Colombia: vivendo sotto il terrore dei paramilitari

di Nelly Bocchi

La violenza ad opera dei paramilitari delle AGC (Autodefensas Gaitanistas de Colombia) nei confronti della Comunità di Pace di san Josè Apartadò in Colombia aumenta senpre più.

Nell’ultimo comunicato pervenuto – QUI SOTTO – la Comunità denuncia la connivenza con l’esercito, le minacce di morte nei confronti di alcune persone del consiglio interno e le minacce anche nei confronti degli accompagnanti internazionali, nonchè l’imposizione del “pizzo” per ogni capo di bestiame o di altri beni.

Tutto questo accade quando le Farc stanno smobilitando, quindi i paramilitari – che secondo gli accordi di pace dovrebbero smobilitarsi pure loro, ma non lo fanno – hanno campo libero per vessare, reprimere ed intimidire i campesinos.

Temo realmente per le vite di cari amici della Comunidad, persone che vogliono solamente vivere in pace, non chiedono altro.

Continuamente guardo sul mio cellulare se ci sono notizie da S Josè, perchè ho sempre paura di dover leggere che l’assassinio n 19 dalla stipula degli accordi di pace, porti il nome di un amico o peggio di una famiglia o di un intera vereda. E’ già successo, ora ci sono tutte le condizioni perchè si ripeta.

Qui l’ultimo comunicato della Comunidad e quello degli “accompagnanti” italiani.

  Proseguono i dolorosi e ripugnanti fatti: i paramilitari minacciano e rubano alimenti alle umili famiglie contadine; le operazioni paramilitari non cessano. Intanto si annunciano nuove imposte per tutte le persone povere di San José, mentre i mezzi di comunicazione riportano e amplificano ciò che viene detto dagli uffici della Brigata XVII dell’esercito.

Ancora una volta ci rivolgiamo all’umanità e alla storia per testimoniare i nuovi fatti e perché un giorno si giudichi.

Domenica 5 febbraio nella mattinata si vide la presenza di un grande gruppo di paramilitari fra l’insediamento Arenas Bajas e Arenas Altas, dato che si sono stabiliti nel settore conosciuto come la Maquina.

La stessa domenica 5 febbraio verso le 21 un gruppo di paramilitari entrarono in varie abitazioni nell’insediamento “el Cuchillo”, appartenente al Comune di San José, a pochi minuti dalla base militare e di polizia nel complesso urbano di San José, dove i paramilitari che si identificarono come le AGC, vestendo divise militari e portando armi lunghe e annunciarono nuovamente che la loro presenza nella zone è nota e che i contadini dovranno sottomettersi alle loro richieste. Dissero che esigeranno il pagamento di un‘imposta (meglio pizzo) a chi ha un’attività, ai mulattieri, ai precari e ai coltivatori di cacao, e chi non pagherà sarà ucciso. Tali annunci già vengono applicati, così gli allevatori di bestiame della regione sono obbligati a pagare 50.000 pesos per ogni animale che si trova nel Comune di San José. Di fronte a tali minacce varie famiglie del villaggio hanno manifestato l’intenzione di andarsene per paura di essere assassinati.

Lunedì 6 febbraio 2017 noti paramilitari in Nuevo Antioquia annunciarono agli abitanti della zona che “alias 09”, comandante paramilitare, aveva dato ordine di distruggere la Comunità di Pace, dato che erano i loro nemici N°1 e nello stesso modo annunciarono la morte del contadino Ever residente nell’insediamento La Hoz.

Martedì 7 febbraio 2017 in vari mezzi di comunicazione e alla radio regionale il colonnello Jose Antonio Dangon, comandante della XVII Brigata dell’Esercito Nazionale, comunicò che durante le operazioni che l’esercito ha fatto negli insediamenti Mulatos e la Falce del Comune di San José non c’era traccia di gruppi armati in quei luoghi. Tale è il livello di cinismo e spudoratezza del comandante della brigata. Negare la evidente presenza paramilitare nella regione è ricorrere a vecchie pratiche della brigata, che all’epoca del generale Rito Alejo negò reiteratamente la presenza dei paramilitari mentre innumerevoli crimini massacri, uccisioni, sparizioni, torture sono stati commessi sotto la copertura e la protezione delle forze armate e degli organi giudiziari che mai indagarono.

