Chomsky, gli Hopi, il tempo, Konkachila, la Bolivia…

Recupero dalla rete questo messaggio di Doriana Goracci che rimanda a
http://www.reset-italia.net/2010/09/17/due-chiacchiere-profetiche-con-nonno-noam-e-nonno-hopi/   (db)

Propongo un’intervista  tradotta in italiano da Vanessa Bellardinelli (…) a Noam Chomsky,  tratta da New Statesman con questo titolo  “President Obama is involved in war crimes right now”. E  un video,  sottotitolato anch’esso in italiano, che offre speranze, in questo catastrofico scenario di eventi climatici.
Il protagonista è un altro anziano signore, nativo americano, della tribù degli Hopi.  Dicono che sono profezie, io non ho molta simpatia per i profeti,  perchè stimolano spesso guerre per la pace. I due che insieme vanno per la terza età li amo per la loro lucidità intellettuale e pratica di vita.
Fischiettando “Com’è profondo il mare… perchè pare che pure i pesci  cominciarono a pensare…”realizzare che siamo tutti una famiglia. E’  “come la vita, non c’è una fine della vita.”
Doriana Goracci

Parole di saggezza e profezia Hopi:”Il tempo evolve e arriva in un posto dove si rinnova. C’è prima un tempo per la purificazione, poi  il tempo per il rinnovo. Siamo molto vicini a questo tempo. Ci  dissero che avremmo visto l’America venire e andare, nel senso che l’America sta morendo dall’interno, perché si sono dimenticati le istruzioni su come vivere su questo pianeta. Sta arrivando il tempo in cui le profezie e l’incapacità dell’uomo di vivere sulla Terra in  un modo spirituale arriverà a un incrocio di grandi problemi. Gli Hopi credono, io credo, che se non si è spiritualmente collegati alla Terra, e non si capisce questa cosa,  la realtà spirituale di come vivere sulla Terra, è probabile che non ce la si farà.
Quando arrivò Colombo iniziò quella che noi chiamiamo la prima  guerra mondiale. Perché con lui arrivarono tutti dall’Europa. Alla  fine della seconda guerra mondiale eravamo in America 800 mila. Da
60 milioni a 800 mila. Siamo stati quindi quasi sterminati in  America. Tutto è spirituale, tutto ha uno spirito. Tutto ci è stato  portato dal Creatore. Alcuni lo chiamano Dio, altri Buddha, altri  Allah, altri con altri nomi. Noi lo chiamiamo Konkachila.
Noi siamo sulla Terra solo per alcuni inverni, poi andiamo al mondo  degli spiriti. Il mondo degli spiriti è molto più reale di quanto tanti credono. Il mondo degli spiriti è tutto. Oltre il 95% del  nostro corpo è acqua. Per rimanere sani bisogna bere dell’acqua  buona. Quando gli europei arrivarono con Colombo, potevamo bere da   qualunque fiume. Se gli europei avessero vissuto nel mo(n)do indiano potremmo ancora bere tutta l’acqua. L’acqua è sacra, l’aria è sacra.
Il nostro Dna è fatto dello stesso Dna degli alberi. L’albero  respira quello che noi respiriamo, noi abbiamo bisogno di quello che l’albero espira. Abbiamo quindi un destino comune con gli alberi.
Siamo tutti dalla Terra. Quando la terra, l’acqua e l’atmosfera  saranno compromesse, sarà la Terra a creare la propria reazione. La Madre sta reagendo. Le profezie Hopi dicono che le tempeste e le
alluvioni saranno sempre più grandi. Per me non è una cattiva notizia il fatto che ci saranno grandi cambiamenti. Non è negativo,  è l’evoluzione. Quando si guarda all’evoluzione nel tempo, nulla  rimane uguale.
(…. riferendosi alle scimmie). Noi diciamo sempre: può  darsi sia il vostro antenato, ma non è certo il nostro. E’ un   parente, ma non un antenato.
Bisogna imparare a piantare qualcosa.  Questa è la prima connessione. Bisogna trattare tutte le cose come  spirito. Realizzare che siamo tutti una famiglia. E’ come la vita, non c’è una fine della vita.”

