Chi vuole imbavagliare «Avvenire» e «il manifesto»

di Domenico Stimolo

Vorrebbero  dare una bella spinta per fare chiudere il manifesto e Avvenire più altre testate giornalistiche

Due quotidiani che hanno come riferimento strutturale fonti ben diverse ma che convergono sulla difesa della Dignità e dei Diritti Umani di tutti, con particolare attenzione ai profughi e ai migranti.

Il Manifesto – fondato nel giugno 1969 come mensile, quotidiano da aprile 1971 – , giornale storico della sinistra-sinistra, porta iscritta (a fianco della testata) la dizione «quotidiano comunista».

Avvenire – fondato nel 1968 – si definisce “ quotidiano di ispirazione cattolica”.

Due mondi (redazionali e per acquirenti) molto diversi per le “ragioni” di origine e sulle motivazioni storiche e “dottrinali”. Convergenti però sui diritti infranti degli ultimi.

Due quotidiani indubbiamente antirazzisti! Nel corso degli anni sono stati sempre in prima linea nel denunziare le pratiche discriminatorie mosse – in iniziative politiche  e legislative – contro profughi e migranti approdati nella nostra Italia alla ricerca di pace, fuggiti da guerre, fame, dittature e disastri ambientali, e contro le campagne di odio biecamente aizzate nei riguardi di donne, bambini, uomini, indicati come  “umani diversi” poiché non portatori delle “caratteristiche” dell’italianità, ripescate dalle dicerie razziste in auge durante il ventennio dittatoriale fascista, mai sopite nelle coscienze che negano la libertà, fratellanza e reciproco sostegno.

Due quotidiani che nell’impegno editoriale hanno sempre assunto chiare posizioni di condanna sul continuo dramma che si consuma da diversi anni nei nostri mari, contro la chiusura dei porti italiani alle navi delle ONG (e non solo) intensificatosi in maniera drammatica in questa ultima fase temporale, a sostegno alla pregiata azione umanitaria eseguita da parte delle navi gestite dalle Organizzazioni non governative, dedite al salvataggio nel Mar Mediterraneo di vite umane. Mare che nel corso degli anni ultimi ha visto l’affogamento di tante migliaia di donne, bambini e uomini.

Disastri civili giganteschi determinati dalle scelte politiche di governanti e forze politiche che di fatto – negando la realizzazione di canali di ingresso formali, rinnegando i princìpi democratici di accoglienza e asilo conquistati a seguito della sconfitta del nazifascismo – vorrebbero trasformare l’Italia e l’Europa in una fortezza razzista, succube di discriminazioni e di nuovi modelli persecutori. Un tragico passato, ancora recente e vivo nella memoria diretta, che si vorrebbe fare ritornare in auge travisato con altre bandiere.

Ebbene, il governo 5 Stelle-Lega nel Def – Documento di Economia e Finanza – ha inserita una risoluzione finalizzata a “un graduale azzeramento del contributo del Fondo del pluralismo”. Suddetto fondo (nato nel 1990: articolo 3, comma 3, legge 250/1990) è finalizzato a dare contributi pubblici ai giornali.

Nel corso dell’ultimo decennio a seguito delle modifiche legislative intervenute  i fondi economici stanziati sono stati già sostanzialmente decurtati: 180 milioni di euro del 2007, 63 milioni nel 2016. Attualmente solo 6 quotidiani nazionali su un complessivo di 63 testate, su un totale di 305 referenti, ricevono contributi, per il 31% del totale complessivo: Avvenire (5,9 milioni), Libero (3,7), il manifesto (3), Primorski (minoranza slovena: 2,5 milioni), Dolomiten (minoranza sudtirolese: 1,6 milioni),  Il Foglio (ottocentomila euro).

Nel corso del 2016 sono stati erogati fondi a 305 strutture informative: 54 testate di impostazione generalista (di taglio locale – contributi consistenti per 2,8 milioni di euro riguardano il “Quotidiano del Sud”, diffuso in tre grandi regioni del Sud cioè Campania, Calabria, Basilicata), 121 settimanali in gran parte stampati negli ambiti diocesani, 87 periodici dedicati agli italiani all’estero, 33 periodici dedicati ai non vedenti, 10 organi informativi di associazioni dei consumatori. Nel corso degli ultimi due anni alcune testate sono venute meno.

I requisiti fondamentali previsti dall’attuale legge si riferiscono alle «imprese editrici di periodici che risultano esercitate da cooperative, fondazioni o enti morali, ovvero da società la maggioranza del capitale sociale delle quali sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali, che non abbiano scopo di lucro».

Complessivamente un’ampia ed articolata struttura informativa, con finalità molto diversificate, giusto per cercare di dare una concreta risposta al diritto fondamentale  di pratica della libera informazione, con riferimento esclusivo alle attività giornalistiche che non hanno scopo di lucro.

In questo quadro spicca, con riferimento alle motivazioni precedentemente evidenziate, il ruolo dei due quotidiani: il manifesto e Avvenire

Il «graduale azzeramento» che il Governo intende realizzare suscita grande allarme democratico. Se concretizzato, verrebbero meno – a centinaia –  strumenti informativi che rappresentano un segmento molto  diversificato e significativo nell’esplicitazione del diritto sulla libertà di stampa. I contributi erogati si riferiscono a giornali e periodici che annualmente vendono 95 milioni di copie (8% del totale). Sono impegnati 1600 giornalisti e lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato.

Si apre un altro importante fronte di Resistenza.

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di Paolo Moisello (www.afnews.info)

 

Redazione
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2 commenti

  • Gian Marco Martignoni

    Grazie a Domenico per la puntuale illustrazione della vicenda attinente la cancellazione del pluralismo informativo . Purtroppo, abbiamo a che fare con canaglie politiche, che soffrono come la peste il diritto di critica. Al di là di Salvini e dei leghisti che stiamo vedendo in azione a Lodi, Monfalcone, nella regione Veneto, oltre che a Riace in quanto a lesioni del corpo dei diritti, anche quel bell’imbusto di Di Maio – ” questo giovanotto dall’aspetto di fidanzatino ideale per ogni mamma di destra, compito e impiegatizio “, stando alla bella descrizione di Alessandro Dal Lago in ” Blind Killer ” – , non è secondo a nessuno per gli attacchi velenosi alla carta stampata. D’altronde, i rapporti di forza contano… e quindi mobilitiamoci in ogni luogo e situazione per evitare che i diritti di ogni specie e qualità vengano calpestati da questo governo più che reazionario e di destra.

  • Francesco Troccoli

    Situazione allarmante. Però, per completezza, bisognerebbe ricordare anche la posizione del direttore di Avvenire all’indomani (anzi un mese dopo) delle ultime politiche, quando Tarquinio, intervistato su corriere.it (17 aprile), dichiarava: “Con M5S molte sensibilità in comune”, sdoganando di fatto Di Maio come interlocutore del mondo cattolico e così contribuendo al disastro di cui oggi piangiamo le conseguenze.

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