Chi tocca i fili muore – di Mark Adin

Qualcuno ricorderà l’avviso, contenente l’immagine di un teschio con tanto di femori incrociati, che ammoniva nei pressi di tralicci o fili dell’alta tensione. Monito otto/novecentesco, quando la più temibile forma di energia era quella prodotta dalle centrali elettriche, quelle immortalate dal vigoroso segno pittorico del Sant’Elia. Poi i tempi cambiano (ma non troppo) e compaiono altri pericoli da temere.

Oggi si rischia di cadere fulminati da altre forze, alcune più nuove, alcune più vecchie: tra queste ultime, mai toccare i preti, mai attaccare il Vaticano.

Forse è un po’ loffio bagnarsi nel main stream delle polemiche sanremesi, avrei voluto vantarmi di essere tra coloro che del festival non avevano visto manco un minuto, ma alla fine è prevalsa la curiosità, facendo zapping, di vedere Celentano 2, la precedente puntata non l’avevo seguita. E, per quanto mi riguarda, non è stato tempo perso. I lugubri fischi provenienti dal loggione mi hanno fatto venire un po’ di pelle d’oca.

Di cosa sto parlando? Posso dire di cosa non intendo parlare: non del falso stupore, col quale si è finto di meravigliarsi del fatto che Adriano la facesse grossa, l’operazione era chiarissima. Non del fatto che la politica, certa politica, corresse in soccorso del più forte. Non del fatto che si tenesse l’audience e si buttasse a mare il Molleggiato. Insomma nulla di quel mercato cinico e volgare che è l’intrattenimento televisivo.

Proviamo a cancellare i grandi elementi di disturbo per mettere a fuoco un dettaglio, di tutto questo. Di Celentano in sé, non interessa. Comunicatore esperto, ha saputo dosare con grande abilità mediatica le sue apparizioni televisive, ha saputo costruire intorno a sé quell’aura carismatica che nessun altro cantante possiede,  accorto manager di se stesso, Paperone.

Dell’uso personalistico di un mezzo di comunicazione pubblico, mi vien da sorridere, anzi da sghignazzare, se penso a coloro che oggi ardiscono parlarne dopo una stagione che ha visto il trasformarsi del servizio pubblico in zerbino sul quale tutti si sono puliti i piedi.

Che non sia molto elegante invitare qualcuno a chiudere un giornale (peraltro era chiarissimo dove volesse parare il profeta della via Gluck) ce ne possiamo fregare parimenti.

C’è una cosa che proprio non va giù: tutto è criticabile, tutto è fattibile, si scherza coi fanti ma … bisogna sempre lasciar stare i santi.

Perché chi tocca i fili, muore.

La santa armata dei Formigoni, dei Lupi, dei Giovanardi, insieme allo stuolo servile di Guardie Svizzere sotto mentite spoglie, si mette in marcia e urla tutto il suo peloso disprezzo, alzando le alabarde e organizzando la claque per fischiare Celentano. Si può parlare dei temi più scabrosi, si può essere anche assai violenti, si può lasciare intravedere un pube, ma certe cose no: non si tocchi il Vaticano.

Potremo mai avere uno Stato laico? Non credo. E il problema non riguarda solo Adriano, ovviamente.

Mi ha colpito sentire, da parte di Marco Travaglio, che la corruzione e la concussione siano fenomeni, insieme all’evasione fiscale, poco praticati nel Nord Europa. Il motivo sarebbe, secondo l’analisi del giornalista, che il modo di pensare delle popolazioni toccate dalla Riforma sarebbe radicalmente diverso dal nostro. Traduzione: i Paesi del Nord non sono da secoli sotto l’influenza vaticana, e si vede! In particolare, mi riferisco ai Politici tedeschi e inglesi, che si sono tolti dalla scena per manchevolezze che in Italia sarebbero considerate non dico veniali, ma persino comuni, come affibbiare a qualche familiare, che usa poco la macchina, una multa dell’autovelox, o come il Presidente della Germania, che si è dimesso per essersi fatto fare un prestito da un amico imprenditore a tassi non usurari, mutuo che avrebbe pagato, peraltro, con soldi suoi, legittimamente guadagnati, per acquistare una casa “consapevolmente”, diciamo pure non a sua insaputa come usa in Italia.

