Che uomini vogliamo essere?

Riflessioni intorno a «Nonunadimeno» (manifestazione del 26 novembre) e a #Primadellaviolenza, giornate contro la violenza maschile

di Gianluca Ricciato    

gianluca-uomini

E’ questa la domanda fondamentale della nostra epoca in crisi? Gli uomini oggi si stanno davvero chiedendo cosa vogliono diventare, dopo più di settant’anni di femminismi, o è soltanto un abile gioco retorico da intellettuali che non possono più fare a meno di affrontare questo discorso? Esiste una nuova narrazione della sessualità maschile fuori dalla pornografia poco attraente dei grandi fratelli vip che sdoganano la complicità maschile alla violenza? Esistono comunità sovversive rispetto alla normatività maschile occidentale bianca e borghese che alimenta in questo momento guerre, distruzioni e tragedie dell’immigrazione, da Aleppo a Lampedusa? Stiamo costruendo, o stiamo riuscendo almeno ad immaginare modalità relazionali alternative agli argentini che stuprano e seviziano in branco una ragazzina sedicenne, all’altro branco nostrano che per anni reitera violenze su un’altra ragazzina nel silenzio generale, alla colonia di molestatori che a capodanno non riesce a controllarsi e tenere le mani a freno, al “normale idiota” che prende una tanica di benzina, sale in macchina e va a mettere fuoco la sua ex quando forse basterebbe qualcuno che gli insegnasse a gestire la sua rabbia e il suo dolore, se non fosse stato cresciuto appunto come un idiota criminale (la banalità del maschio) da questa società?

Non è forse ora di scompaginare le cose, di affrontare tutto questo orrore quotidiano e mettere le mani a un cambiamento del nostro stile di vita che parta da come facciamo le nostre vite quotidiane, a partire da come pensiamo e come parliamo?

Cosa dobbiamo aspettare altro? Che la barbarie della guerra e della violenza tocchi ognuno/a di noi per prendersi conto che un altro modo di fare relazioni è necessario, dal locale al globale?

Non esistono ancora risposte a tutto questo, se non sporadiche. Zerocalcare ci ha raccontato di una Kobane resistente all’Isis e a un Occidente connivente che ha interesse a non fermarlo, una Kobane che mette al centro della sua politica le relazioni, i centri di ascolto per le donne e il rispetto per la terra. Mentre fa la resistenza.

L’Italia che ama le commemorazioni, invece, anche quest’anno mette in calendario il 25 novembre, ma forse quest’anno grazie all’iniziativa Nonunadimeno (manifestazione del 26 novembre) le donne riusciranno a far sentire un po’ di più le loro parole, anche a quei media che non vogliono capire che la violenza di genere non è un raptus o una follia, ma l’ovvia conseguenza di una società che insegna violenza e dominio.

Forse è arrivata l’ora che anche gli uomini (i maschi, quelli che di solito non parlano di questioni di genere perché appunto sono maschi) si pongano domande su quello che sono e che fanno durante la loro vita.

Un’occasione per affrontare questa necessità la dà l’iniziativa #Primadellaviolenza – Giornate nazionali contro la violenza maschile, in corso in questi giorni in tutta Italia. Le giornate danno seguito ad un appello lanciato quest’estate da singoli e associazioni, che chiedono agli uomini di mettersi in gioco e prendere parola a partire da sé rispetto ai modelli della violenza di genere.

Il primo incontro c’è stato sabato 15 ottobre a Livorno, gli ultimi saranno ai primi di novembre. Venerdì 21 ottobre ci sarà a Roma la giornata centrale, che vedrà numerosi spazi aperti a discussioni, laboratori e azioni di piazza, durante tutta la giornata, per affrontare il tema della violenza maschile contro le donne, focalizzando le attività sul maschile ma restando aperti al confronto fra uomini e donne.

Di seguito, i riferimenti alle iniziative

PRIMA DELLA VIOLENZA. APPELLO

COMUNICATO GIORNATE NAZIONALI – TUTTE LE DATE

PROGRAMMA COMPLETO 21 OTTOBRE ROMA

 

L’IMMAGINE è ripresa dal sito MASCHILE PLURALE

Gianluca Ricciato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *