Comunità Madi_Marecchia: laboratorio sociale di civismo, solidarietà e responsabilità (e di Resistenza)

di Valentina Bazzarin

12705220_1039340259460093_2501728683537170192_nSabato scorso a Rimini ho avuto la possibilità di partecipare alla conferenza stampa di presentazione di Madi_Marecchia, progetto nato da un percorso di progettazione partecipata, che ha coinvolto urbanisti, attivisti dei centri sociali, migranti, volontari e le persone che vivono nella zona in cui questo progetto di accoglienza e inclusione sociale si insedierà.

Le intenzioni del gruppo di progetto sono ben riassunte dai tre obiettivi esplicitati nella conferenza stampa:

  • vogliamo produrre un cambiamento reale e incidere sulle cause della povertà lavorando su accoglienza e inclusione;
  • vogliamo attivare i migranti e i senza fissa dimora e non dare loro soluzioni facili o tampone;
  • vogliamo coinvolgere ospiti, volontari e migranti nelle politiche che li riguardano.

Infatti, come recita il comunicato stampa rilasciato sabato “ci proponiamo di qualificare l’intervento di accoglienza rimuovendo gli aspetti legati all’emergenzialità del servizio legata solo alla necessità di un riparo notturno, prevedendo l’integrazione attraverso l’utilizzo degli spazi assegnati anche per svolgere attività di inclusione già avviate e alcuni in fase di avvio che nel futuro possano dare risorse sufficienti alla completa autonomia della struttura.”

E fin qui questo sarebbe un post come tanti altri, che presenta un ottimo progetto in un contesto aperto a cogliere l’opportunità di risolvere un problema sociale (l’accoglienza di migranti e rifugiati e la necessità di dare cibo e alloggio ai tanti senza fissa dimora italiani).

Ma sabato ho assistito anche ad altro…

In diretta, quella mattina, ho potuto constatare come i media locali possano contribuire allo sistematico smantellamento delle iniziative tese a costruire un dialogo tra attivismo e politica, tra basso e alto, nei grandi centri italiani come in quelli più piccoli, strumentalizzando degli episodi per stigmatizzare le persone e le realtà che provano a riaprire sistemi chiusi per allargarli, a tessere nuove relazioni, ad aprire spazi di inclusione o ad immettere nel dibattito nuovi temi e nuovi approcci per la risoluzione delle questioni sociali.

La “ruspa” che muove il fango della politica, della comunicazione pubblica e del sistema di informazione è entrata in azione a colazione.

Infatti, sempre a Rimini, nel pomeriggio, era previsto l’arrivo di Salvini per un comizio in piazza. I giornalisti locali, fiutato l’odore di notizia ammaccata, sprangata o, ancora meglio, insanguinata hanno scelto di ignorare completamente l’invito alla conferenza stampa, ma di contattare le persone coinvolte nella difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati per sapere dove sarebbero avvenuti gli scontri (scontri che ovviamente non ci sarebbero e non ci sono stati) e posizionarsi con tablet e cellulari per l’inquadratura migliore.

Nonostante l’assurda richiesta, la risposta è stata un invito a partecipare alla conferenza stampa che ci sarebbe stata un paio di ore dopo per la presentazione di Madi_Marecchia. Il risultato è stato: una conferenza stampa preparata con grande passione e cura su un progetto andata deserta e una decina di giornalisti locali annoiati a fare da pubblico all’inutile iniziativa pomeridiana di Salvini.

I limiti e le infrazioni da parte dei giornalisti italiani e delle testate, sia locali che nazionali, sono ampiamente testimoniati dai rapporti della Carta di Roma, ma quel che esemplifica questo episodio di sabotaggio secondo me è altro: ovvero la necessità di mettere assieme le forze per incidere sul fronte sociale e su quello politico.

Questa in realtà è una storia a lieto fine… anzi, il fine lo possiamo ancora scrivere tutti assieme. Gli attivisti, i volontari, i migranti, i rifugiati e i cittadini sensibili a questa situazione e vicini al progetto di Casa Madiba in reazione al silenzio sulle azioni positive in città, martedì hanno deciso di dare vita ad una lista civica per poter far conoscere le loro iniziative e discutere sulle loro proposte durante la campagna elettorale per le amministrative. La lista si chiama Rimini People.

Non sorridete 😉 Sembra il nome di una balera, concordo, ma la candidata sindaco è una ex-preside che si presenta con modi gentili, innaffia le piante del centro sociale e porta al collo un filo di perle. Si trova a discutere con i suoi ex-alunni con i dreadlocks e i loro genitori di ambiente, lavoro, scuola, immigrazione, mutualismo, sicurezza e tutti gli altri temi di una campagna elettorale. Partono dal basso e dal lavoro quotidiano per fare politica e secondo me meritano la nostra attenzione e magari il nostro supporto.

Valentina Bazzarin
Valentina Bazzarin lavora stabilmente come ricercatrice precaria (assegnista) all'Università di Bologna sin dal 2009, anno in cui ha ottenuto il Dottorato in Psicologia Generale e Clinica. Collabora in maniera saltuaria con la Bottega e con il Barbieri, scrivendo e descrivendo quel che vede e pensa durante i suoi numerosi viaggi.

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