Chernobyl: 30 anni dopo

ChernobylGreenpeace (*)

Trenta anni dopo l’inizio del disastro di Chernobyl, più di 10.000 km2 di terra sono ancora inutilizzabili per le attività economiche, e circa 5 milioni di persone vivono in zone ufficialmente contaminate (1,1 milioni in Bielorussia; 1,6 milioni in Russia e 2.3 milioni in Ucraina).
La ‘zona di esclusione’ di 30 km intorno al reattore rimane altamente contaminata e inadatta alla vita. A 10 km dall’impianto gli alti livelli di contaminazione renderanno impossibile ripopolare la zona per decine di migliaia di anni. Ancora più preoccupante per la sicurezza della popolazione sono le aree con alti livelli di contaminazione radioattiva, i cosiddetti “hot spot”, scoperte al di fuori delle zone di evacuazione. Non ci sono restrizioni per le persone che entrano in questi settori.
La contaminazione radioattiva da isotopi come il cesio 137 e lo stronzio-90 è diminuita di un fattore due dal 1986. Mentre per il cesio 137 la contaminazione è diminuita in molti prodotti agricoli, essa persiste ancora nei funghi selvatici, bacche e carne, ed è addirittura aumentata in qualche caso. In molte zone rurali, è la produzione locale che rimane la principale fonte di esposizione alle radiazioni della popolazione.
Nel corso del tempo, è cresciuto il contributo degli ecosistemi forestali, che rappresentano circa un terzo del zona contaminata, all’introduzione dei radionuclidi nell’organismo umano.
E’ noto come nelle zone paludose sia maggiore l’accumulo di radionuclidi. Quando la vegetazione raccolta da queste aree contaminate viene regolarmente trasformata in fieno per le mucche, i radionuclidi si accumulano nell’animale e nel latte.
La contaminazione del latte in molti villaggi è superiore ai limiti di ammessi in Ucraina, e questa situazione non dovrebbe migliorare nel prossimo futuro, perché é terminato l’uso di contromisure.

I livelli di Stronzio-90 nel grano sono aumentati in modo significativo negli ultimi 15 anni, e anche nel legname boschivo, usato come combustibile nelle abitazioni private rurali.

In Ucraina la produzione locale rimane la principale fonte di esposizione radioattiva nelle zone rurali contaminate in seguito all’incidente di Chernobyl.
Per capire meglio come la contaminazione colpisce la vita dei sopravvissuti di Chernobyl, nell’autunno 2015 Greenpeace ha effettuato due piccole indagini sulla contaminazione residua da radionuclidi sugli alimentari prodotti localmente e sui prodotti forestali. La prima indagine è stata effettuata in due regioni dell’Ucraina: la regione di Rivne e la regione di Kiev. La seconda è stata effettuata nella regione di Bryansk in Russia, scegliendo aree selezionate attorno alle città di Novozybkov e Zlynka.

chernobyl1L’indagine in Ucraina

L’analisi di campioni di latte, grano, funghi, fieno e legno, raccolti in un certo numero di villaggi ad ovest e sud-ovest della centrale nucleare di Chernobyl nei mesi di agosto-settembre 2015 ha riconfermato che alti livelli di contaminazione da radionuclidi, sia cesio-137 (137Cs) che stronzio-90 (90Sr), ancora persistono quasi 30 anni dopo l’incidente.
In 50 campioni di latte raccolti da tre villaggi nella regione Rivne, situata a circa 200 km dalla centrale nucleare di Chernobyl, su tutti – tranne quattro – sono stati rilevati
livelli di 137Cs  superiori al valore limite ucraino per il consumo da parte degli adulti, e tutti erano sostanzialmente al di sopra del limite per i bambini.