Mercoledì 8 febbraio truppe militari presenti nelle aree dell’insediamento Mulato nel Comune di San Jose, e che si sono accampate sulla proprietà privata dei membri della Comunità di Pace nel settore conosciuto come il Barro, hanno più volte dichiarato che «i contadini devono imparare con le buone o le cattive a vedere le cose ma tacere». Riferendosi alla presenza dei paramilitari nella regione, i militari hanno detto che non li combatteranno.

Mercoledì 8 febbraio a Mulatos i membri della nostra Comunità di Pace hanno chiesto alle truppe militari a ritirarsi da territori privati della comunità, dal momento che nessun attore armato costituisce una protezione per le famiglie della Comunità Pace, e ancor meno nel caso dei maggiori alleati dei paramilitari nella regione.

Giovedi 9 febbraio alle 14 due paramilitari entrarono nell’alloggiamento di famiglie nella nostra comunità nel villaggio La Esperanza. I due uomini indossavano uniformi militari, armati con fucili e indossando bracciali con insegne della AGC. Allo stesso modo hanno dichiarato che quei gringos figli di puttana li stavano screditando, perché la loro presenza impediva di eseguire il loro piano nel villaggio di San Jose, hanno aggiunto: «venerdì 27 gennaio, un gringo e una gringa ci allontanarono dal Villaggio Pace di Mulato» e ciò ha avuto come conseguenza «sparare un paio di colpi a quei figli di puttana gringos».

Venerdì 10 febbraio alle 13 nel villaggio La Esperanza, nella proprietà privata di proprietà della comunità, entrarono un gruppo di paramilitari – circa 40 uomini – che si accampò a pochi metri dalla casa che ospita famiglie della comunità, annunciando che erano lì per restare, perché le forze dell’ordine non li avrebbero perseguiti.

Lo stesso venerdì 10 febbraio dieci paramilitari entrarono negli spazi comunitari nel villaggio di Arenas Altas, nel sito conosciuto come Pelahuevo, e ancora una volta annunciarono che andranno a fare una visita a Reinaldo Areiza nel villaggio di La Union e ad altri tre leaders della Comunità di Pace, perché sono molto interessati alle loro teste. I nostri carnefici agiscono incessantemente e sono anche in grado di compiere azioni criminali e nascondere le azioni sistematiche di un apparato criminale protetto dalla legge, i cui tentacoli ed il suo rapporto con l’illegalità difficilmente potrà celare una società continuamente perseguitata.

Nel frattempo continuiamo a vivere sotto il terrore e la prepotenza militare-paramilitare che trova la sua culla del crimine in Urabá: la Brigata XVII dell’Esercito Nazionale.

Questi assassini utilizzano i metodi più brutali per costringere falsi testimoni che testimonieranno contro il nostro progetto di vita, accusandoci di essere alleati del terrorismo o dei guerriglieri o loro complici e molte altre bugie profondamente infami. Uccisero i nostri cari, altri scomparvero, altri sono torturati o imprigionati, etc. Ora che i guerriglieri delle FARC stanno smobilitando, quale sarà la giustificazione per continuare tale persecuzione? Forse non è stato sufficiente il danno umano che abbiamo sofferto per più di 20 anni? Pretendono di costringerci a convivere con i peggiori criminali di tutti questi anni?

