Ci manca(va) un Venerdì – 33

«Se diciamo una bugia è una mancata verità»: l’Astrofilosofo cioè Fabrizio Melodia fa i conti con la doppia vita e con l’alienità

BarbaraD'Urso
«In realtà sono doppia, ma non doppia nel senso negativo, doppia perché dentro di me c’è una donna grande, una donna adulta, una donna responsabile che ha cresciuto da sola i figli, ha vissuto vari fallimenti anche di progetti di famiglia, di matrimonio… Poi dall’altra parte, c’è invece Carmelita che è la bambina, la ragazzina piena di fragilità, di paure, e quindi ogni tanto Carmelita esce fuori e mi ritrovo comunque a dover evitare di mostrare, perché molte volte io sono qui sorrido sono felice però magari vorrei piangere… Io non posso permettermi di piangere» afferma in una intervista al TgCom del 10 dicembre 2010 la nota attrice e conduttrice televisiva Barbara D’Urso, al secolo Maria Carmela D’Urso, napoletana verace, classe 1957.
Molte donne vivono una doppia vita, una che prende il corpo esteriore, l’altra quella che fa parte del mondo interiore, per molti versi inaccessibile, in cui davvero le donne vivono.
Di fuori non possono mostrare debolezze, men che meno sul lavoro, dove sono spesso oggetto di mobbing feroce da parte non solo di maschi che non sono riusciti a portarsele a letto, ma anche di femmine.
Dentro vivono più di una vita, un mondo interiore spesso contrastato e tumultuoso, come testimonia questa splendida melodia cantata da Fiorella Mannoia: «Abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia | è una mancata verità che prima o poi succederà, | cambia il vento ma noi no | e se ci trasformiamo un po’ | è per la voglia di piacere a chi c’è già o potrà arrivare a stare con noi» a sottolineare quanto la grandiosa fantasia e creatività di una donna sia spesso al servizio della voglia di piacere e troppe volte sfoci nel tradire se stesse nel profondo: per la voglia, il bisogno, la necessità di qualcuno che si prenda cura di loro, anche solo per poco tempo.
Troppo spesso donne si annullano per quell’insopprimibile bisogno d’un po’ d’amore vero, che sia fatto di passione e desiderio ma anche di attenzione alla loro sfera corporea e alle fantasia che le portino a sentirsi intensamente complete, capite e protette.
Di contro a donne che vorrebbero ascolto vero e concreto, per quel mondo e quell’amore che spesso trova risoluzione nella fuga della persona amata, immatura o semplicemente menefreghista oppure nella violenza e nella morte violenta.
«Il nemico più grande della donna è la donna stessa. Non riusciamo a sfilarci da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio. Stiamo facendo la caricatura della femmina per cercare di andare insensatamente incontro ai supposti desideri della controparte. Tira qui, molla là, botulini, filler, acidi ialuronici, plastiche additive e delizie di questo tipo. Si vedono in giro donne con la faccia di Fantomas e il seno della Saraghina. Più oggetto di così si muore. Va bene che è nell’uomo che deve avvenire la famosa “alterazione fisica” ma ciò non giustifica il massacro che stiamo operando su di noi. Siamo noi le prime a trattarci come dei pezzi di carne. Magari non sarà vero che le armi a nostra disposizione siano necessariamente e fisiologicamente pari a quelle del maschio, ma pari deve essere la dignità da esigere con potenza e assennatezza prima di tutto da noi stesse. Ma, visto l’andazzo, speranze poche» ebbe modo di commentare con acume un’altra cantante, Mina.
Se questo è il tragico andazzo, se le donne colpevolizzano continuamente loro stesse per ogni azione del maschio, se quando sono lasciate senza una spiegazione arrivano a dirsi «Sono io che non gli sono piaciuta, dovevo comportarmi in altro modo, allora lui sarebbe rimasto», dove si potrà arrivare? Per essere accettate in questa società, strutturata per le esigenze maschili, devono essere per forza ridotte a merce, più o meno scambiabile?
«Quel che va ripetuto fino alla nausea, perché non siamo riuscite a farlo passare, è che il femminismo storico e il neofemminismo attuale non hanno mai voluto né vogliono gabbie» sottolinea Lorella Zanardo, autrice fra l’altro dello choccante documentario e libro «Il corpo delle donne»).

Non vogliono modelli di donna ideale. Non vogliono modelli: bensì diritti, bensì la possibilità di cambiare un immaginario devastante che ha offerto alle generazioni cresciute negli anni Ottanta e Novanta una sola possibilità in cui rispecchiarsi, e non le molteplici che devono essere a disposizione di ogni persona. Se non usciamo da questa divisione, se non spezziamo il donna contro donna, rimarremo, ancora una volta, ferme» scrive acutamente Loredana Lipperini. E in un altro frangente rivendica un modello di donna, arrivato quasi per caso agli onori delle cronache della fantasia: «Ellen Ripley è diventata la capostipite di un nuovo tipo di eroina cinematografica e narrativa. Arrivò come una sorpresa felice, a dieci anni dall’esplosione dei movimenti delle donne: il tempo giusto perché non fosse rigidamente e politicamente corretta, ma perché costituisse un’alternativa alle altre donne del cinema di avventura. […] Leggere Alien con gli occhi di Ripley significa ritrovare i temi capitali del femminismo in una storia di avventura e scoprire che anche i personaggi femminili possono essere protagonisti di un’epica. Possono uscire, evitare di singhiozzare su storie d’amore andate a male, calpestare spazi e cieli aperti, fare a meno di una casa e di una patria» (Loredana Lipperini, in «Dalla Nostromo alla spada», 15 dicembre 2009).
Altro che “la Sposa” di Quentin Tarantino, le varie Ellen Ripley sapranno sempre far fronte agli Alieni che ormai costituiscono una parte consistente della società, per scardinare la schiavitù e gli schemi a macchina di piacere e/o mero utero da riproduzione.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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