Claudio “Pocho” Lepratti vive!

Delegato sindacale, catechista e militante sociale, aveva 35 anni quando fu ucciso dall’agente Esteban Velásquez il 19 dicembre 2001 a Rosario durante le proteste contro il Fondo monetario internazionale e i governi complici che provocarono il default economico dell’Argentina.

di David Lifodi

19 dicembre 2001: l’Argentina è scossa dalle proteste contro i governi che saltano a ripetizione, ripudiati dalla popolazione che scende quotidianamente in piazza contro gli aggiustamenti strutturali imposti dal Fondo monetario internazionale con il consenso della Casa Rosada al grido que se vayan todos.

È in questo contesto che Claudio “Pocho” Lepratti, lottatore sociale, delegato sindacale e catechista, viene ucciso nel quartiere di Las Flores, a Rosario, dall’agente Esteban Velásquez.

Nel dicembre 2019, lo stesso Velásquez, dopo esser stato condannato a 14 anni di carcere (di cui solo 9 realmente scontati) e licenziato dalla polizia, aveva chiesto di essere reintegrato nella Guardia Urbana Municipal di Arroyo Seco (città a 30 km da Rosario)), prima che la mobilitazione delle organizzazioni popolari e delle associazioni per i diritti umani facessero in modo che il reintegro venisse congelato: il presidente del consiglio municipale evidenziò che era stato commesso un errore già nell’ammetterlo a partecipare al concorso pubblico a causa di quel precedente.

Velásquez aveva ottenuto la libertà condizionale nel 2011 nonostante la fiscal di allora, Elida Rivoira, avesse fatto pressione affinché l’agente fosse inibito da tutti gli incarichi pubblici e, in quegli anni, cercò di entrare in politica in una lista a sostegno del macrismo.

Lepratti fu ucciso mentre si trovava sul tetto della scuola Mariano Serrano, assaltata dalla polizia nonostante stesse scongiurando gli agenti di non sparare: ¡Hijos de puta, bajen las armas que aquí solo hay pibes comiendo!

Nato il 27 febbraio 1966 nella città uruguayana di Concepción (dove è stato eretto un monumento in suo onore), Lepratti, dopo aver trascorso alcuni anni in seminario, una volta trasferitosi a Rosario scelse di avvicinarsi alle organizzazioni cristiane di base legate a Padre Edgardo Montaldo e all’opzione per i poveri, iniziando a lavorare con i giovani dei quartieri popolari della città. Oggi, in Argentina, sono molti i comedores comunitarios, le scuole e le biblioteche intitolate a “Pocho” e il cantante León Gieco gli ha dedicato una canzone.

Ideatore della rivista El Ángel de la Lata, per lui un ulteriore elemento per promuovere e sostenere i giovani dei quartieri popolari di Rosario, Claudio Lepratti iniziò a collaborare con la comunità ecclesiale di base Desde el Pie e divenne delegato sindacale dell’Asociación Trabajadores del Estado de Rosario per conto della Central de Trabajadores de la Argentina (CTA).

Lepratti, conosciuto come il militante que murió por los chicos, amava definirsi un “cristiano rivoluzionario” e, ancora oggi, non si spiega il motivo per cui la polizia attaccò il comedor popular pieno di bambini e dove Pocho, che aveva fatto voto di povertà, lavorava come aiuto cuoco. Il padre, Orlando Lepratti racconta che, a pochi giorni dall’uccisione del figlio, chiese spiegazioni sull’omicidio all’allora governatore Carlos Reutemann, il quale rifiutò di rispondergli, nonostante fosse stata la stessa polizia ad ammettere che l’accaduto si era verificato aldifuori della zona della città dove erano avvenuti gli scontri tra i manifestanti in lotta contro la svendita del paese al Fondo monetario internazionale e gli agenti.

Gustavo Martínez, amico di Lepratti e suo compagno di lotta all’interno dell’Asociación Trabajadores del Estado de Rosario, ha sempre sottolineato che Pocho, nonostante il suo carattere umile e taciturno, fosse un simbolo per l’intera città, non a caso, sui muri di Rosario, per lungo tempo, campeggiarono le scritte “Pocho vive – la lucha sigue”. E ancora Martínez, salutando Pocho, disse che lo immaginava in cielo a lavorare per i diritti dei ragazzi di strada e per le strade di Rosario a denunciare le morti dei ragazzi a causa del gatillo fácil della polizia, per la mancanza di cibo e per le tante altre responsabilità del capitalismo.

Quando Claudio Lepratti fu ucciso aveva 35 anni. Pocho farebbe parte di quella categoria di persone che Ernesto Che Guevara avrebbe definito come “gli imprescindibili”: toglieva i ragazzi emarginati al mercato della droga, insegnava loro a studiare, li invitava a fare sport, ma soprattutto li esortava ad essere solidali tra loro e vivere con dignità, malgrado emarginazione e povertà.

Si, Claudio “Pocho” Lepratti vive ancora.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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