Ci manca(va) un venerdì- 14

Dove compare anche Gilbert Keith Chesterton il quale fu… giovedì

di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

«Nel corso del nostro anno triste e razionale, sopravvive una sola festività tra le antiche e allegre ricorrenze un tempo diffuse in tutto il mondo. Il Natale continua a ricordarci le epoche, pagane o cristiane, in cui invece di poche persone che scrivevano poesie, ve ne erano molte che le recitavano»: così scriveva, in modo molto acuto, Gilbert Keith Chesterton che è noto soprattutto per il personaggio del prete detective Padre Brown e per il meraviglioso e ironico «L’uomo che fu Giovedì».

In occasione delle feste natalizie, certe voci si fanno particolarmente insistenti e risulta difficile non essere presi dalla speranzosa sospensione della festa… pur se il Natale è sempre più ridotto a mera speculazione e marketing, dove la sola cosa che importa è aspettare i regali e/o mostrare la facciata della famiglia per bene.

La data di nascita di Gesù Cristo è ovviamente sconosciuta e comunque anche in epoca cristiana non si festeggiava il Natale ma il Sol Invictus, festività romana dedicata alla rigenerazione del (dio) Sole. I protocristiani avevano parole di biasimo per questi pagani che festeggiavano i compleanni. Molti teologi comunque iniziarono a porsi domande riguardo alla presunta nascita, vista la totale mancanza di certificati anagrafici: lo gnostico Basilide e i suoi seguaci identificavano tale data con il 6 gennaio, giorno attestato del battesimo di Gesù a opera di Giovanni Battista, se è provabile tale riferimento, in quanto nasce allora come Figlio di Dio.

Il calcolo del 25 dicembre si basa su complesse operazioni riguardo alla sua plausibilità: il primo riferimento al 25 dicembre lo si trova in Ippolito di Roma, nel 200 dopo Cristo.

In tempi recenti, grazie alle ricerche di Shemarjahu Talmon (dell’Università Ebraica di Gerusalemme) sono stati fatti concreti passi avanti in questo senso. Talmon è stato infatti in grado di ricostruire le turnazioni sacerdotali degli ebrei e applicarle al calendario gregoriano sulla base dello studio del «Libro dei Giubilei» recentemente scoperto a Qumran. Lo studioso israeliano riuscì dunque a stabilire che la data di nascita di Gesù potrebbe essere il 25 dicembre.

A prescindere da tutto questo, penso che una buona risposta alla frase di Chesterton citata in apertura potrebbe essere questa.

«Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare le chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo»: così scrisse Gianni Rodari in «La freccia azzurra». Penso che dovremmo rimetterci a decantare poesie agli altri, come suggerisce Chesterton, tornando inoltre a coltivare l’arte della fiaba, la quale non può in alcun modo prescindere da un pubblico. In sostanza – come si sta tentando in diversi modi – ristabilire una autentica solidarietà, amicizia e fiducia tra le persone, in un momento storico in cui mai come ora regna sfiducia, rancore, rabbia, paura…

E’ importante tornare a donare bellezza, storie e favole, per combattere la dilagante marea che ammorba troppo gli animi. Tornare a giocare davvero, come i bambini: correre, creare giochi con la fantasia e non soli davanti al freddo schermo di un televisore e con una console, dove il solo incontro possibile è nel virtuale.

Tornare a saper ridere del mondo, per non esserne schiacciati.

«Se un bambino scrive nel suo quaderno “l’ago di Garda”, ho la scelta fra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo “ago” importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso? […] Un «libbro» con due b sarà soltanto un libro più pesante degli altri, o un libro sbagliato, o un libro specialissimo?»: così Gianni Rodari in «Grammatica della fantasia», un libro buono per ogni giorno.

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