Colombia: militarizzazione e controllo sociale

Spacciate come opportunità di sviluppo, rilancio dell’economia e controllo della criminalità, le “Zonas Estratégicas de Intervención Integral” servono soltanto per aumentare la presenza militare dello stato nelle zone indigene e contadine del paese e permettere alle multinazionali di sfruttare le risorse naturali al riparo da occhi indiscreti.

di David Lifodi

In Colombia la militarizzazione del paese prosegue senza sosta. Resumen Latinoamericano, citando fonti governative, denuncia la creazione delle “Zonas Estratégicas de Intervención Integral (Zeii)”, definite dallo stesso esecutivo una estrategia para transformar los territorios llevando institucionalidad con legalidad, emprendimiento y equidad, en las regiones más afectadas por la violencia, la criminalidad y la pobreza”.

In realtà, soprattutto nelle comunità indigene e contadine non solo non hanno mai sentito parlare nel dettaglio delle “Zonas Estratégicas de Intervención Integral”, ma secondo molti sarebbero assai simili alle cosiddette “Zonas de Consolidación y Rehabilitación” dell’allora governo Uribe. Utilizzando come pretesto l’allarme per combattere la presenza della criminalità, soprattutto in alcune zone del paese, le “Zonas Estratégicas de Intervención Integral” servono soltanto a far si che le multinazionali non siano controllate da occhi indiscreti nelle loro attività dedite alla costruzione di nuove miniere a cielo aperto e di nuove centrali idroelettriche a scapito delle comunità depredate delle risorse naturali.

Nel frattempo, come facilmente intuibile, il controllo governativo del territorio consiste nel minacciare, intimidire e uccidere.

Nell’ultima settimana di ottobre, l’Asociación del Coordinador Nacional Agrario (CNA) ha pianto la morte di Carlos Navia, leader contadino assassinato nel Cauca, una delle zone del paese dove maggiore è la guerra a bassa intensità condotta dallo Stato, come ha denunciato il Consejo Regional Indígena del Cauca. Lì il governo dovrebbe occuparsi di garantire il diritto alla vita dei lottatori sociali invece di promuovere le “Zonas Estratégicas de Intervención Integral”, utili soltanto ad accrescere la presenza della forza pubblica nei territori.

Le Zeii dovrebbero sorgere in cinque zone del paese: Pacífico nariñense, Sur de Córdoba e Bajo Cauca, Catatumbo, Norte de Santander, El Pidemonte, dipartimento di Arauca. Proprio nel dipartimento di Arauca la popolazione ha già sperimentato le “Zonas de Rehabilitación y Consolidación” uribiste, caratterizzate dallo sfollamento forzato e dalle crescita dell’esercito colombiano che chiudeva gli occhi sui crimini dei paramilitari contro dirigenti sociali e contadini, come già avvenne il 5 agosto 2004, quando furono assassinati i leader sindacali Héctor Alirio Martínez, Leonel Goyeneche e Jorge Prieto.

Ingannate talvolta tramite programmi esclusivamente assistenzialisti, le comunità finiscono per dividersi al loro intervento, obiettivo principale del governo Duque, come di quelli precedenti, per disarticolare i movimenti sociali in difesa della vita e dei territori.

Attraverso le Zeii verrà controllato il 38% dei parchi nazionali naturali, dove si trovano gran parte delle risorse della Colombia, m soprattutto il governo punta a creare “territori liberi dagli insurgentes” per permettere alle imprese private e alle transnazionali di sfruttare appieno le potenzialità del territorio.

Il Movimiento Político de Masas Social y Popular del Centro Oriente de Colombia, sostiene, a ragione, che la presidenza Duque rappresenta la continuità con quella di Uribe all’insegna del furto delle risorse naturali a scapito delle comunità e che le Zeii non sono altro che un’accelerazione per permettere un sempre maggior estrattivismo.

La sicurezza democratica tanto sbandierata da Duque è tale solo per le imprese estrattiviste, ma anche per il grande negozio del narcotraffico, che le bande paramilitari possono così gestire in totale tranquillità, ma non si occupa certo della tutela dei diritti umani. Inoltre, gli investimenti delle Zeii non andranno a favore delle comunità, se non in minima parte, nonostante siano presentate come un’opportunità per il rilancio dell’economia e del tessuto sociale delle zone più povere del paese, che anzi, finisce per essere distrutto.

Nel frattempo, gli episodi di intimidazione e violenza crescono. Lo scorso 29 ottobre il leader indigeno del Cauca Feliciano Valencia è sfuggito ad un attentato i cui mandanti si trovano probabilmente nelle stanze del potere poiché, in passato, l’attuale rappresentante dell’ Organización Nacional Indígena de Colombia era stato accusato di aver applicato la giustizia indigena nei confronti dei militari dell’esercito colombiano.

Solo qualche giorno prima, informa Telesur Tv, erano stati uccisi gli ex guerriglieri delle Farc Marcial Macías e Libardo Becerra: sono 236 gli omicidi compiuti ai danni di ex combattenti delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia a seguito degli accordi di pace sottoscritti nel 2016 tra lo stato e la ex guerriglia e 470 quelli nei confronti dei lottatori sociali, secondo i dati della Red Nacional de Iniciativas Ciudadanas por la Paz y Contra la Guerra.

In uno stato democratico la tutela dei familiari delle vittime della guerra, un vero contrasto al narcotraffico e alla corruzione, la difesa dei militanti sociali, dei sindacalisti e degli attivisti ambientalisti e per i diritti umani dovrebbero venire ben prima delle “Zonas Estratégicas de Intervención Integral”.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

2 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *