Ci manca(va) un venerdì – 54

      Il filosofo, scienziato, anarchico eretico Paul K. Feyerabend duetta con Fabrizio Melodia, “astrofilosofo”

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«La scienza è quindi più vicina al mito di quanto una filosofia scientifica sia disposta ad ammettere. Essa è una fra le molte forme di pensiero che sono state sviluppate dall’uomo, e non necessariamente la migliore. E’ vistosa, rumorosa e impudente, ma è intrinsecamente superiore solo per coloro che hanno già deciso a favore di una certa ideologia, o che l’hanno accettata senza aver mai esaminato i suoi vantaggi e i suoi limiti. E poiché l’accettazione e il rifiuto di ideologie dovrebbero essere lasciati all’ individuo, ne segue che la separazione di Stato e Chiesa dovrebbe essere integrata dalla separazione di Stato e Scienza, che è la più recente, la più aggressiva e la più dogmatica istituzione religiosa. Una tale separazione potrebbe essere la nostra unica possibilità di conseguire un’umanità di cui siamo capaci, ma che non abbiamo mai realizzato compiutamente»: così scrive il filosofo e scienziato – anarchico ed eretico – Paul K. Feyerabend nel suo fondamentale «Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza» che potete trovare con facilità in edizioni Feltrinelli (la citazione è a pag. 240).

Dichiarazione particolarmente forte e significativa, con la quale non si può non misurarsi. D’altronde lo scacco della scienza, come anche della religione, è palese in ogni aspetto del quotidiano, con prese di posizione dogmatiche e caccia alle streghe talvolta senza precedenti, nemmeno fossimo in pieno maccartismo.

In realtà, lungi dall’essere sulla via della Verità, la scienza e la religione assumono il loro aspetto reale se osservate da un punto di vista laterale, ovvero come scontro di poteri in un’aspra guerra civile, con molte vittime invisibili.

Non è da molto tempo che la religione, ben lungi dall’essere la salvezza dell’umanità, viene ampiamente usata come strumento di schiavitù mentale e fisica. La scienza, in un primo momento, ha dato alle religioni organizzate una forte spallata alla luce del “Sapere aude” kantiano, ponendo il fatto di usare tutta la nostra intelligenza e pensare con la nostra testa, con la garanzia che tale conoscenza sia universale per tutti alle luce delle categorie comuni.

Bei tempi selvaggi, che hanno visto la guerra religiosa dapprima contro la filosofia, madre della scienza, e poi contro la figlia scienza stessa, emancipatasi dalla metafisica madre, rea di essere troppo teologia e poco metafisica, fino ad arrivare all’era industriale e diventare la figlia prostituta che si vende agli interessi del Mercato, delle banche e dei padroni. Ora che essi sono diventati multinazionali, che la scienza si è globalizzata e che il Mercato globale tutto permea, invade e annienta, ecco Feyerabend lanciare una sferzata dura alle velleità oggettive e soggettive di scienza e religione, semplici strumenti per la vecchia dialettica di schiavi e padroni che tutte/i possono ormai toccare con mano.

La filosofia, ben lungi dall’aver mostrato il fianco, si è nel frattempo curata le tante, troppe e profonde, ferite tornando in carreggiata e formandosi come alternativa concreta al “metodo scientifico” e a quello religioso, ormai decisamente fondati su lotte di potere al limite della sopportazione, tanto care alle guerre civili e alle lotte per imporre monarchia, impero o democrazia. In sostanza esse mirano al modello dell’assolutismo, più o meno in guanti bianchi, un programma condannato ferocemente dagli scienziati seri. Come Nikola Tesla che ebbe modo di affermare: «La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità».

Alla fine, dunque, tutto deve essere pensato in funzione dell’umanità, mirando al bene comune; soprattutto, per esserci vera democrazia e pacifica convivenza, niente e nessuno deve pensare di “fare fulcro” e che intorno a sè tutto ruoti. Non è più tempo di divinità onnipotenti in lotta con le altre ma di una fattiva collaborazione in una nave che sta colando a picco. Qui scienza e religione giocano un ruolo alquanto sciagurato, curandosi solo del potere, della supremazia e dell’assoluto mantenimento di uno status quo davvero vergognoso.

La filosofia risponde duramente e con veemenza, tenendo sempre presente la coerenza e la metodicità squisitamente anarchica che la contraddistingue: «Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia è non una dottrina, ma un’attività. Un’opera filosofica consta essenzialmente d’illustrazioni. Risultato della filosofia non sono “proposizioni filosofiche” ma il chiarirsi di proposizioni. La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti» scrive Ludwig Wittgenstein nel suo «Tractatus» (alla proposizione 4.112).

Quindi, chiarendo bene le rispettive lotte di potere in un mondo che non ne ha affatto bisogno, in quanto abbisogna invece di cure in ogni ambito della vita, con un progetto di terapia a lunghissimo raggio e una filosofia forte che impedisca di ricadere nella barbarie delle guerre civili del pensiero. Ecco la filosofia porsi come un faro per tracciare rotte che evitino scogli o campi minati, procedendo ora a vele spiegate ora a remi: sul mare calmo come in mezzo alle tempeste.

Concludo con una nota esplicativa assolutamente non indispensabile, quindi potete saltarla a piedi pari. In queste note settimanali, l’Astrofilosofo si prende una pausa dall’attività quotidiana per intrattenere simpaticamente le persone, con modi accattivanti, e far loro riscoprire la dimensione del gioco e del pensiero critico, un sistema per pulire le tubature cerebrali dai liquami mefitici della quotidianità e nutrire la mentre con attività intelligenti e giocose. In sostanza, l’attività filosofica è paragonabile … a una lettura di «La settimana enigmistica»: tante persone la nascondono ma poche ne fanno a meno. Non a caso, la nostra culturaccia tende a denigrare pesantemente il gioco intelligente, in quanto ben poco produttivo di quattrini, contrariamente allo sport fisico, dove mafia e denaro sono un connubio imprescindibile. Ovviamente non tutte/i, per carità, ma è sintomatico di un Paese dove si vogliono le persone stupide, depresse e ignoranti. (*) La filosofia è una ricerca di varie forme di terapia a queste malattie imperanti: quindi, in queste righe, forse vi curate e di sicuro giocate. «Soltanto nel gioco è possibile per l’uomo essere veramente libero. Il gioco costringe alla parità perché a tutti i giocatori sono state impartite le stesse istruzioni, e inoltre mette in pratica la certezza del diritto, perché un gioco può esistere soltanto nel rispetto delle regole» come afferma la scrittrice tedesca Juli Zeh.

(*) A proposito di chi ci vuole ignoranti su «il manifesto» di oggi si leggono – titolo «L’Italia taglia, la Germania investe: la strategia per cancellare i saperi» (a firma di Roberto Ciccarelli) – «i dati choc del rapporto Res curato da Gianfranco Viesti». L’ articolo inizia così: «è stato il più grande disinvestimento nella storia della formazione superiore. Negli ultimi 7 anni l’università italiana si è ridotta del 20%» e poi su «l’Italia ha tagliato gli investimenti del 22 per cento, la Germania li ha aumentati del 23%».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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