Chiari(menti) e black(bloc)

di Enrico Euli

Chiarisco: non partecipo da tempo a cortei, non mi interessano. Soprattutto quelli senza black bloc.
I cortei e le marce, e le petizioni, e gli scioperi di un giorno non servono, se non a salvarci la coscienza e a coprire la collusione.
Perchè i black bloc hanno ragione su un punto: siamo in guerra.
I pacifici, invece, si comportano ancora come se l’avversario fosse persuadibile su basi argomentative o attraverso generiche proteste.
E magari sono pronti anche a ‘dialogare’ con Draghi, che ‘li comprende’.
Le politiche FMI nel mondo, l’onda all’università, la vicenda Tav e la Grecia dovrebbero averci già detto tutto, basta solo vederlo e trarne le conseguenze (solo?).
Vi sono due cose su cui invece i black bloc (e tutti quelli che non fanno oggi una chiara scelta nonviolenta) sbagliano di brutto:

  • sbagliano (eticamente) a utilizzare ingenue iniziative di tartarughe senza guscio per parassitarle. Se vogliono fare la guerriglia che la facciano apertamente e da soli. Inizino ad agire come falangi e si organizzino i loro happening, distruggano quel che possono, e si scontrino con la polizia e la violenza dello Stato, senza infiltrarsi, senza coprirsi e farsi coprire. Può darsi che, a un certo punto, come nel ‘Regno a venire’ ballardiano, siano anche assunti da una città mercato come animatori.
    A proposito di ‘zona grigia’: quando mi sono trovato a tentare di condividere la velleitaria boutade bertinottiana della ‘svolta nonviolenta’ dentro Rifondazione, i Giovani Comunisti del partito mi dicevano che non si poteva fare, perché il loro modello era il Che e non Gandhi. Bene, dicevo, allora organizzate la guerriglia in Italia! Qualche mese dopo sono entrati nel governo Prodi.
  • – sbagliano (politicamente) perchè quel che otterranno con la loro violenza distruttiva sarà solo un bel governo di emergenze e di unità nazionale, condito da leggi Reale bis e nuovi anni di piombo o di latta per tutti. il ventre molle della balena bianca ci ri-accoglierà tutti nel suo amoroso grembo rigonfio di grandi bastoni e piccolissime, sempre più piccole, carote. Ma tanto, credo, il Grande Centro al centro della politica italiana lo avremo comunque (anche senza i nostri cari black). Perchè, sinceramente, ce lo meritiamo…

UNA PICCOLA NOTA

A questi chiarimenti Enrico Euli aggiunge un suo raccconto semi-fantascientifico che aveva scritto dopo Genova, mai pubblicato. Io volevo postarlo in data 33 luglio 2001 ma il “sistema” non lo accetta perciò se volete leggerlo dovete cercarlo alla data (anch’essa arbitraria) del 30 luglio 2001 sotto il titolo “False storie vere“. Il dibattito ovviamente continua. Chissà se si tradurrà anche in fatti concreti (db)


Redazione
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5 commenti

  • ginodicostanzo

    Quindi? la proposta di Euli quale sarebbe? non ho capito quale sarebbe la sua strategia vincente, visto che questi e quelli non vanno bene, perché sono o inefficaci o dannosi… quindi?

  • le proposte del nongenerale Euli (o almeno così sono state intese da db+4, vedi il post di sabato) sono di arruolare nontruppe su tre punti di azione nonviolenta sovversiva.
    A me piacerebbe e sembrerebbe utile agire immediatamente (o quasi); noi 5 ci siamo virtualmente dichiarate/i pronte/i all’azione, magari preceduta da brevi corsi di “addestramento”-chiarimento.
    E poi? e voi? E tutti noi? E quando, e dove, e come, con chi? Che dei trentenni e ventenni chiedano un aiuto ai cinquantenni-sessantenni mi lascia un po’ stupefatto…. Confesso che (dai miei acciaccati 64 anni) mi sento quasi come Clint Eastwood e soci nel fim “Space cowboys”. Lì’ va quasi tutto bene, però appunto è un film. Ad ogni modo io ci sto e credo anche Agnese, Eugenio, Marco-3 e Pupa… mal di schiena permettendo. (db)

