Contro le guerre: Mario e Fermo per esempio

Uccisi dal «regio esercito» il 25 febbraio 1915 mentre a Reggio Emilia contestavano il comizio interventista di Cesare Battisti

Dalla rivista «Pollicino gnus» (*) uno stralcio dell’intervento di Marco Marzi al seminario “Ma la guerra no! L’epica dimenticata di Mario e Fermo” del 25 febbraio 2012.

Mario Baricchi e Fermo Angioletti, due vittime dimenticate
La sera del 25 febbraio 1915, la città di Reggio Emilia fu sconvolta dalla prematura morte di due giovani lavoratori, Mario Baricchi e Fermo Angioletti, uccisi dai colpi di arma da fuoco delle forze dell’ordine di fronte al teatro Ariosto durante una manifestazione contro la guerra.
Si tratta di un pagina drammatica della nostra storia, mai entrata tuttavia a far parte della memoria collettiva. A differenza di altri vittime reggiane – come ad esempio i morti del 7 luglio 1960 o le vittime del nazifascismo – il ricordo di Mario e Fermo è infatti completamente sprofondato nell’oblio e alla loro tragica scomparsa non sono stati dedicati né monumenti, né targhe commemorative, né i nomi di vie o piazze.
Le ragioni di tale silenzio si possono rintracciare nell’evoluzione storicopolitica e culturale del Paese dopo la fine della prima guerra mondiale, il conflitto contro cui manifestarono i due ragazzi.
Combattuta e vinta dall’Italia, la Grande Guerra divenne negli anni posteriori al 1918 un vero e proprio mito della nazione, ampiamente celebrato dalle sue classi dirigenti e in particolar modo dai fascisti, che da lì a poco si sarebbero insediati ai vertici dello Stato e imposto la propria cultura violenta e bellicista. […] L’episodio si colloca nel periodo della neutralità italiana, cronologicamente compreso tra l’inizio della Grande Guerra nell’estate del 1914 e l’ingresso dell’Italia nel conflitto nel maggio dell’anno successivo. In questi dieci mesi, la politica e l’opinione pubblica italiana furono animate da un acceso dibattito fra favorevoli e contrari all’intervento. […]

Cesare Battisti a Reggio Emilia
In un simile contesto, alcune associazioni politiche e culturali interventiste decisero di organizzare per la sera del 25 febbraio un comizio a favore della guerra.
A parlare fu invitato Cesare Battisti, il leader del partito socialista trentino che si era schierato risolutamente a favore dell’intervento contro gli Imperi centrali nella speranza che la sua città, allora sotto controllo austriaco, potesse essere annessa all’Italia. Battisti si era impegnato in una vera e propria tournée oratoria a sostegno delle ragioni della guerra per le città della penisola, diventando l’esponente di punta del composito schieramento interventista italiano.

Il prefetto Rossi, intuita la potenziale pericolosità di un simile comizio per l’ordine pubblico, ne impose lo svolgimento in forma privata con l’intenzione di prevenire disordini e tafferugli. Il comitato organizzatore chiese allora alla Giunta comunale la concessione del teatro municipale ma, incontrando il secco rifiuto degli amministratori socialisti, fu costretto a ripiegare sul più piccolo teatro Ariosto.
Il rifiuto a concedere il teatro municipale fu l’unico gesto concreto che i rappresentanti del partito socialista opposero al comizio. Le principali organizzazioni locali del movimento operaio e contadino, infatti, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, non organizzarono alcuna forma di protesta e si limitarono a dare indicazione ai propri militanti di trascurare l’iniziativa. […]

Gli scontri del 25 febbraio 1915
La conferenza, chiusa all’interno di un teatro di secondaria importanza e in assenza della principale forza di opposizione politica alla guerra, non si preannunciava dunque come un evento a rischio di disordini. Durante la giornata del 25, tuttavia, si diffuse tra la popolazione e tra gli operai delle Officine meccaniche “Reggiane”, un volantino anonimo che invitava a una contromanifestazione di protesta. Non è stato possibile individuare gli autori del documento, ma si può ragionevolmente avallare l’ipotesi che siano stati alcuni operai della cooperativa dei tipografi, molti dei quali aderivano alla corrente rivoluzionaria e intransigentemente antimilitarista del partito, come ad esempio Piccinini.

