Ci manca(va) un venerdì – 61

   Se ancora non conoscete il blogger Montaigne, i vignettisti Zeldin e Pascal, il filosofo Silver…. oggi l’Astrofilosofo noto come Fabrizio Melodia ve li spiega, sicuramente imbrogliandosi/vi come suo solito

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«C’è più da fare a interpretare le interpretazioni che a interpretare le cose, e ci sono più libri sui libri che su altri argomenti: non facciamo che commentarci a vicenda»: così il filosofo Michel de Montaigne nei suoi «Saggi» del 1580. Lui fu decisamente il fondatore dell’idea di Social Network, di Facebook, Twitter e simili, con buona pace di Mark Zuckerberg, il quale per altro rubacchiò l’idea a una coppia di studenti suoi compagni, i quali lo avevano incaricato di creare un “club esclusivo” dove ritrovarsi per scambiare impressioni e chiacchiere.

La psicologia dei blog e dei “social” è notevole e varia. Molti di noi l’hanno sotto gli occhi assistendo a una miriade di persone talmente piene di sé e di spirito narcisistico – compreso l’estensore di questa nota? – da considerare la propria personalità così affascinante da volerla condividere con l’universo Web. E’ una psicologia che denota estroversione ma in molti individui, situati in punti impensabili della Rete e del globo terraqueo, si ravvisa una nota di grande introspezione, in grado di scavare nell’esperienza umana, che accomuna tutti, nessuno escluso.

Lo storico Theodore Zeldin, in modo assolutamente ottimistico e positivo, fondò un sito chiamato «The Oxford Muse» (http://www.oxfordmuse.com) in cui incoraggia e sprona le persone a scrivere un breve autoritratto per raccontare le loro esperienze e soprattutto gli insegnamenti che ne traggono e per commentare i testi. Per Zeldin l’autorivelazione condivisa è il modo migliore per superare le barriere della diffidenza e dell’odio, instaurando positivi rapporti di scambi, la fiducia reciproca e la cooperazione attiva. In nome del motto «scoprire chi sono gli abitanti della Terra, un individuo alla volta» come afferma Zeldin in un’intervista, mettendo in luce la necessità di conoscersi per superare gli stereotipi.

Montaigne, da bravo filosofo scettico, metteva in dubbio bene tutti gli stereotipi: prima pensava a vivere e dopo a filosofare criticamente sulla realtà. In una Francia sconvolta e massacrata da una guerra civile che quasi portò alla sua distruzione, figlio di una generazione sconfitta e defraudata da ogni ideale, Michel de Montaigne fu un cittadino attivo e lucido, oltre che sindaco e magistrato. Vivendo profondamente il proprio privato, non si limitò come i memorialisti dell’epoca a riportare più o meno bene i fatti storici come un cronachista ma si dedicò a comporre testi esplorativi e slegati fra loro a cui dava titoli semplici, come gli “stati” e le “note” di Facebook o i brevissimi “cinguetti” di Tweeter. Raramente quelle sue riflessioni filosofiche avevano la benché minima pretesa d’insegnare o spiegare qualcosa riguardo ai massimi sistemi o ai fatti storici di cui erano testimoni. Insomma Montaigne era programmaticamente solo una persona che metteva per scritto quel che gli passava per la testa, dalle piccole esperienze quotidiane agli stati mentali passeggeri, cogliendo questi spunti per porsi un interrogativo deliziosamente umano e profondamente filosofico, ovvero “Come vivere?”.

Sicuramente, per condurre una buona vita, corretta e onorevole, pienamente umana, appagante e prospera, non bisognava perdere il proprio tempo a commentarsi a vicenda, o commentare i commentari riguardo ad autori più o meno noti. Bisognava rifuggire da quella piaga sociale che era il “sentito dire” o la “teoria”; bisognava rifuggire dall’accademismo, una vera e propria piaga che ammorba l’anima e le cose; andare direttamente al succo e all’esperienza diretta nel quotidiano. Dunque non commentare i commentatori di Platone, di Aristotele, di Sartre; oppure al giorno d’oggi non commentare i giornalisti o gli autori che commentano i colleghi, i presunti tuttologi o i veraci “nientologi”.

Per vivere una vita buona, bisognava andare oltre: sviluppare con la passeggiata quel pensiero critico dovuto all’esperienza diretta e cogliere ogni spunto per arrivare a una pratica attiva e serena nella propria vita quotidiana. Esercizio decisamente difficile ma non impossibile, che tutti gli esseri umani dovrebbero fare, a cominciare dallo scambio reciproco delle proprie idee, più che di quelle idee altrui, magari stereotipi piovuti dall’alto fin nella culla.

In un suo “stato”, Montaigne avrebbe ben scritto: «Noi, il nostro giudizio, e tutte le cose mortali andiamo scorrendo e rotolando senza posa. Cosi non si può stabilire nulla di certo dall’uno e all’altro, tanto il giudicante quanto il giudicato essendo in continuo mutamento e movimento», sottolineando come la conoscenza non è certa: soltanto attraverso la calma e non chiudendosi nelle rispettive posizioni si poteva tentare di arrivare a una conoscenza buona.

