Cile: stato d’assedio contro i mapuche

A due settimane dalle presidenziali del prossimo 21 novembre, la situazione nel Wallmapu continua ad essere tesa. Secondo il giornalista e scrittore Raúl Zibechi “lo Stato cileno utilizza il terrorismo per continuare a tenere sottomesso il popolo mapuche”.

di David Lifodi

Lo Stato cileno utilizza il terrorismo per continuare a tenere sottomesso il popolo mapuche”: a dirlo è il giornalista e scrittore Raúl Zibechi, curatore del libro Las luchas del pueblo mapuche (edizioni Baladre y Zambra) in una recente intervista pubblicata su Rebelión.

In particolare, Zibechi fa riferimento al frequente utilizzo, anche recente, dello stato d’assedio imposto dal presidente Sebastián Piñera e, insieme al coautore del libro Edgars Martínez, insiste sulla mancanza di volontà politica di occuparsi della questione mapuche.

Secondo Zibechi e Martínez, a partire dalla cosiddetta Pacificación de la Auraucanía, messa in atto tra il 1861 e il 1883, lo Stato cileno non ha mai dato tregua ai mapuche, attaccandoli militarmente per sottrarre loro la terra.

L’ultima provocazione di Piñera è stata quella di militarizzare ancora una volta le province dell’Araucanía e del Biobío per “motivi di ordine pubblico”. Lo stato d’assedio permette alle Forze armate di offrire appoggio logistico e tecnologico ai carabineros e alla polizia allo scopo di prevenire non meglio precisate azioni ad opera di gruppi armati. Ad aver convinto il presidente cileno a proclamare lo stato d’assedio sono stati gli incendi appiccati ai camion e ai macchinari dell’impresa Forestal Mininco nei pressi di Temuco.

La battaglia contro Mininco si protrae ormai da anni, senza che sia stata risolta né dai governi della Concertación, quando allora una soluzione sembrava davvero poter essere a portata di mano, né da quelli della destra, che peraltro non hanno alcun interesse perché la loro unica preoccupazione è quella di tutelare le multinazionali presenti in Wallmapu, come sono denominati i territori ancestrali del popolo mapuche.

Terrorismo, narcotraffico e criminalità organizzata sono le accuse principali che Piñera ha sempre rivolto ai mapuche per tutelare le famiglie Matte e Angelini, padrone del 70% del negocio forestal e capaci di costruire un vero e proprio impero grazie alla monocoltura di eucalipto.

Inoltre, l’arrivo delle imprese forestali ha creato una forte divisione all’interno delle comunità indigene, provocando la crescita delle disuguaglianze tra quelle che hanno deciso di accettare l’ingombrante presenza della Forestal Mininco e altre imprese simili e quelle che invece hanno scelto di combatterle.

È in questo contesto che è avvenuto l’omicidio di Camillo Catrillanca, nel novembre 2018. Il giovane comunero, uno dei tanti a cadere sotto i colpi dello Stato, fu ucciso da sette ex carabineros, come confermato dalla sentenza della Corte suprema nel maggio scorso. Da allora, il conflitto tra mapuche e Stato cileno è divenuto ogni giorno più aspro.

A due settimane dalle presidenziali cilene del prossimo 21 novembre, la proclamazione dello stato d’assedio da parte di Piñera rappresenta comunque una provocazione nei confronti dei movimenti sociali cileni e di una sinistra che, almeno in parte, è rimasta troppo silente di fronte alla militarizzazione del Wallmapu.

Del resto, le grandi imprese forestali e l’oligarchia imprenditoriale, che hanno goduto dell’appoggio dello Stato fin dai tempi della dittatura pinochettista, scommettono sulle centrali idroelettriche, non nascondono di voler invadere il territorio mapuche e di certo non si muovono a compassione di fronte agli scioperi della fame dei prigionieri politici, a partire da quello del machi Celestino Córdova, che ha rischiato di terminare con un epilogo drammatico.

Negli ultimi giorni la situazione è divenuta ancor più incandescente a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Sergio Pérez, il presidente del sindacato giallo denominato Confederación Nacional de Transporte de Carga de Chile che, in caso ulteriori attacchi dei mapuche nei confronti dei camioneros che lavorano per le imprese forestali, ha avvisato Piñera di non opporsi ad eventuali azioni di autodifesa dei suoi iscritti, compreso l’utilizzo di armi, per sgomberare i cortes da ruta.

Sbandierare la presenza di un nemico interno, forte e organizzato potrebbe essere la nuova strategia utilizzata da Piñera per distogliere l’opinione pubblica dal suo coinvolgimento nei Pandora Papers, che hanno certificato il suo coinvolgimento nella compravendita della miniera Dominga tramite un’impresa residente nelle Isole Vergini britanniche per eludere il fisco cileno.

Leggi anche: La Costituente cilena in ginocchio – di Raúl Zibechi

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Un commento

  • David Munoz Gutierrez

    Buen día. Si, está bastante agitado y complicado. 1. El Gobierno ha colaborado poco con la “convención constitucional. 2. Ha mantenido el comportamiento represivo con los actores principales de la “rebelión”, hay cerca de 2 mil prisioneros sin acusas formalizadas y en su mayoría son jóvenes. 3. El Parlamento en ejercicio no manda adelante la discusión sobre un proyecto de ley para un indulto generalizado 4. Además en las ultimas semanas el gobierno ha intensificado la represión contra el pueblo MAPUCHE declarando “estado de excepción” la Región Araucanía que es el territorio donde viven la mayoria de ellos, sea en los pueblos que en los campos. Han mandado además de Carabineros que están siempre presentes a los militares y los marinos ( es una novedad) creando una absurda militarización del territorio. 5. En estos últimos días la tensión ha subido mucho porque los militares han dicho que fueron atacados por los Mapuche y ellos respondieron al fuego asesinando a dos jóvenes e hiriendo otras tres personas de las cuales una niña de 9 años. Un DESASTRE. El 21 se vota la primera vuelta para elegir el Presidente y el Parlamento, figuremonos con qué tranquilidad la gente de esa zona irán a votar. El trabajo de la Constituyente va en alto mare pero un poco lento, creo que no lograran hacerlo en 9 meses y deberán usar los tres meses suplementares el que significa que a mitad del próximo año se realizará el plebiscito confermativo o de rechazo a lo que escribirán los constituyentes. Además ese plebiscito será obligatorio y si por casualidad gana el rechazo a lo que escribirán los constituyentes quedará en vigor la actual Constitución que es la que dejó en pie Pinochet…POR AHORA ESO ES TODO. davidmunozgutierrezdequitratue

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