In ogni caso, a prescindere da chi ne sia stato il responsabile, questi proclami tipici di un antinterventismo militante trovarono un terreno fertile tra i lavoratori reggiani, un centinaio dei quali accorse all’appuntamento davanti al teatro, disobbedendo alle indicazioni del partito socialista, la cui linea di opposizione alla guerra era, evidentemente, giudicata da una parte dei suoi stessi iscritti o simpatizzanti debole e inefficace.
Così, un’ora prima dell’inizio della conferenza, alle 20, una folta schiera di operai e contadini si radunò di fronte all’ingresso del teatro nel tentativo di impedire l’accesso al relatore e al pubblico.
Ad attenderli, una massiccia presenza di militari: un reparto di fanteria schierato in via Monzermone, uno di cavalleria ai lati dei giardini pubblici e un buon numero di carabinieri a difesa del teatro.
I dirigenti locali del Psi e della Camera del lavoro, colti di sorpresa dalla notizia della dimostrazione, accorsero rapidamente nell’intento di sedare la folla e prevenire incidenti; a nulla servirono, però, i tentativi del sindaco Luigi Roversi e di Giovanni Zibordi di calmare i manifestanti.

L’assembramento costrinse in breve tempo i carabinieri a intervenire per consentire l’accesso a teatro; per un’ora si assistette a un continuo susseguirsi di cariche, mentre i manifestati lanciavano grida e accuse al pubblico del comizio e protestavano per l’elevata presenza di militari. La situazione si stabilizzò temporaneamente intorno alle ore 21, quando le forze dell’ordine presero definitivamente il controllo della piazza e formarono un cordone di sicurezza tra il teatro municipale e l’angolo dei portici della Trinità, relegando i manifestanti nell’area di fronte alla chiesa di san Francesco.
Nel frattempo, Giovanni Zibordi tentò di stemperare gli animi improvvisando, in cima a una panchina dei giardini pubblici, un contro-comizio a favore della pace. Uno sforzo che si rivelò ancora una volta vano, dimostrando come i maggiori dirigenti del partito avessero perso, almeno in questo frangente, il controllo sui propri militanti.

La situazione degenerò poco dopo, in seguito al lancio di sassi da parte di alcuni manifestanti all’indirizzo delle forze dell’ordine: i carabinieri risposero alla sassaiola aprendo il fuoco ad altezza d’uomo, ferendo una decina di manifestanti che, prima di essere trasportati all’ospedale cittadino, ricevettero assistenza da alcuni medici presenti sul luogo. Per uno di loro, Mario Baricchi, colpito alla testa, non ci fu tuttavia nulla da fare e morì prima di giungere al nosocomio cittadino.
Anche tra le forze di sicurezza si contarono una ventina tra feriti e contusi, molti dei quali necessitarono di cure mediche. Pur senza altri spari o scontri, la città rimase in uno stato caotico per tutta la notte.
Battisti e il suo pubblico riuscirono a raggiungere le proprie abitazioni soltanto grazie alla scorta dei soldati.
Alla morte di Mario Baricchi si aggiunse, due giorni dopo, quella di un altro ferito, Fermo Angioletti. […]

(*) «Pollicino gnus» è un mensile reggiano – arrivata a quota 261, dunque un trentennio – che spesso segnaliamo in “bottega”. Il numero di gennaio 2018 torna sull’assassinio di Mario e Fermo con due articoli di Gemma Bigi («Il linguaggio dei monumenti» e «Gestione di un lutto, gestione di un crimine») e uno di Chiara Torcianti («Alla luce di carte processuali inedite») più un contributo – «Quale pace?» – di Giuliano Pontara. Info: www.pollicinognus.it – per contatti: pollicino@livecom.it .

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Redazione di Pollicino Gnus

    L’iniziativa in ricordo di Mario Baricchi e Fermo Angioletti, in programma per il 24 febbrai e poi rinviata a causa della neve, è stata spostata a SABATO 17 MARZO al pomeriggio.
    Abbiamo mantenuto il momento commemorativo accompagnato dalla Banda di Quartiere e lo spettacolo di burattini antimilitaristi. Il seminario è invece stato rinviato a data da definire, probabilmente in occasione del 4 novembre, ma vi terremo aggiornati.

    La Redazione di Pollicino Gnus

    SABATO 17 MARZO 2018

    ORE 15.30 _ PIAZZA DELLA VITTORIA, di fronte al teatro Ariosto
    Ricordo dell’eccidio di Mario Baricchi e Fermo Angioletti a cura di Gemma Bigi di Istoreco
    A seguire: Corteo per la pace con la Banda di Quartiere

    ORE 16.30 _ PIAZZA CASOTTI
    “Sandrone soldato, ovvero per la più grande Italia”, opera per burattini di Angelo Ruozi Incerti_Prima nazionale – spettacolo a cura di Fema Teatro di Maurizio Mantani ed Elis Ferracini

    L’iniziativa, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, è promossa dal Gruppo di lavoro storico su Mario e Fermo a cui partecipano: Istoreco, Pollicino Gnus, Movimento Nonviolento, Centro di documentazione storica Villa Cougnet e Anpi.

    Qui l’evento fb: https://www.facebook.com/events/709496836105543/

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