Cina, covid, Agamben, religione della scienza: ma…

… la morte ci insegna e impegna.

 64esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Di solito non guardo le mail che mi arrivano da CARC (Partito dei comitati di appoggio alla Resistenza per il Comunismo). Poco fa ne ho aperta una in cui si fa un elogio della Cina per il fatto di non avere molti contagi perché ha gestito l’emergenza in modo militaresco e annientando ogni resistenza individuale a differenza dei Paesi “imperialisti” (così loro chiamano i Paesi europei e gli Stati Uniti). Questo contributo mi dà la stura per fare una serie di collegamenti e riflessioni. Sapevo che i comunisti, soprattutto quelli più integralisti (così come i cattolici e tante altre parrocchie) non amano o addirittura schiacciano l’individualità. Lo vedo guardando amici comunisti, anche seri, che quando si parla della Cina la difendono a spada tratta o per lo meno non condannano politiche di annientamento della responsabilità individuale. Però io so anche che la Cina – come gli Stati Uniti – ha enormi responsabilità nella diffusione del Covid (come di tanti altri danni economici ed ecologici ecc) e nella gestione della prevenzione. Ne parlava un servizio di «Millennium FQ» (quello di agosto con in copertina un disegno di Zerocalcare).

La cosa che mi delude e amareggia è che invece di guardare all’Africa – dove ci sono molti Paesi con pochissimi contagi – si guarda alla Cina.

A proposito della diffusione del Covid vedo che i positivi aumentano in base al numero di tamponi. Mi sembra elementare notare che più tamponi fai più positivi trovi; lo diceva Francesco Oliviero (a marzo) nell’intervista di cui trovate uno stralcio nel libro Se canti non muori: oltre il virus dentro la realtà: «I portatori sani in Italia saranno l’80% della popolazione, un infettivologo che volesse fare il tampone a tutta la popolazione… è un’idea malsana, vuol dire non tener conto i dati basilari dell’epidemiologia, stiamo perdendo veramente il senso della realtà».

Mentre scrivo ho da saputo che il vescovo di Perugia è positivo e il cardinale Bassetti pure. Un vicino di casa mi racconta del padre di sua moglie, che abita in Macedonia: ha provato a passare il confine con la Serbia e gli hanno fatto un tampone. Positivo, è tornato a casa, poi è andato suo fratello, stessa cosa: tampone al confine e a casa, entrambi asintomatici! Mi chiedo: a luglio perché non hanno fatto tutti i tamponi che fanno adesso? E perché adesso tanti? Una settimana fa anche il sottosegretario al ministero della Salute Pierpaolo Sileri (che è un medico) sulla prima pagina del quotidiano La stampa diceva che l’isteria dei tamponi è una cosa da evitare. L’infettivologo Giorgio Palù, sul Corriere della sera qualche giorno fa scriveva che il 95% dei positivi sono asintomatici e che non tutti – o forse meno della metà – sono contagiosi (è una questione ancora al centro di ricerche). La questione allora è altrove. Qualche spunto ci viene dal libro di Giorgio Agamben: A che punto siamo? L’epidemia come politica. Tanto per tornare alla Cina, Agamben fa notare che «se in Europa ci si possa riferire alla Cina come a un modello da seguire, ciò mostra soltanto il grado di irresponsabilità politica in cui la paura ci ha gettato. E bisognerebbe interrogarsi sul fatto alquanto strano che il governo cinese dichiari chiusa l’epidemia quando lo ritiene conveniente». E continua (pag. 39): «La paura è un cattivo consigliere e non credo che trasformare il Paese in un Paese appestato, in cui ciascuno guarda ai suoi simili come a un’occasione di contagio, sia veramente la soluzione giusta. La falsa logica è sempre la stessa: come di fronte al terrorismo si affermava che bisognava sopprimere la libertà per difenderla, così ora si dice che bisogna sospendere la vita per proteggerla». E’ importante questo ultimo concetto: non stiamo sospendendo (solo) la libertà, ma la vita. E quando una signora che conosco – nata negli anni ’60 o ’50, borghese di sinistra, potenzialmente intelligente – mi dice che non devo cantare neanche con poche persone o con pochi amici (perché l’aria che esce dalla bocca può essere vettore di virus) vuol dire che… abbiamo sospeso la vita!

La realtà è sempre quella più profonda e recondita. L’ho capito osservando persone che fino a qualche anno fa pensavo avessero affidabilità e forza spirituale. Soprattutto una di queste: con i suoi 90 anni – di cui 50 o anche di più trascorsi nella solitudine e nella preghiera – e libri pubblicati che parlano di essenzialità, di fede in Gesù Cristo ecc. da marzo di quest’anno ha dato segni di inaffidabilità con paure e delirii che non si conciliano con un Dio che ti propone e ti chiede di vedere nella morte se non una prova di fede (come molti martiri cristiani hanno dimostrato) per lo meno un’occasione di incontro con Dio. Aggiungo che l’età quasi “secolare” di questa persona potrebbe essere un motivo in più per sentirsi pronti ad abbandonare la vita terrena. E in questo sono maestri molte donne e uomini indiani e in generale orientali ma anche molti cristiani “semplici” come la mia amica e compaesana Maria, nata alla fine degli anni ’50, che ieri mi diceva: «Se dovesse succedere, siamo nella mani del Signore». Viene da commuoversi per la semplicità delle persone umili senza tanti libri pubblicati e perse nell’anonimato della storia.

Sempre nel libro di Agamben, c’è un passaggio (a pagina 49): «La Chiesa, facendosi ancella della scienza, che è ormai diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi princìpi più essenziali. La Chiesa, sotto un Papa che si chiama Francesco, ha dimenticato che Francesco abbracciava i lebbrosi». Una citazione di Michel de Montaigne all’inizio del capitolo Distanziamento sociale, riassume e suggella tutto questo discorso: «Non sappiamo dove la morte ci aspetta, aspettiamola ovunque. La meditazione della morte è meditazione della libertà. Chi ha imparato a morire, ha disimparato a servire. Saper morire ci libera di ogni soggezione e da ogni costrizione».

31 ottobre 2020, Perugia

Angelo Antonio Maddalena ha pubblicato da poco l’album «Santa Maria del cammino» con la canzone Madre di preghiera, ispirata alla madre, che potete ascoltare qui: https://www.youtube.com/watch?v=3xLrP1zOIlM

La mamma di Angelo si chiamava Maria Di Gregorio e ha lasciato il suo viver terreno in un ospedale di Enna il 21 marzo: ricoverata per una fibrosi polmonare l’8 marzo, è morta di covid (come da tampone effettuato un giorno prima). La procura di Enna ha aperto un fascicolo contro l’ospedale per epidemia colposa e Chiara – la sorella di Angelo – ha incaricato l’avvocato Fabio Anselmo, lo stesso che ha assistito la famiglia di Stefano Cucchi, di seguire l’indagine.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, talvolta autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Ci rivediamo – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – qui fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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Un commento

  • La posizione di Agamben e’ inaccettabile. La gente si ammala e muore. È inaccettabile perché del tutto astratta e ideologica. E priva di ragionevolezza e buon senso.

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