Mi ha colpito questa affermazione di Travaglio per la sua forma esplicita, per il suo esternarsi privo di allusioni e giri di parole. Secondo il suo punto di vista, al Nord ci sarebbe dunque un’etica diversa, basata su una diversa cultura proveniente da Lutero e Calvino, i quali fecero i conti con il mercato delle indulgenze e dei titoli ecclesiastici e si allontanarono dalla Chiesa di Roma e dalla sua corruzione. Diversamente in Italia, il Vaticano, nonostante Porta Pia, è tuttora in grado di influenzare pesantemente la politica, ma non solo. Oggi il potere, anche economico, della Roma papalina, infiltra e condiziona molte delle nostre Istituzioni.

Verificare è facile: basta chiederlo, per esempio, a chi lavora grazie alla iscrizione nei ruoli in associazioni come la “Compagnia delle Opere”, braccio economico di Comunione e Liberazione. Sia chiaro, non vedo nulla di strano nell’associativismo in sé, laico o religioso, mi pongo però una domanda: il fatto di scegliere un fornitore, un collaboratore, un professionista, nel novero dei propri iscritti preferendolo ad altri, solo per un fatto di appartenenza, non costituisce in nuce un elemento di pericolosa turbativa?

Questo fenomeno, di notevoli proporzioni, insieme ad altri (si vada dalla presenza massiccia di C.L. negli ospedali lombardi, fino all’Opus Dei ai gradini più alti delle istituzioni) trova poco spazio, unitamente alle sue implicazioni, sui Media. Si parli pure della asfissiante presenza dei partiti, della P2, della P3 e della P4, ma si taccia sul potere, diciamo così, confessionale, né si attacchino gli organi di informazione della sua area.

Vale per Celentano, vale per tutti, il messaggio è chiaro: chi tocca i fili muore (senza conforto religioso, of course).

Mark Adin

Redazione
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5 commenti

  • NUlla da aggiungere, grazie Mark!

  • anche io ringrazio MA aggiungo: sapere di più del libro (dall’aria antica) che illustra-apre il post?
    (la curiosità uccise il gatto, dunque: “bau”)

  • vogliamo parlare delle ore di religione (2) obbligatorie (con la scelta di non prendervi parte per bambini di religione diversa da quella cattolica o atei) nella scuola pubblica di uno stato laico? e vogliamo dire che le insegnanti della scuola primaria (cioè elementare) che desiderano insegnare religione nella propria classe devono frequentare un corso di aggiornamento della validità di tre anni (quindi con scadenza molto limitata), avere una lettera di presentazione del proprio parroco che certifichi la “moralità” della persona? E vogliamo anche dire che le insegnanti “specialiste” di religione, cioè quelle che insegnano solo religione in diverse classi, vengono scelte dalla curia ma pagate dallo stato? questa è la sudditanza dello stato nei confronti della chiesa!

  • L’ora di religione è rimasta l’unica ora in cui si affrontano, nella scuola italiana, problemi morali. E’ uno dei pochi ambiti, specie alle medie e alle superiori, in cui lo studente è interrogato ed interroga nella sua globale dimensione di persona. E’ un momento di trasmissione, spesso critica, della tradizione, altrimenti elusa nella frettolosa opzione del babbo natale della coca cola e del ben poco sovversivo carnevale di halloween.
    La dimensione del sacro va affrontata, ed eventualmente smascherata, tenuta in disparte come un parente povero, alimenta fabbricanti di oroscopi e sette totalizzanti.
    E infine, in un paese dove ancora molti si dicono cattolici, è meglio avere dei buoni cattolici: il cattolicesimo romano delle parrocchie si è dimostrato migliore del luteranesimo analfabeta dei lumbard.

  • Giovanni XXXIII , detto anche – il papa buono – ( gli altri com’erano allora ? )
    Ebbe a dire – vediamo con sfavore certe forme di fede che sconfinano con la superstizione – non ricordo le parole esatte ma il senso era grosso modo questo,
    a cosa poteva riferirsi se non a scoagulazioni, stimmate neppure collocate nel posto giusto, statue che piangono e altre suggestioni. Da non credente rimpiango quel papa e il suo troppo breve papato. Da non credente mi piacerebbe uno stato laico, sarebbe un bene per tutti, atei o credenti in qualunque dio che per esserlo non può che essere lo stesso vissuto con diverse sensibilità. Temo comunque maggiormente uno stato etico, addirittura ho la sensazione che di fatto siamo già in presenza di queste due degenerazioni le quali tendono a coesistere a danno. della libertà di pensiero

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