Colombia: la pace di Santos all’insegna dell’ingiustizia sociale

di David Lifodi

Il recente progetto di legge, già in fase di discussione avanzata al Congresso, che intende sottrarre alla giustizia civile le forze armate responsabili di crimini per assegnarle esclusivamente ai tribunali militari, rappresenta un nuovo ostacolo al già accidentato percorso di pace colombiano. Se il progetto di legge sarà approvato, evidenziano le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, è certo che i militari avranno garantita la più completa impunità per le loro nefandezze, al pari dei paras e delle Bacrim, le bandas criminales emergentes.

Inoltre, lo stesso progetto di legge metterà al sicuro, molto probabilmente, i responsabili del caso dei falsos positivos, i civili uccisi e vestiti come guerriglieri per mostrare al paese i risultati raggiunti dall’estabilishment nella lotta alle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc) durante il periodo in cui Álvaro Uribe era alla presidenza del paese, ma il suo ministro degli interni era l’attuale mandatario della Colombia, quel Juan Manuel Santos tra i principali responsabili dello scandalo. La storia di questo progetto di legge dimostra il doppio gioco di Santos che, all’insegna del peggior gattopardismo, persegue la pace, ma alle sue condizioni: tutto cambi affinché niente cambi. Non è un caso che  molti analisti politici definiscano l’attuale presidente colombiano come un incantatore di serpenti e, in questo senso, si inserisce la conferenza che lui stesso ha organizzato, agli inizi di luglio, dall’ambiguo titolo Tercera vía y la Paz, allo scopo di rafforzare la sua immagine di socialdemocratico liberista, come lo sono stati, ad esempio, il cileno Ricardo Lagos o il brasiliano Fernando Henrique Cardoso. Nella democratura colombiana rischia di consolidarsi un enorme paradosso: Juan Manuel Santos viene considerato come “presidente di pace” di fronte all’opposizione uribista e del resto fa parte del suo piano. Può darsi che Santos riesca davvero a raggiungere un accordo di pace con le Farc, ma al ribasso e alle sue condizioni, tra cui le garanzie già concesse alle multinazionali per quanto riguarda risorse naturali, strutture e servizi del paese: una pacificazione all’insegna della seguridad inversionista, sostengono in molti. Nel frattempo, l’attuale ministro della Difesa Juan Carlos Pinzón, il vero padrino del progetto di legge del fuero militar, continua a compiere un’azione di lobby affinché si giunga all’approvazione il prima possibile e continua a pianificare le azioni dell’esercito nei confronti delle comunità indigene e contadine. È vero che, come sostiene Alirio Uribe, ex avvocato (fra i fondatori del Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo) eletto deputato per il Polo Democrático Alternativo in occasione delle ultime elezioni, l’appoggio della sinistra a Santos è servito ad evitare che l’altro Uribe, l’ex presidente legato ai paramilitari, tornasse al potere, ma la sua speranza che si aprano nuovi spazi di partecipazione politica per le organizzazioni sociali e di sinistra con l’eventuale pace imposta dallo stesso Santos rischia di trasformarsi in utopia. La nuova piattaforma Frente Amplio por la Paz, la Democracia y la Justicia Social, a cui hanno aderito, tra gli altri, il Polo Democrático Alternativo, Unión Patriotica, l’organizzazione indigena Onic (Organización Indígena Nacional de Colombia), Congreso de los Pueblos, Poder Ciudadano, Fuerza Común e la Marcha Patriótica, cercherà comunque di costruire un’agenda sociale di pace che abbia al centro la giustizia per i familiari delle vittime del terrorismo di stato, il diritto alla terra, alla salute, all’istruzione e all’abitare, tutti spazzati via da oltre 50 anni di conflitto. “Siamo stanchi di guerra”, ha dichiarato Alirio Uribe, “ed è necessario un cessate il fuoco che permetta di lavora ad una pace in cui non esistano più guerriglie, gruppi paramilitari e il terrorismo di stato”. Inoltre, aggiunge l’ex avvocato, “c’è da fare pulizia nell’esercito, nella polizia e in tutti gli organi dello stato, implicati in gravi e ripetute violazioni dei diritti umani”. In questo senso, lo scorso 10 giugno è arrivato il comunicato congiunto del governo e dell’Ejército de Liberación Nacional (Eln), la seconda formazione guerrigliera del paese, per l’avvio di nuovi negoziati pace, ma va evidenziato che, per quanto l’aspirazione di entrambe le formazioni rivoluzionarie sia quella di fare politica alla luce del sole e secondo le regole democratiche, il governo abbia continuato ad esprimere soddisfazione per i militanti delle Farc uccisi dall’esercito, nonostante la proclamazione di un presunto (per i militari) cessate il fuoco unilaterale. L’eventuale pax santista sarà all’insegna del neoliberismo e difficilmente riuscirà a soddisfare tutta quella popolazione che dalla fine della guerra si attende cure mediche gratuite per le fasce sociali più poveri, impieghi stabili, l’uscita dalla povertà per milioni di colombiani, la fine della repressione che continua a perseguitare i movimenti operai, indigeni e contadini, insomma una vera politica sociale degna di questo nome. Inoltre, Santos non potrà fare a meno di fare concessioni all’uribismo, che è ben rappresentato al Congresso e in occasione di tutti gli appuntamenti elettorali (soprattutto le ultime presidenziali) ha dimostrato di avere comunque un alto gradimento tra la popolazione.

Gli sviluppi della politica colombiana e del negoziato in corso con la guerriglia diranno se ci potranno essere le condizioni per una vera pace o se invece, come molti temono, di tratterà di una paz con injusticia social.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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