Come è viva Mafaldita

Avere 50 anni senza diventare grande (*)
«Cosa vuoi fare Mafalda?» le chiede Felipe vedendo che sale una sedia. La bimba risponde:

«Gioco alla libertà» poi si mette in posa (come la famosa statua a New York) e spiega «con una lampadina bruciata nella destra e un libro di fiabe nella sinistra».
Eroi possibilmente super; un Topo investigatore; avventure improbabili; il signor Bonaventura; poi gli strani bambini inventati da Schulz. Tutto bello ma il mondo reale nei fumetti irrompe davvero solamente nel 1964 con Mafalda, disegnata da Joaquin Salvador Lavado che tutti conoscono come Quino.
Lei detesta la minestra, si preoccupa per la pace, scava nelle contraddizioni degli adulti, sa che dovrà crescere ma non si fida. Altri personaggi (Nando e la piccola Libertà) della serie sembrano ancora più alieni e meno integrabili. Come lo stesso Quino fa dire non hanno problemi con Edipo, semmai «il complesso di “Edopo?”»; interrogativo che coinvolge meno Manolito e Susanita, troppo simili ai grandi.
Dall’America latina il successo dilaga ovunque. Tradotto in 26 lingue, giapponese compreso. Non per caso i pedagogisti (a partire dall’italiano Marcello Bernardi) si innamorano della banda Mafalda. Lo scrittore Julio Cortazar a domanda rispose: «Non ha importanza ciò che penso di Mafaldita. Importante è quel che lei pensa di me». Umberto Eco chiarì: «Dato che i nostri figli si preparano per essere una moltitudine di Mafalde non sarà imprudente trattarla col rispetto che merita un personaggio reale». Gabriel García Márquez: «Dopo avere letto Mafalda mi resi conto che quella che si avvicina più alla felicità è la quinoterapia». Il maggior esperto italiano di fumetti, Daniele Barbieri (non è una battuta ma una omonimia) scrive: «Mafalda non è una ingenua, anzi vede le cose come sono e parla senza peli sulla lingua».
E’ strano: tanti altri personaggi delle “nuvolette” sopravvivono (alcuni stentando, altri rinnovandosi) invece la tribù di Mafalda non è più aggiornata dal 1973: 2014 strisce in tutto, buffo numero. Eppure i suoi libri vendono sempre, ragazzi e soprattutto ragazze citano le battute di Mafaldita come fossero scritte ieri. Lei spicca persino sulle pettorine della Cgil. Le organizzazioni umanitarie sanno di poter sempre contare sulla generosità di Quino. In Italia ricompare, nel 2009, in una vignetta per sostenere le donne che si dicono «non disponibili» per Berlusconi. Dal 1988 lei è cittadina onoraria di Buenos Aires dove, dal 2009, ha una statua (80 centimetri) e una piazza.
Se le nuvole lì nel cielo non invecchiano perché le nuvolette su carta dovrebbero mostrare le rughe? Braccio di ferro è sopra gli 80, Paperino quasi (li festeggia il 9 giugno, auguri), Batman ne compie 75, Charlie Brown e soci hanno 64 anni, il vecchio-giovin Tex è sempre in edicola dove sfigura accanto a Julia. Nel frattempo non si dice più fumetti ma (anche a sproposito) Graphic Novel e in finale allo Strega va Gipì, fumettaro.

(*) Questo mio articolo per i 50 anni di Mafalda è uscito – al solito: parola più, parola meno – il 4 aprile sul quotidiano «L’unione sarda». (db)

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