  • Non resisto alla tentazione, di cui mi pentirò subito, d’intervenire nel dibattito. Euli mette coerentemente in luce le contraddizioni dell’odierna sinistra(ta) e dei cosiddetti movimenti. Ma del resto il problema secondo me non è se bisogna essere violenti oppure no, bisogna decidere che cosa si vuole. Per decidere che cosa si vuole, che mondo vogliamo, bisogna naturalemente mettersi d’accordo, seguire una linea coerente e decisa. Al di là delle proposte sull’immediato (non vedo soluzioni praticabili in tempi brevi) bisognerebbe che sinistra(ti) e movimenti si mettessero d’accordo sull’analisi del mondo capitalistico attuale. Come dicevo in privato a db, a mio modesto parere, il capitalismo di oggi non differisce in nulla dal capitalismo dell’Ottocento se non per un po’ di maquillage (infatti si parla di neoliberismo, non di qualcosa totalmente altra rispetto al liberismo); la regola numero 1 del Capitale è sempre stata fottere il lavoro e non mi pare che oggi ci siano grandi differenze nonostante le chiacchiere a mai finire da tutti i lati. Per cui, se è vero che il Capitale è ancora quello della cosiddetta “Età Moderna” allora il cosiddetto “Postmodernismo” semplicemente NON ESISTE ma è solo un vicolo cieco in cui movimenti e sinistra si sono bloccati. A problemi “Moderni” si danno risposte “Moderne”. Quello che voglio dire è che le uniche realtà che tra 800 e 900 sono riuscite a conquista reali e pesanti diritti per i lavoratori sono stati i Partiti (socialista, comunista e persino parte della DC) e i sindacati. Oggi, dopo quasi 20 anni di militanza nel mio piccolo in reti, forum, centri sociali, basterebbe chiedersi quali sono i risultati (non) ottenuti per farsi venire almeno il dubbio e rivedere queste posizioni “postmoderniste” e rivalutare il ruolo storico delle realtà novecentesche. Naturalmente il mio non è un invito a votare PD o Vendola, ci mancherebbe, ma bisogna chiedersi (e naturalmente io mi rispondo di sì) se non bisognerebbe tornare a pensare alla creazione/organizzazione di un partico “pesante” (e non “leggero” come dice Veltrusconi) radicato nel territorio (cioè che fa attività che servono al territorio con scuole, supporto sociale, case del popolo, etc. etc.) e con una linea politica (quasi) monolitica in cui l’uso o meno della violenza non è la scelta principale (che dev’essere invece il modello economico-politico), ma naturalmente se il neosquadrismo capitalista avanza, la cosiddetta “violenza” non sarà una scelta, ma sarà qualcosa che verrà di per sè, che lo si voglia o no. Naturalmente tutto il discorso è molto più complesso, mi scuserete le brutali semplificazioni, ma credo di aver reso un poco l’idea.

  • sul “manifesto” del 3 settembre 2014 c’è una notizia tragica: il suicidio di Leonardo Vecchiola, detto Chucky.
    Era uno degli arrestati per gli scontri a Roma del 15 ottobre 2011: accuse gravissime (tentato omicidio, devastazione, saccheggio….). Il 16 novembre 2011 venne scarcerato perchè video e foto dimostravano che lui era altrove. Quella breve detenzione e il “massacro mediatico” erano stati molto pesanti, ne hanno segnato la vita. Su “il manifesto” (appunto del 3 settembre) una lettera (di Davide Rosci) più un breve articolo – dove si citano l’Osservatorio contro la repressione e i 99 Posse – ricordano che Leonardo Vecchiola era attivo contro l’inceneritore di Acerra e nelle lotte sociali.
    Il suo linciaggio e il suo suicidio mi confermano nella mia idea, più volte espressa in blog, che molto spesso “lo Stato è un terrorismo in grande” (e che “il terrorismo è uno Stato in piccolo”).
    Resto su questo – credo – in disaccordo con Enrico Euli.

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