Mai lasceremo nell’oblio il ricordo di tutti coloro, donne e uomini, che con le loro vite resero fertile il nostro cammino di resistenza civile, e disarmata, e non esitiamo a chiedere pubblicamente a tutti gli attori armati – siano essi paramilitari o Autodefensas Gaitanistas della Colombia – e a tutte le forze armate dello Stato o di qualsiasi altro gruppo di rispettare i nostri spazi di vita e di lavoro comunitario. Non li vogliamo nei nostri territori. Lasciateci in pace, lasciateci vivere nella terra dei nostri antenati e nonni, vogliamo vivere su un terreno che appartiene a noi e i nostri figli. Basta!

Comunidad de Paz de San José de Apartadó  

Febbraio, 10 de 2017

(*) Ringraziamo per la traduzione Nelly Bocchi; di questa vicenda abbiamo parlato più volte in bottega: qui Colombia: ancora brutte notizie per la Comunità di Pace di San Josè di Apartadò il post più recente. [db e df]

 

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Un commento

  • Riporto la traduzione dell’ultimo comunicato , giunto ieri sera, dalla Comunidad:
    Cinismo senza frontiere
    Non solo per le azioni di terrore e la brutale invasione militare del nostro territorio, non solo contro i membri della Comunità di Pace, ma anche contro la popolazione civile che vive nelle vicinanze del nostro territorio, che vengono obbligati a partecipare alle loro riunioni, ma proibendo loro di denunciare la loro presenza nella zona e li avvisano di quanto dovranno pagare ai paramilitari nei prossimi giorni tutti gli abitanti del comune di San José. Molti non hanno il coraggio di denunciare i fatti per paura di essere assassinati. I fatti che lasciamo all’umanità ed alla storia sono:
    Venerdì 10 febbraio 2017, alle ore 21:00, un gruppo di paramilitari entrò nel nostro insediamento comunitario, nel villaggio dell’Unión, appartenente al comune di San José. Il gruppo paramilitare era già stato in diverse abitazioni nel villaggio il Cuchillo dove minacciarono i civili costringendoli a pagare il “pizzo” o tasse.
    Questo stesso Venerdì 10 febbraio 2017, il presidente della Giunta d’Azione Comunate del villaggio Mulato Medio, che aveva convocato ad una riunione gli abitanti di questo stesso villaggio, sollecitò i partecipanti ad occupare con la forza il ” Villaggio di Pace, Luis Eduardo Guerra “. Questo presidente fu visto pubblicamente anche dalla comunità, in almeno tre occasioni riunirsi con i comandanti paramilitari che recentemente pattugliavano il territorio.
    Sabato 11 Febbraio, 2017, alle ore 17:30, una commissione umanitaria composta da membri della nostra comunità e accompagnata da organizzazioni internazionali, che da diversi villaggi della comunità si recavano al villaggio La Esperanza, furono testimoni della presenza paramilitare, che già erano rimasti lì per più di giorni, a pochi metri dalla nostre case nel villaggio la Esperanza.
    Domenica 12 febbraio, 2017, nelle prime ore del mattino, due elicotteri sorvolarono per diversi minuti l’insediamento comunitario Hope. Non capiamo quale fosse lo scopo, visto che successivamente truppe militari sostennero che lo scopo era quello di scaricare le truppe sul posto, ma che a causa del maltempo non fu possibile; cosa che è totalmente falsa, dal momento che non c’erano pioggia, neve o fulmini. Forse lo scopo era quello di inviare un segnale ai paramilitari per avvertirli che presto sarebbero sbarcate truppe nella zona.
    