due film: lo sguardo dell’oppressore e quello dell’oppresso
uno dal punto di vista dell’oppressore e l’altro dal punto di vista dell’oppresso, dell’umiliato, dell’offeso.
Happy End – Michael Haneke
un’impresa familiare, un mondo alla fine della sua potenza sta per uscire di scena, non ce la può fare.
altri verranno, questione di tempo.
l’uscita di scena è sempre terribile, sia per un mondo che per le persone che si avviano al disfacimento, e da più in alto si cade più fa male.
non c’è niente da ridere, l’ottimismo non è possibile, siamo stati abituati a crescere, non ci si prepara all’uscita di scena, sarà che si pensa tocchi sempre agli altri, sarà per un (piccolo o grande, chissà) delirio di onnipotenza.
grandi attori, dalla più giovane al più vecchio.
un Haneke minore, dicono alcuni, non è vero, secondo me.
comunque un film da non perdere, al cinema.
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Sami Blood – Amanda Kernell
solo chi vissuto, almeno in parte, situazioni nelle quali alcuni dispositivi (nel senso di Michel Foucault) potenti, immateriali, vivissimi, implacabili hanno condizionato (riuscendoci o non riuscendoci o riuscendoci solo in parte) la vita, entra in sintonia con questo film, qualche miliardo di persone sono quelle che possono capire questo film, gli altri possono intuire.
si tratta della vergogna e del rifiuto di se stessi, di quello che si è, del proprio popolo, della propria lingua, della propria famiglia, dell’amputazione di una parte di sé, per aderire a modelli diversi, che si sono autodefiniti migliori, con una potenza di convinzione, manu militari, quando il lavaggio dei cervelli non è sufficiente.
Lombroso traccia la via, dappertutto, il razzismo è implacabile.
come dice Terenzio :”Nulla di ciò che è umano mi è estraneo”, quindi Sami Blood è per ciascuno di noi.
il film è solo in 10 sale, in tutta Italia, eppure bisognerebbe proiettarlo in tutte le scuole.
film dal punto di vista dell’oppresso, dell’umiliato, dell’offeso, imperdibile, e sconvolgente
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