Intervista a Noam Chomsky (traduzione di Vanessa Bellardinelli)
Si considera più uno scienziato o un attivista politico?
Se il mondo dovesse scomparire, sarei felice di dedicarmi esclusivamente alla  scienza che considero molto più interessante e stimolante. Ma  siccome il mondo ha la brutta abitudine di restare, allora debbo  dedicarmi per forza a problemi più impellenti.
Che cosa pensa del  presidente Obama?
E’ coinvolto in crimini di guerra in questo preciso momento. Per esempio, assassinii mirati sono un crimine. E  questi sono aumentati sotto Obama. Se si leggono i documenti  pubblicati da WikiLeaks, ci si trovano numerosi attacchi a civili.
Che cosa ha pensato il giorno in cui Obama ha ricevuto il premio Nobel per la pace?
Guardando alla storia del Premio Nobel,  direi che non è neanche l’esempio peggiore. E poi gli è stato dato prima che avesse il tempo di commettere molti crimini di guerra.
Esiste ancora un valido motivo per rimanere in Afghanistan?
Nel 1985, non ci saremmo mai posti la domanda: “C’è ancora un valido motivo per cui i russi debbano rimanere in Afghanistan?” La verità è che l’invasione è un atto criminale. Quindi la domanda dovrebbe essere questa: “C’è ancora ragione di perpetrare il crimine?” Ma questa domanda presupporrebbe una certa legittimazione. Mettere da parte le domande sulla moralità e la legalità del fatto e semplicemente discutere sui motivi che spingono il governo americano a rimanere è una considerazione troppo spiccia.
Che cosa le piacerebbe succedesse in Afghanistan?
Deve esserci un accordo politico interno. Che ci piaccia o no, i talebani sono afghani, per cui ci deve essere un accordo tra loro. Le potenze geograficamente rilevanti debbono partecipare all’accordo, inclusi Pakistan, India e Stati Uniti – per il semplice motivo di essere lì, non perché abbiano il diritto di esserci.
E’ preoccupato per la mancanza di esperienza in politica estera da parte di Obama?
Non penso che  l’esperienza sia molto utile o per lo meno, un attributo indispensabile per una politica estera sensata. Henry Kissinger aveva molta esperienza. Ma nonostante tutto fu coinvolto nel più grande genocidio in Cambogia.
Gli obiettivi della politica estera statunitense sono giusti?
Prendiamo il più grande obiettivo: il pericolo iraniano. Il regime clericale e brutale in Iran è un pericolo alla popolazione locale e non è certo l’unico da quel punto di vista. Il fatto che l’Iran rappresenti un pericolo per gli Stati Uniti d’America è stato presentato al Congresso di funzionari del Pentagono solo ad aprile – e loro stessi hanno sottolineato che il pericolo non è a livello militare ma a livello di “stabilità” della regione.
E’ d’accordo con questa analisi?
E’ semplice propaganda imperialista. La stabilità per loro equivale a un’invasione del Paese da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna e all’imposizione di un regime di loro scelta. Ma se l’Iran prova ad interferire, allora viene considerato destabilizzante.
Che cosa pensa di David Cameron?
E’ troppo presto per dirlo. Le sue politiche e le sue dichiarazioni non mi hanno di certo colpito.
Cameron ha dichiarato, di recente, che la Gran Bretagna ha un “rapporto speciale” con gli Stati Uniti.
Peggio per l’Inghilterra. Questa relazione rappresenta uno stigma per il vostro Paese da ormai lungo tempo.
Ritiene che Paesi come la  Bolivia abbiano qualcosa da insegnare al resto del mondo?
Sì. La Bolivia è il Paese più povero del Sud America, ed è stato devastato dalle politiche economiche neoliberali. Negli ultimi anni, la maggioranza della popolazione ha conquistato un crescente potere e vinto numerose battaglie contro la privatizzazione dell’acqua. Poi sono entrati nell’arena politica e hanno eletto qualcuno del loro rango. La gente ora si sente più coinvolta nei problemi politici. La loro crescita economica è al momento, penso, la migliore in America latina.
E’ ottimista sul futuro della sinistra?
Non credo abbia molto senso essere ottimisti, come non credo abbia molto senso specularci  sopra. In un modo o nell’altro, gli obiettivi non cambiano.
Vota?
Spesso lo faccio, sebbene senza entusiasmo. Negli Stati Uniti, in pratica c’è un solo partito: il partito degli affari. Questo partito ha due fazioni chiamate Democratici e Repubblicani le quali differiscono tra loro nel modo di applicare le stesse politiche. Sono largamente avverso a queste politiche. Così come lo è la gran parte della popolazione.
Che cosa vorrebbe dimenticare?
Ho molti rimpianti come per esempio, la guerra in Indocina. Sono stato a lungo coinvolto in questa guerra, rischiando anche una condanna alla reclusione. Ma ho il grosso rammarico di essere intervenuto solo a metà degli anni ’60, quando era già troppo tardi.
C’era un progetto dietro?
Beh, avevo qualche linea guida a livello generale. Ma erano così banali che mi vergogno a dirle. Quello che non era banale era invece cercare di applicarle in particolari situazioni.
Siamo tutti spacciati?
Se ci fosse un osservatore su Marte, probabilmente sarebbe sorpreso da quanto a lungo siamo riusciti a sopravvivere. La sopravvivenza della nostra specie è minacciata da due cose: una possibile guerra nucleare e una possibile catastrofe climatica. E noi stiamo coscientemente andando incontro a entrambe. Questo ipotetico marziano probabilmente ne dedurrebbe che gli umani sono un  mero sbaglio evolutivo.

Articolo originale:
http://www.newstatesman.com/international-politics/2010/09/war-crimes-interview-obama

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