Un campione del fieno destinato al bestiame, raccolto da una fattoria in uno dei villaggi, conteneva livelli di 137Cs che potevano facilmente spiegare l’elevata concentrazione trovata nel latte.
Anche se i funghi erano scarsi al momento del prelievo a causa della siccità, un unico campione fresco aveva una concentrazione di 137Cs doppia rispetto al limite ucraino per il consumo umano. Su sei campioni di funghi secchi, immagazzinati dalle famiglie locali dopo la raccolta nel 2014, i livelli di 137Cs variavano da quattro a sedici volte il valore limite per i prodotti secchi.
Il 42% dei campioni di grano raccolto dai campi nel distretto di Ivankiv, nella regione di Kiev, situata a circa 50 km dalla centrale nucleare di Chernobyl, aveva una concentrazione di Stronzio 90 superiore al valore limite per il consumo umano, e in due casi risultava più del doppio.
Su
12 campioni di legno raccolti nelle foreste del distretto di Ivankiv, nove hanno superato i
limiti ammessi in Ucraina per lo 90Sr nella legna da ardere. In un singolo campione di cenere raccolto da un forno di una famiglia che utilizzava il sottobosco locale come combustibile, i livelli di 90Sr erano più di 20 volte superiori al campione di legno più contaminato.

chernobyl2L’indagine in Russia

Nell’ ottobre 2015, un gruppo di ricerca di Greenpeace ha visitato diversi luoghi della regione di Bryansk, Russia, per mappare i livelli radioattivi in generale, e per raccogliere campioni di cibo e prodotti forestali utilizzati per il consumo locale. Lo studio ha dimostrato come alti livelli di cesio-137 ancora persistano in una vasta gamma di prodotti alimentari e forestali prodotti nella regione di Brjansk.

Sono stati analizzati campioni di funghi selvatici, mirtilli rossie uva. Tutti i campioni di funghi e mirtilli analizzati contenevano 137Cs sopra i valori limite.
I campioni di latte analizzati contenevano livelli di 137Cs rilevabili, ma tutti ben al di sotto del consentito (50 Bq / kg).
Cinque dei sei pesci analizzati contenevano 137Cs sopra i livelli ammissibili, con un livello massimo di 300 Bq / kg. Questo dato è importante, perché i pesci sono stati catturati in una zona con una
contaminazione relativamente bassa a terra. Tuttavia il cesio radioattivo può accumularsi nei sedimenti dei bacini.
I livelli di radionuclidi rilevati nei campioni di legno sono stati confrontati con i valori limite per il legno da costruzione, per la legna da ardere e per la legno per carpenteria, tenendo conto dei diverso  usi
possibili del legno. Tutti e quattro i campioni di legno contenevano 137Cs al di sopra dei livelli ammissibili. Un campione di legno proveniente da una segheria in Novozybkov ha mostrato 6000 Bq / kg di cesio radioattivo in più del consentito.
La mappatura delle radiazioni di Greenpeace ha chiaramente illustrato come le foreste continuino ad agire come deposito per la contaminazione radioattiva.
Nei villaggi i rischi di radiazioni possono essere dietro l’angolo: nel parco giochi per i bambini della città di Zlynka sono state rilevate
dosi di radiazioni di 0,84 microsievert per ora (mSv / h) a 1 m e 1.6 mSv / h a 10 cm di altezza da terra. Inoltre, in un giardino della scuola in Stariy Bobovichi, sono state rilevati livelli di radiazione di 0,6 mSv / h a 1 m e 1.1 mSv / h a 10 cm.

Nel villaggio di Polyana l’analisi del terreno ha mostrato una contaminazione superiore a quella ufficiale. A Bryansk la maggior parte degli insediamenti in aree classificate come ‘zona di evacuazione’ non sono mai stati evacuati, e la popolazione è in costante rischio di esposizione a radionuclidi.

Molte delle persone in aree contaminate continuano a consumare gli alimentari prodotti localmente, e il controllo degli alimenti è limitato. L’analisi di campioni di legno dimostra che esiste un grave rischio di commercializzazione del legno contaminato, trasportato anche fuori della zona Bryansk, in altre parti della Russia o anche all’estero.

Le aree contaminate non sono recintate.

(*) Traduzione di un estratto dal dossier di Greenpeace ‘Nuclear scars: the lasting legacies of Chernobil and Fukushima’, marzo 2016 .

alexik

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