Cile: la República Glaciar minacciata da Barrick Gold

di David Lifodi

“I ghiacciai sono riserve di acqua dolce indispensabili per la vita e proteggerli non è dovere solo di legislatori e ambientalisti, ma di tutti”: più volte Luis Infanti de la Mora, vescovo di Aysén di origini italiane, ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica cilena sulla tutela dei ghiacciai, a maggior ragione da quando la multinazionale canadese Barrick Gold è finita nell’occhio del ciclone per le sue responsabilità nell’averli ridotti a vere e proprie discariche.

Da tempo Barrick Gold è impegnata nel progetto estrattivo Pascua Lama, che però ha provocato la crescita dei rifiuti sul Glaciar Esperanza e sul Glaciar Guanaco: sacchi di immondizia, plastiche e tubi di ferro sono emersi nella zona del giacimento minerario a causa del disgelo portato dalla primavera. La denuncia, formulata da Greenpeace, non rappresenta comunque l’unica malefatta di Barrick Gold. Risale soltanto a pochi mesi fa una dichiarazione dell’impresa canadese secondo la quale nella Cordigliera delle Ande, situata tra Cile e Argentina, non ci sarebbero ghiacciai, ad esclusione di tre molto piccoli: Toro I, Toro II ed Esperanza. La valutazione d’impatto ambientale di Barrick Gold serviva, ovviamente, per aggirare il problema e proseguire con i suoi progetti di estrazione mineraria (oro, argento e mercurio), subito denunciati dai movimenti ambientalisti sul versante cileno e su quello argentino. Eppure, la protezione dei ghiacciai cileni dovrebbe rappresentare una priorità non solo per il paese andino, ma a livello mondiale, poiché rappresentano una delle principali riserve di acqua dolce del paese. Tuttavia, le prime mosse della politica cilena per la salvaguardia dei ghiacciai hanno lasciato molte perplessità. Il ministro dell’Ambiente Pablo Badenier ha proibito lo svolgimento di tutte le attività a fini commerciali nelle regioni vergini e nei parchi nazionali, creando inoltre la figura della Reserva Estratégica Glaciar, senza precisare però quali sono le condizioni che permettono ai ghiacciai di entrare a far parte di questo speciale statuto giuridico differenziato di protezione. Secondo i parlamentari più sensibili a questa tematica le proposte del ministro restano fumose e, per questo motivo, hanno dato vita alla cosiddetta bancada glaciar, che ha proposto non solo di estendere la Reserva Estratégica Glaciar a tutti i ghiacciai, ma anche di imporre alle imprese che intendono operare in quelle zone l’assunzione degli oneri per rispettare i livelli standard di protezione. Tra i requisiti proposti dalla bancada glaciar per la tutela dei ghiacciai emergono l’obbligo che questi ultimi costituiscano una riserva di acqua per la cuenca glaciar e la necessità che la zona dove sorge il ghiacciaio non si trovi in un luogo di carenza idrica. Inoltre, sostiene la bancada glaciar, si deve mettere fine al principio per cui sono le comunità danneggiate dalle imprese ad avere l’obbligo di presentare le prove dell’inquinamento poiché, di fronte alle transnazionali ed al loro stuolo di avvocati, è evidente che le prime risulteranno sempre perdenti. Ciò che manca oggi in Cile è una legge in grado di proteggere i ghiacciai senza per questo impedire lo sviluppo produttivo del paese. Se è vero che una parte delle entrate del Cile deriva dall’industria mineraria, è altrettanto evidente che il modello produttivo estrattivista influisce pesantemente sulle comunità e sull’ambiente circostante. È per questo che ha riscosso un grande successo la campagna di Greenpeace denominata República Glaciar, allo scopo di proteggere i 23mila chilometri di ghiacciai attualmente esistenti in Cile. Lanciata nel 2014 e appoggiata dal vescovo Luis Infanti de la Mora, la campagna riscuote tuttora un enorme successo. Sul sito web della República Glaciar tutte le persone possono registrarsi in qualità di cittadini membri per spingere le istituzioni cilene a tutelare i ghiacciai sul proprio territorio. Troppo spesso la questione relativa alla tutela dei ghiacciai viene percepita come lontana, se non estranea, nei palazzi di Santiago del Cile, mentre la campagna promossa da Greenpeace intende vincolare lo stato cileno al riconoscimento dei ghiacciai come un bene pubblico. Quando tutto ciò avverrà, la República Glaciar e i suoi cittadini consegneranno i ghiacciai al Cile, ma si tratta di un percorso irto di difficoltà. Non solo il Cile detiene il poco invidiabile record di essere il principale paese responsabile della distruzione di ghiacciai rocciosi, ma anche i giacimenti minerari Andina e addirittura della statale Codelco (Corporación Nacional del Cobre) sono sul banco degli imputati con le stesse accuse di Barrick Gold.

Finora l’esecutivo della presidenta Michelle Bachelet è rimasto molto sul vago nonostante imprese come Barrick Gold limitino l’accesso delle persone che intendono valutare i suoi progetti estrattivi e continuino a negare la presenza di ghiacciai sulla Cordigliera andina: tutto ciò non lascia ben sperare per il futuro.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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