Chico Mendes, una vita per l’Amazzonia

Chico Mendes, una vita per l’Amazzonia

 di David Lifodi

  La recente approvazione del Codice Forestale non sarebbe piaciuta a Chico Mendes.

Assassinato il 22 Dicembre1988, a soli 44 anni, l’uomo delle foreste e dell’alternativa ai disboscamenti illegali della sua Amazzonia, se fosse stato ancora in vita, avrebbe constatato che purtroppo nulla è cambiato e le sue battaglie non sono riuscite a cambiare il corso della storia.

A fine maggio il Parlamento brasiliano ha infatti concesso un’amnistia per i grandi proprietari terrieri responsabili della deforestazione, mentre il voto favorevole al Codice Forestale, passato a larga maggioranza con ben 410 voti favorevoli e solo 63 contrari, ha significato servire su un piatto d’argento ai latifondisti la proprietà di disporre dell’Amazzonia a loro piacimento. Il Codice Forestale autorizza in pratica il desmatamento (disboscamento) selvaggio, un fatto preoccupante che si aggiunge alle statistiche, già da brivido, del periodo marzo-aprile 2011: nel solo Mato Grosso la deforestazione è aumentata del 500% a vantaggio dei grandi latifondi di soia. E’ vero che la legge deve essere ancora approvata dal Senato e che l’attuale presidenta Dilma Rousseff può porre il suo veto su alcune parti del Codice Forestale, ma risulta evidente che adesso, come ai tempi di Chico, le battaglie ambientaliste vanno a mettere in crisi enormi interessi economici e rivelano le contraddizioni di governi sulla carta progressisti e per certi aspetti all’avanguardia su temi quali diritti civili e politici. Il riferimento, puramente voluto, è ai precedenti mandati di Lula, che certo ha contribuito a trasformare il Brasile in una potenza economica di primo piano, ma al tempo stesso ha percorso la strada di un’ambigua leadership sub-imperialista  a livello regionale. Cosa avrebbe detto in questo caso Chico Mendes, che pure aveva partecipato insieme a Lula a numerose manifestazioni di lotta contro la repressione dei seringueiros, i lavoratori dediti all’estrazione del caucciù?  In un libro ormai introvabile, Chico Mendes – Con gli uomini della foresta (Edizioni Sonda, 1989), uscito poco più di sei mesi dopo il suo assassinio, è lo stesso leader ecologista a parlare di un’alternativa praticabile ai disboscamenti nel polmone verde del mondo. Mendes ritiene necessarie per il futuro dell’Amazzonia le riserve estrattive, cioè il riconoscimento di aree di foresta concesse ai seringueiros organizzati in cooperative, senza titoli individuali di proprietà: “in esse saranno rispettate la cultura e le forme tradizionali di lavoro dei seringueiros, che continueranno a realizzare l’estrazione di prodotti di valore commerciale come la gomma, la caccia e la pesca non predatorie, assieme a piccole coltivazioni di sussistenza , in armonia con la rigenerazione della foresta”. La riserva estrattiva, per Chico Mendes, rappresentava un’alternativa ecologicamente compatibile, anche a livello economico, per il futuro dell’Amazzonia. Difficile da realizzarsi, al giorno d’oggi, in un contesto in cui i governi (quello brasiliano nel caso specifico) sono di fatto ostaggio delle grandi corporations e costretti a nominare ministri in realtà tecnocrati graditi alle lobbies della soia piuttosto che dell’agrobusiness. Il famoso Pac (il Programma di Accelerazione della Crescita), di estrazione lulista e molto apprezzato da buona parte dei vertici del Partido dos Trabalhadores (da cui proviene anche Dilma) ha cercato di coniugare economia e sviluppo sostenibile, ad esempio magnificando le dighe come opportunità di lavoro per la popolazione, oppure giustificando la riqualificazione di aree urbane delle metropoli come occasione di migliori condizioni di vita per tutti, ma in realtà ne hanno approfittato multinazionali delle costruzioni e imprese immobiliari senza scrupoli pronte a qualsiasi operazione di speculazione edilizia. Nonostante tutto, l’insegnamento che ci ha lasciato Chico Mendes è stato quello di lottare per una maggiore democratizzazione della società brasiliana attraverso le rivendicazioni dei seringueiros, tra i quali aveva cominciato a lavorare fin da quando aveva 9 anni. In un stato povero come l’Acre, al confine con Perù e Bolivia e dove si trova la cittadina di Xapurì, che ha dato i natali a Chico Mendes, emergono ancora, e in modo più drammatico rispetto ad altri stati del Brasile, numerosi conflitti socio-ambientali, dai progetti estrattivisti alla pesca intensiva passando per la deforestazione massiccia del territorio voluta dai grandi proprietari, desiderosi di utilizzare le terre per il pascolo e la presenza delle multinazionali farmaceutiche sempre in cerca di nuovi brevetti. Eppure, la forte repressione che un tempo era condotta dall’Udr (l’Unione Democratica Ruralista) ed oggi dalla cosiddetta bancada ruralista (talvolta anche trasversale agli schieramenti politici), non ha fermato il movimento sindacale-ecologista di Xapurì, molto forte all’inizio degli anni ’80. Cooperative agro-estrattive e progetti alfabetizzazione per i seringueiros avevano messo paura ai vari presidenti succedutisi al Planalto, che pure, fin dagli anni’70 sotto la dittatura militare, intendevano saccheggiare le risorse naturali dell’Amazzonia. Durante quel periodo di violenza dilagante contro i seringueiros, la lotta non violenta tramite gli empates aveva rappresentato un’efficace strategia di lotta. Gli empates (dal verbo empatar, impedire) consistevano  in blocchi pacifici formati da alcune centinaia di persone (comprese donne e bambini) con lo scopo di far desistere i deforestatori, armati di motoseghe e giunti nei luoghi più impervi dell’Amazzonia pur di tagliare gli alberi e rivenderne il legname. Da qui hanno preso spunto, anni dopo, i Sem Terra, durante le loro pacifiche occupazioni delle sedi territoriali dell’Incra, l’Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária in occasione delle rivendicazioni per la Riforma Agraria.

Oggi le mobilitazioni di seringueiros si sono trasformate nelle lotte dei ribeirinhos, dei piccoli agricoltori, dei movimenti ecologisti contrari alle centrali idroelettriche e alla monocoltura della soia: “è necessario che il governo faccia un passo indietro sul Codice Forestale perché è inaccettabile”, spiegano, proseguendo sull’esempio di Chico Mendes  e della sua vita spesa per l’Amazzonia.

 

 

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