Clelia Farris… alla Quenau (o alla Genesi)

NOTAZIONI

Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi ci butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: “Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito”. Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

BIBLICO

In principio Dio creò il soprabito e il bottone.

L’autobus era vuoto e deserto e le tenebre coprivano la linea S.

Dio disse: sia il mezzogiorno.

E così avvenne.

Dio vide che il mezzogiorno era bello.

Dio disse: sia la moltitudine.

E la moltitudine fu. Tutta stipata sulla piattaforma dell’autobus della linea S.

Dio disse: siano i colli lunghi, i cappelli, le cordicelle, i piedi, gli spintoni, i sedili, il vuoto, angeli e demoni.

E così avvenne.

Ve lo immaginate un autobus pieno zeppo di colli lunghi, cappelli, cordicelle, piedi, spintoni, sedili, vuoto, angeli e demoni? Fareste bene a sforzarvi di immaginarlo, perché fu proprio ciò che accadde. La certezza di una simile realtà è garantita dal Verbo, che si trova presso Dio, anzi, il Verbo è Dio stesso, dunque ogni parola da Lui pronunciata è vera. D’altra parte, se qualcosa è puro Verbo, per mostrare e dimostrare la propria esistenza deve parlare. Incessantemente. Senza parole le cose non sono, se non sono appartengono al mondo delle ipotesi ergo non di-mostrano la loro verità.

Scusate, sto divagando.

A farla breve, Abele spingeva e tormentava Caino, che allungava il collo alla ricerca di una collocazione. Presso Dio, direte voi. No, no, una collocazione in senso fisico-geometrico, un luogo, per dirla in termini elementari. Dicevo, Abele insiste, ma distratto, docile, com’è nel suo carattere di svagato di Dio e gli balla la danza dei sette veli sugli alluci. Il povero Caino s’indigna, risponde, s’infiamma, sta per realizzare il Verbo, poi intervengo io e libero un sedile, che lui adocchia e di cui si appropria lesto. Sempre stato un ragazzo sveglio Caino.

Dio disse: siano le due pomeridiane.

E apparvero le due del pomeriggio, con il loro strascico di luce, caldo, odore di caffè, torpore, divani, pennichella. Dio sbadiglia e si appisola. Sogna.

Sogna di trovarsi davanti a Lazzaro e di dirgli “alzati e cammina!” mentre una piccola folla di curiosi osserva il miracolo. Tra questi ce ne sono due che disturbano, confabulano tra loro, uno dice al compare che dovrebbe spostare il bottone del soprabito. L’altro replica che il bottone l’ha messo Dio e solo lui lo può rimuovere.

Benedetta umanità! Ancora non ha capito che sulla linea S comando io.

NOTA

Dopo aver letto (su questo blog; dove sennò?) la variazione di Christiana De Caldas Brito su “Il passeggero” di Frantz Kafka,  Clelia Farris ha pensato di cimentarsi su una variazione di stile, nel senso di Raymond Queneau. Riuscitissima. E io ho il piacere di ospitarla. Se volete notizie di Clelia Farris vi tocca curiosare su questo blog (il 3 marzo 2010) e a ben cercare troverete anche Christiana De Caldas Brito o io che parlo di lei. Se non avete avuto ancora il piacere di leggere “Esercizi di stile” di Quenau non vi resta che correre in libreria (o in biblioteca). Mi fermo qui per rispetto di quelle/i che ora stanno correndo (db)

Redazione
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