Ci manca(va) un venerdì – 58

Un Giorgio, un George e un Giacomo più un paio di Francesco alle prese con la natura, con la plastica e con le pulci del pianeta… ovviamente nella lente di Fabrizio (“l’ astrofilosofo”) Melodia

CMUV-papaFrancesco
«Molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie della soluzione, anche fra credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale» scrive papa Francesco nell’enciclica «Laudato si’», citando con una certa continuità il suo omonimo santo, che di natura sembrava saperne molto. Aveva capito quanto la creazione fosse emanazione diretta del medesimo afflato divino e che andava studiata con altrettanta attenzione, forse maggiore, delle Sacre Scritture.
Papa Francesco sembra riscoprire questo verbo d’amore, laudare tutte le creature a iniziare dal sole, dalla luna, dalla sorella acqua a sorella morte da cui nessuno potrà mai sfuggire.

«Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e ‘honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate».
Nel «
Laudes creaturarum», primo esempio d’italiano nel 1224, Francesco d’Assisi ci ricorda di servire questo grande disegno con umiltà e bontà totale.
Papa Francesco riconosce alla fine una necessità tardiva, un’attenzione a cui per primi nella Chiesa non ci si è ricordati di prestare troppa attenzione. In effetti, mentre scienza e religione, nel corso della lunga storia, si sono presi reciprocamente a pugni e senza risparmiarsi colpi bassi e omicidi eccellenti, oltre a massacri di Stato e pentimenti di comodo, la Terra subiva passivamente, da brava mamma ben poco matrigna, come invece la dipingeva Giacomo Leopardi, la perenne guerra umana, fino a quando non si vide arrivare la rivoluzione industriale e la desacralizzazione maggiore, lo sfruttamento intensivo di ogni sua risorsa e rispetto zero per l’ecosistema. L’essere umano, in questo caso, è simile a un vampiro: succhia tutto il sangue possibile, fino a rendere non morta la vittima ma nemmeno troppo viva, assetata anch’essa di sangue… che poi dipenda dalla “natura umana” o nella organizzazione sociale storicamente data resta ovviamente un complesso nodo da
sciogliere.
Lo scrittore ferrarese Giorgio Bassani, da socialista, affermava: «Invece che perder tempo a postulare impossibili ritorni ad arcadie pastorali, d’altronde abbondantemente intrise, a scrutarle da vicino, di sangue e di dolore, perché non la forziamo, la civiltà industriale e tecnologica, questo frutto supremo dell’intelletto umano, a darsi una religione? A darcela?».
Forse, più che una nuova religione o una scienza, dovremmo fare una seria ecologia della mente, dove sia necessario dapprima rimuovere le scorie inquinanti da dentro di noi, poiché, questo è assodato, basta una minima presenza di materiale nocivo per distruggere ogni equilibrio psichico e intellettivo, senza poi avere la possibilità di correre ai ripari, visto che la mente inquinata produce altrettanti disastri quanto il fall out di 100.000 bombe atomiche.
In corrispettivo alla necessità di una fratellanza e solidarietà universale proposta da papa Francesco e all’urgenza che la scienza metta a disposizione tutte le modalità per curare le ferite del pianeta e che la filosofia insieme alla letteratura, all’arte e alla musica depurino le menti inquinate da troppa sporcizia… ecco che un’interessante avvisaglia proviene da un bravo attore e commediografo statunitense, George Carlin: «Il pianeta ha superato cose peggiori di noi. […] Ha superato terremoti, vulcani, placche tettoniche, deriva dei continenti, venti solari, macchie solari, tempeste magnetiche, inversione magnetica dei poli, centinaia di migliaia di anni di bombardamenti da parte di comete, asteroidi e meteore, inondazioni mondiali, onde anomale, incendi planetari, erosione, raggi cosmici, ere glaciali ricorrenti… E noi pensiamo che qualche sacchetto di plastica e qualche lattina di alluminio faranno la differenza? Il pianeta non va da nessuna parte. Noi sì! Noi andremo via! […] Solo un’altra mutazione fallita. Solo un altro vicolo cieco biologico. Un cul-de-sac evoluzionistico. Il pianeta ci scuoterà di dosso come un’infestazione di pulci».

 

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