Questa stessa Domenica 12 febbraio 2017, intorno alle ore 10:00, truppe di militari sotto il comando del capitano MESA entrarono arbitrariamente nella proprietà privata della nostra Comunità di Pace nel villaggio La Esperanza e vi si stabilirono. Per due volte i membri della nostra comunità hanno chiesto il ritiro delle truppe militari esigendo il rispetto della proprietà privata e il non coinvolgimento nella guerra, dato che la loro presenza, più proteggerci ci avrebbe messo a rischio a cause di altri soggetti armati. A fronte di questa richiesta i militari in tono arrogante affermarono che se ne andranno quando lo vorranno loro, che non avrebbero rispettato la proprietà privata, anzi nei prossimi giorni militarizzeranno l’area. Questo truppe militari che si suppone abbiano l’obiettivo di perseguire tutti i soggetti armati illegali, non solo si installano nei nostri spazi di vita e di lavoro comunitario in violazione delle nostre regole fondate nel Diritto Internazionale Umanitario, ma si sono anche installati nei pascoli e nelle aree ben visibili da lontano; i loro obiettivi sono i sentieri e le vie di collegamento; non crediamo che con questa operazione troveranno la prova della presenza di altri oggetti armati. Il capitano al comando delle truppe sostenne che non avevano la capacità di controllare nessun soggetto armato, dato che venivano spesso spostati da una parte all’altra e questo sfiniva le truppe.
    Questa stessa Domenica 12 Febbraio 2017, il quotidiano El Colombiano, ha pubblicato un articolo con il titolo ” Paramilitare o no, con la paura zittiscono Urabá ”, in tale articolo si fa menzione alla promessa che avrebbe fatto un membro della la comunità di pace di inviare un video di leader paramilitari in riunione, tale affermazione non è vera, la comunità ha la registrazione video, fotografica e audio dei vari oltraggi e scontri che la comunità ha sostenuto con gruppi paramilitari quando esigeva il ritiro e la non occupazione dei nostri territori e il rispetto per i nostri membri e per i residenti della regione. Nonostante tutte queste prove, non è scopo della Comunità divulgare ciò che non è un segreto per nessuno in Urabá, un sufficiente numero di video già circolano in rete relativamente alla presenza dei paramilitari o anche delle così dette Auto Defensa Gaitanistas della Colombia nella regione. Nello stesso articolo, le autorità militari insistono nel giustificare a tutti i costi invasione paramilitare nei nostri villaggi e ci accusano di essere parte del sistema politico delle FARC. Per venti anni abbiamo sofferto le atrocità e crimini commessi dalla Brigata XVII, e l’unica risposta che abbiamo ricevuto da coloro che rappresentano lo Stato è che siamo bugiardi perché siamo guerriglieri. Si tratta di un cinismo senza confini per eludere la responsabilità per i suoi numerosi crimini contro l’umanità commessi contro di noi in questi lunghi anni. Non solo lo abbiamo detto noi, lo hanno confermato gli stessi tribunali e corti internazionali che hanno deliberato in favore della comunità, mentre lo Stato calpesta queste sentenze e osa sfidarle nel non attuarle o almeno rispettarle.
    Lunedi ’13 febbraio 2017, alle ore 10.30 truppe militari collegate alla Brigata XVII dell’esercito nazionale entrarono nel insediamento della Comunità di Pace della Comunità di Pace nel villaggio La Unión. Queste operazioni dell’esercito nazionale, ci ricordano quelle operazioni militari dopo i massacri e le incursioni contro la comunità di militari e paramilitari che, due o tre giorni dopo l’effettuazione dei crimini arrivava l’esercito per cancellare le prove. La storia si ripete?
    Questo stesso Lunedi 13 febbraio 2017, durante il mattino la Comunità di Pace fu informata da civili residenti nella regione di un’operazione paramilitare che si sviluppava tra i villaggi Arenas Altas, la Unión e il Porvenir, nel sito conosciuto come il “filo dei topi”. I paramilitari minacciarono i civili che affermando che non vogliono rospi e ” men che meno coloro che informano la HP della Comunità di Pace”.
    Di nuovo ringraziamo tutte le persone, che da diverse parti del mondo ci sono solidali e ci ha accompagnato sostenendoci con la loro forza morale. La vostra protesta contro la negligenza di uno stato sordo, implorando affinché cessino le persecuzioni sistematiche, ci danno la forza morale di continuare, mantenendo viva la speranza che un giorno l’umanità e la storia giudicherà questi atti condannandoli universalmente.
     
    Comunidad de Paz de San José de Apartadó  
    Febbraio 14 del 2017

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *