Concordato, Reggio Emilia e altre stranezze

di Roberto Vuilleumier   

Il meglio (FORSE) del blog-bottega /278…. andando a ritroso nel tempo (*)

Il puntuale (un orologio svizzero, e io me ne intendo) amico Daniele mi ha segnalato una bizzarra notizia proveniente dalla vasta “campagna laica” chiamata Reggio Emilia.

La notizia parla di un insegnante che avrebbe chiesto a un’alunna, che si era appena fatta il segno della croce dopo aver udito un’autoambulanza «di evitare manifestazioni di questo tipo» perché il segno della croce avrebbe potuto, a detta del professore, offendere ragazzi che credono in altre religioni e avrebbe invitato la giovane, in alternativa a “toccare ferro”.
La notizia è narrata da Fabio Filippi, consigliere regionale, che stigmatizza l’episodio commentando e definendo quanto accaduto «palesemente in contrasto con le norme concordatarie e con la sensibilità comune».

Il buffo è che Fabio Filippi non si limita a palesare la sua contrarietà ma va oltre e si attiva in una “alquanto scarna” interrogazione regionale ma dal testo inequivocabilmente controrivoluzionario.

Ecco il testo.

«Rilevato che l’episodio palesemente in contrasto con le norme concordatarie e con la sensibilità comune, sembra andare nella direzione, perorata anche da diversi settori del nostro sistema istituzionale, volta a scardinare il senso religioso dal cuore e dalla mente dei ragazzi fin dall’inizio delle scuole pubbliche

Che stiamo assistendo ad un drammatico impoverimento del nostro patrimonio culturale, oltre che ad un tragico tradimento della missione educativa che è propria dei genitori e della scuola

Che nemmeno un approccio laico all’insegnamento della religione dà diritto al docente di offendere la sensibilità dei propri studenti…

Interroga la Regione per sapere se l’episodio segnalato costituisca un caso isolato, per quanto esecrabile, o invece rappresenti l’epifenomeno di un laicismo dilagante diffuso nella scuola pubblica reggiana o, peggio, regionale».

Sull’episodio – ammesso che sia veramente accaduto – mi limito a dire che trovo assurdo pensare che il segno della croce possa offendere qualcuno. Da ateo razionale trovo divertente la battuta (“tocca ferro”) ma il gesto è semplicemente privo di senso, per cui considero inappropriato redarguire un’alunna.

Mi soffermo però su Filippi. Come – ahimè, ahinoi – molti altri politici “multicolore” che hanno una visione del mondo in chiave religiosa (cattolica), Filippi interpreta il Concordato al contrario, non leggendolo insomma come un accordo fra lo Stato italiano e la Chiesa, ma fra Chiesa e Stato. Nel suo mondo tradizionalista-fantastico lui pensa che tutte/i nascano con il sentimento religioso (cattolico) nel cuore e che questo idillio venga bruscamente interrotto causa l’incontro con i “laicisti”, i diavoletti non credenti, i traditori della missione educativa della scuola. Da qui l’esigenza secondo lui del rispetto delle norme concordatarie cioè dell’imposizione della legge a tutela esclusiva del suo pensiero che è secondo lui pensiero comune

Il presunto atteggiamento di censura dell’insegnante, Filippi arriva a considerarlo blasfemo… e forse penalmente perseguibile.

Da laico (ateo), se fossi un consigliere regionale richiamerei anche io il Concordato, per palesarne però – a differenza di Filippi – il carattere illiberale, assolutista, volto a costringere “gli altri” a subire le imposizioni di un presunto “senso religioso comune”.

Sono proprio le leggi che impongono una protezione privilegiata della religione (cattolica), quale è di fatto anche il Concordato a essere lesive direttamente e indirettamente delle libertà etiche, sessuali, di opinione… non il contrario.

Persino l’Onu è arrivata di recente a sottolineare come la garanzia di pari libertà, dignità e l’abolizione delle leggi anti-blasfemia siano gli strumenti utili a disinnescare i conflitti religiosi. Heiner Bielefeldt, teologo cattolico e relatore per l’Onu (Fabio Filippi lo conosce?), critica le leggi anti-blasfemia sostenendo che «esse sono anti producenti poiché si traducono nella censura di qualsiasi dialogo, dibattito o critica a livello inter-religioso o fra credenze, la maggior parte dei quali (dialoghi) potrebbero essere costruttivi, salutari e necessari».

Sulla stessa base il Rabat Plan of Action elaborato dall’Onu, proprio per contrastare anche l’incitamento all’odio su base religiosa, raccomanda agli Stati di abrogare le leggi contro le presunte offese alla fede dato che «hanno un impatto opprimente sul godimento della libertà di religione e di credenza, sul sano dialogo e sul dibattito sulla religione».

Continua il documento spiegando che bisogna «superare impostazioni esclusiviste» prima fra tutte l’idea che lo Stato «si identifichi in una particolare religione o credenza a danno di un trattamento eguale e non discriminatorio».

Allora perché non interrogare su questo la Regione? Perché non far emergere come proprio il Concordato e il codice Rocco quanto la Costituzione de facto limitano (appunto de facto) le libertà etiche e religiose e di pensiero.

Fabio Filippi apre alla messa in discussione del Concordato, probabilmente è un genio: un motivo di vanto, se sapesse di esserlo.

LE IMMAGINI SONO SCELTE DALLA “BOTTEGA”

(*) Anche quest’anno la “bottega” recupera – nel pieno dell’estate – alcuni vecchi articoli che a rileggerli, anni dopo, ci sembrano interessanti. Il motivo? Un po’ perché 20 mila articoli (appena superati) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché d’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che – il maledetto Covid permettendo – dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda (ma un po’ alla volta siamo arrivati al 2014) valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto ritrovare semi, ponti, pensieri, ornitorinchi (cioè stranezze eppur vere) perduti; ove possibile accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente. Con le firme più varie, con stili assai differenti e con quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – lo speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. Al solito verso l’inizio di settembre termineremo questo (forse) “meglio”. Per rivederci presumibilmente la prossima estate. O chissà. [db]

 

 

 

Redazione
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Un commento

  • Giorgio Chelidonio

    Da “agnostico praticante” (da quasi mezzo secolo) mi capita di trovarmi a pranzo con parenti che mantengono viva la tradizione di farsi il segno deĺla croce prima di iniziare il pasto: è un gesto che non ho mai fatto neanche da bambino perché non è stato presente nella mia fase educativa. Forse è per questo che vederlo fare suscita spesso una mia qualche perplessità ma non mi sognerei mai di redarguire un un’altra persona per farlo. Ciononostante, la posizione del consigliere che tira in ballo il Concordato mi pare non solo un pretesto da politicante ma anche anticostituzionale: infatti la nostra Costituzione garantisce la libertà di espressione religiosa, non certo in nome di un malinteso “non dar dispiacere” ai diversamente credenti. A questo proposito, invece, resta irrisolta la questione dell’esporre crocefissi o altri simboli di parte nelle aule
    scolastiche e persino in quelle giudiziarie. Che ne direbbe il suddetto politico se qualcuno pretendesse di esporvi invece, ad esempio, il simbolo dei pastafariani? La Lega, in qualche comune lombardo se ricordo bene, ci ha già provato.

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