Il filosofo Blaise Pascal – che qualcuno però considera soprattutto un pensatore in stile “baci Perugina” – ebbe modo di dire riguardo allo scetticismo di Montaigne: «egli sottopone tutte le cose a un dubbio universale e talmente generale che questo dubbio gli si volge contro di sé, cioè se dubiti, e, dubitando perfino di questa supposizione, la sua incertezza si avvolge su se stessa in un circolo perpetuo e senza sosta: opponendosi in egual modo a quanti affermano che tutto è incerto e a quanti affermano che non tutto è tale, perché egli non vuol affermare nulla». Gli fece seguito, molto tempo dopo, un acuto commento del poeta Thomas Stearne Eliot: «Di tutti gli autori, pure Montaigne è uno fra i meno distruttibili. Si potrebbe altrettanto bene dissipare una nebbia gettando granate a mano; perché Montaigne è una nebbia, un gas, un fluido e insidioso elemento. Egli non raziocina, ma insinua, seduce e influenza, o, se raziocina, dovete essere preparati a qualche altro disegno sottinteso nei vostri confronti che non sia il convincervi con l’argomento che egli sta usando».

Eppure io son convinto che Michel de Montaigne sia stato il primo a mostrare la sottile pratica filosofica del reale umorismo, unica via per arrivare davvero a qualcosa di certo.

E allora… «Metti pure via le tue carabattole.. Oggi facciamo un po’ di teoria! Ti parlerò dell’umorismo… […] L’ironia, l’arguzia, in una parola il senso del comico, è una dote innata! Chi ce l’ha ce l’ha e chi non ce l’ha non ce l’ha! Inutile quindi cercare di capirne i segreti, i meccanismi, chiaro? […] Tuttavia, non è sufficiente esserne dotati per considerarsi umoristi! Come ogni talento naturale, esso va coltivato, gestito e affinato con un paziente lavoro di osservazione critica del banale e del quotidiano! Chiaro? […] E soltanto allora, lucido e levigato come una palla da biliardo, l’umorismo centrerà il bersaglio dopo aver disegnato geometrie perfette! Chiaro? … Sennò è come un uovo marcio… che ti si stappa, fetente, sulla punta della stecca»: è Mntaigne? Macché è il mitico personaggio dei fumetti Lupo Alberto, nato nel 1974 dalla matita di Guiodo Silvestri, in arte Silver, seguace di Montaigne, non è dato sapere se solo per affiliazione umoristica.

 

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

2 commenti

  • Ciao Fabrizio. Che dire……. vado a dormire tranquilla… Da due mesi sto pensando a come realizzare un blog con un forte rifiuto di espormi in prima persona.
    In Intelligenza Collettiva faccio parte di un’associazione che però si è rivelata assente.
    A parte le difficoltà tecniche ( sono un’autodidatta ) il pensiero mi va sempre ai contenuti. Perchè vado a dormire tranquilla?
    Perchè ho deciso in questi giorni di usare l’ironia con caricature e tutto quello che troverò e trovo conforto nelle tue asserzioni.
    Mi piace ridere e mi piace ridere sull’onda dell’ironia per es, di Whodehouse.
    Come riuscirò a ironizzare sul pensiero sistemico e la complessità lo vedremo……
    Però da stassera penso che mi divertirò. Grazie
    Se tu hai perso una rotella, io le ho perse tutte….. 🙂
    Ti ho inviato la richiesta di collegamento su Linkedin
    2 anni fa ho registrato per radio Penelope 13 puntate a titolo: Svampiti Culturali e mi pare che nell’ultima ci sia la speranza di trovare un corridoio a energia zero, perchè pur amando Gaia, non mi basta più…….
    Qualcuno che crede negli alieni, mi aveva promesso un’astronave, ma sto ancora aspettando….. Grazie Fabrizio…… nottenotte….. Aspetto indicazioni per affinare questa mia inclinazione…… che non è mai piaciuta a nessuno…… 🙂
    Anna Borellini

    • Carissima Anna, ti ringrazio infinitamente delle bellissime parole. Che dirti?
      Innanzitutto a me piace moltissimo questa tua inclinazione e ti esorto a creare questo tuo blog dove potrai lasciare campo libero ai tuoi interessi e ti assicuro che non te ne pentirai.
      Sono molto felice di aver contribuito alla tua serenitá.
      Volevo dirti, inoltre, che io non uso più LinkedIn, ma, se ti va, puoi scrivermi al seguente indirizzo mail: astrofilosofo@gmail.com
      Grazie ancora e mi raccomando non perdere mai la voglia di ridere e scherzare usando sempre il pensiero critico. E come disse il mio amico Roger Rabbit:”Piuttosto che non avere umorismo, preferisco essere morto”.
      Un bacio e a presto

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