Ci manca(va) un venerdì – 80

   La solitudine silenziosa di Tokio, fotografata da Eolo Perfido, è in mostra – a Milano – fino al 5 novembre

di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia   

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«In una città come Tokyo dove vivono più di 15 milioni di persone» dice in un’intervista il fotografo Eolo Perfido «quello che potrebbe sembrare un limite può diventare una virtù, necessaria alla sopravvivenza e alla convivenza». A dispetto del cognome porta all’evidenza una verità conosciuta ma ben poco compresa.

«Nei miei viaggi a Tokyo mi sono accorto di aver visto una solitudine diversa, mai urlata, ma nascosta con pudore e che sembra assumere la connotazione di un delicato sentimento. E quando ho riguardato le immagini che avevo realizzato in questi anni non mi sono più sembrate tante piccole storie, ma un racconto unico che non avevo cercato e che si manifestava in maniera quasi autonoma»: così Eolo Perfido commentando le foto da lui realizzate ed esposte alla galleria Leica di Milano, alla mostra “Tokyoites” fino al 5 novembre 2016.

Delle fotografie da lui realizzate ne faccio vedere una che mi ha particolarmente colpito: una ragazza con lo sguardo perso e lo smartphone pendente dalla mano. Ma anche le altre narrano storie di ordinaria solitudine, vissute con estrema dignità e consapevolezza. Come se la solitudine, in questo caso, non fosse una condizione subita quanto uno stile di vita, con una visione globale e una pratica etica precisa.

Per le strade tentacolari di Tokyo, le persone vengono sommerse dal trambusto di milioni di autovetture, dello scarico dei mezzi pubblici, annegate dal tripudio di luci e colori delle strade, dai rumori dei cantieri e dalle urla della pubblicità, eppure camminano a passo spedito per le strade, con la mascherina sulla bocca, aggrappate agli zainetti alla moda, erette da terra su tacchi a spillo, appoggiate al muro per leggere l’ultimo messaggio arrivato o consultare una mappa per andare dove forse non sanno nemmeno loro.

Sembra una solitudine creata da loro, un muro di cinta eretto contro le invasioni esterne del mondo tardo capitalista, dove il Mercato ha vinto e le sue “legioni” sono più che mai potenti, veicolate dal telemarketing quotidiano o da insegne pubblicitarie in ogni dove. Si muore sul lavoro e di lavoro anche per l’annullamento di qualsiasi diritto: in sostanza anche per le ore passate a essere connessi. Sembra insomma che in questo Oriente la solitudine sia cercata, praticata e vissuta invece che una condanna dell’emarginazione.

La morte agli occhi del mondo e dell’umanità genera fantasmi oltre le catene della produzione dove il cerchio della vita si genera e si chiude, spesso senza risultati eclatanti.

Questi orientali sembrano vivere con uno sguardo disincantato – ma non per questo meno rispettoso – il loro senso dell’onore: un vissuto di grande dignità e spesso di chiusura persino nelle proprie abitazioni; non tombe ma luoghi di meditazione, da cui guardare il mondo con occhi diversi e senza rimanerne contaminati.

Cosa si potrebbe opporre a un simile modo di vivere, ovvero con un’etica e un onore elevati? Sono aspetti che nella vecchia Europa semplicemente non sappiamo più nemmeno dove stiano di casa.

«Le persone sono come le biciclette: riescono a mantenere l’equilibrio solo se continuano a muoversi» affermava il mitico zio Albert (Einstein). E indubbiamente il popolo delle foto di Eolo Perfido macina distanze senza meta, con biciclette che corrono sul filo della segnaletica stradale sbiadita, invasa dalle erbacce e dalle radici di una natura che cerca disperatamente di riprendere il proprio posto… per altro con qualche successo.

Dobbiamo muoverci per continuare a mantenere l’equilibrio – grazie Albert – e perciò viaggiare nella città, forti solo della nostra anima, resa invulnerabile allo strepitio innaturale, all’inquinamento spinto e alla violenza a cui da tempo siamo anche troppo anestetizzati, ingiustizie sociali e politiche comprese. Solo pedalando di lena, con la serenità interiore data dalla solitudine scelta e non imposta, è forse possibile sopravvivere in un mondo sempre più alieno e mostruoso.

«Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni. Io dico: è giusto così. Che questi cagnolini fedeli privi di alcun senso critico, braccio inconsapevole della classe dominante siano in prima fila nella crociata contro l’evoluzione dell’uomo! Saranno i primi a lasciare la faccia della Terra (siano benedette le loro anime) al momento della resa dei conti, nessuno ne sentirà la mancanza. Amen»: così affermava Friedrich Engels nell’«Anti-durhing», vedendo con decenni di anticipo. Ma auspicando anime solitarie, ferrei lottatori anti regime, bastian contrari senza sosta, inesausti dispensatori d’amore e camminatori per necessità. Degli altri – uomini della folla, conformisti e conformati, egoisti ed egocentrici, vanitosi narcisisti, affaristi e faccendieri – non sentiremo la mancanza quando verranno stritolati dalla morsa degli ingranaggi dell’orologio “dentato” che hanno contribuito con tanta passione a costruire.

Mentre ai ciclisti per necessità va il ringraziamento. «Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria | col suo marchio speciale di speciale disperazione | e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi | per consegnare alla morte una goccia di splendore | di umanità di verità» cantava Fabrizio De Andrè nella sua «Smisurata preghiera».

E speriamo che altri fotografi narrino le storie delle vite controcorrente, per non farle cadere nel dimenticatoio che tutto tritura per renderlo rifiuto tossico.

   L’IMMAGINE QUI SOPRA è una delle foto di Eolo Perfido

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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