» (**) verificate se qualche edicola lo ha conservato: è uno dei libri che può cambiare il vostro sguardo sul mondo, forse mai Clarke è stato così ispirato.

(**) vedi qui: «Le guide del tramonto»: tre non-recensioni…

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3 –

Il 13 agosto Kenny Baker se ne vola via e Renzo mi scrive. «memento: C1-P8 (alias R2-D2, nell’originale versione di Guerre Stellari, ovvero Star Wars, è quel simpatico robotino in 6 dei 7 film della saga spaziale per eccellenza. In realtà, come si vede in tutti i “credit” voluti da George Lucas nei suoi film, C1-P8 era Kenny Baker, travestito da robot. “Alto” 112 cm pilotava il robotino con vera maestria grazie anche a qualche sistema meccanico che sicuramente implicava attenzione e fatica per Kenny, ma dava al “robota” personaggio la credibilità di arteficio meccanico ultra-sofisticato. Inglese di nazionalità, Kenny Baker aveva 82 anni e due figli i quali, nonostante anche la moglie di Baker fosse affetta da nanismo, non soffrono della malattia e hanno avuto uno sviluppo nella “norma”. La saga stellare continua».

Pochi anni fa – come raccontai in “bottega” (***) – ho lavorato con Kea, un VERO ROBOT, fratellino di C1-P8, o se preferite di R2-D2, inventato e costruito dall’imolese Matteo Suzzi. Mi assale un dubbio. Gli devo portare un mazzo di fiori?… a Kea, intendo: quando muore un loro cugino, anche se tecnologicamente meticcio e un po’ imbroglione, i robot prendono il lutto?

(***) cfr Che strano Marte-dì

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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