Corona virus: pensieri dalla zona arancione

48esima puntata (con due dispacci e un appello) dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della “bottega”

Non ho tempo né voglia

Non ci crediamo che non stiamo pensando, tanti di noi, di essere entrati in un tunnel o in un incubo, o in un turbillon… di fobia ridicola? Di preoccupazione irrazionale? Di motivata attenzione, o iper?

Certo, la prevenzione, va bene, ma vedere una donna alle dieci di sera a Perugia, in una strada deserta, incontrare un amico che viene giù dall’altra parte della strada, e lei gli dice “Non ti avvicinare troppo”, e lui si trova ad almeno 5 metri da lei, fa pensare no? Va bene ci sta tutto, come dice P.: “In questi momenti viene fuori il meglio e il peggio”, ok. Un amico mi ha detto che non vuole uscire di casa per i prossimi 15 giorni, però alla domanda se non farà neanche una passeggiata, mi rassicura dicendo che abita vicino a una zona di campagna, beato lui quindi!

Oggi ho postato su fb un video in cui un personaggio pubblico e famoso fa delle domande e cerca di relativizzare, di rasserenare, e lo fa rischiando di risultare impopolare: sinceramente apprezzo molto più il suo atteggiamento di quello di certi cantanti famosi che ripetono la solfa-slogan del presidente Conte: “State a casa”, “Io sto a casa”. Lo dico senza peli sulla lingua: vomitevole! E non perché potrebbero o dovrebbero dire, come il personaggio del video (non è il solo): “dubitate!”, “forse stiamo esagerando”, ma per lo meno non dire nulla, perché se no vuol dire che stai speculando sulla “moda” di dire e di sentirsi dire “state a casa” per alimentare il tuo successo commerciale, o quanto meno per mantenerlo saldo e forte (ma non ti bastano i milioni di euro che ti fotti con la complicità della mammafia SIAE?).

Ma torniamo al nocciolo: il distacco. Basterebbe un po’ di sano distacco, oggi ho mandato il video ad amici e due hanno risposto, senza neanche guardarlo: merda, no, è merda! Ho chiesto a una di loro se lo aveva visto prima di giudicare e mi ha risposto così: “No, non ho voglia né tempo”. Allora ho capito qual è l’inghippo di molti: Non hanno voglia né tempo. Oggi parlando al telefono con un mio compaesano in Sicilia che mi citava video di contagi in Cina sui mezzi pubblici, e poi parlando con una ragazza che ha avuto l’ardire di darmi la mano, lei mi ha fatto capire (ma anche il mio amico siciliano) qual è l’inghippo: come troppa luce abbaglia, troppa informazione è uguale a nessuna informazione; lo diceva più di 20 anni fa un giornalista a un convegno su Media e sviluppo dei popoli. Io non ho televisione, solo la radio e in questi giorni la ascolto poco per evitare il bombardamento mediatico radiofonico (il vero virus è quello, secondo alcuni esperti poco visibili sulle reti unificate!). Scelgo con calma su youtube alcuni video informativi, ho scoperto byoblu, un canale che mi sembra serio e attento a far parlare chi di solito è poco ascoltato o poco chiamato a parlare. Ho capito che forse siamo alla prima prova di allarme globale da quando esistono gli smartphone, e l’ho capito parlando con il mio amico siciliano che mi diceva: “Ma tu non ti aggiorni, non leggi tutte le notizie che ti arrivano sullo smartphone!”. E qui casca l’asino: qualche mese fa un signore anziano di Perugia, seduto accanto a me in una sala di un auditorium, mi disse: “Mi impressiona il fatto che tu non stai sempre a smanettare con lo smartphone”, e io di rimando: “Io neanche ce l’ho lo smartphone”.

L’altra sera un amico stava andando nel panico a forza di leggere le “notizie” sullo smartphone. Sua moglie gli disse “smettila di leggere tutte queste notizie”. Lui capì e posò lo smartphone dicendo: “E’ vero, è questo il motivo del mio panico”.

Ma qual è il fattore discriminante? Non le notizie che ti arrivano in sé, ma la difficoltà o impossibilità a “staccare”, a prendere distanza dalle cose, perché non ti resta tempo per pensare da solo: “Non ho voglia né tempo!”.

Poi c’è l’argomento della Sanità, gli ospedali pieni e i posti letto tutti occupati, anche lì un amico di Milano mi faceva notare che il problema è a monte: in Francia ci sono 28000 posti letto negli ospedali, in Germania 20mila, in Italia 5mila! Non per colpa del Corona virus ma per i 35 miliardi negati alla Sanità negli ultimi dieci anni, che avrebbero comportato 70mila posti letto in più! Poi ci sarebbe da dire altro, però credo che la più urgente è: torniamo con i piedi per terra, svegliamoci da questo sonno, mettiamo da parte gli smartphone, torniamo a parlare fra di noi… prima che ci impediscano di fare anche quello, e proviamo a ritrovare il tempo… e la voglia!

Una piccola testimonianza personale: qualche notte fa sono stato avvisato che una persona a me molto vicina e cara era stata ricoverata all’ospedale. Era notte, ero andato in bagno: caldo di letto ho sentito brividi come di febbre ma l’indomani nessun problema. Il giorno dopo ho sentito dire al virologo Giulio Tarro, di fama mondiale, intervistato anche da byoblu, che lo stress da panico abbassa le difese immunitarie e ci rende più vulnerabili in generale e in particolare nei confronti di possibili virus. Sembra uno scherzo o una cosa “troppo scientifica”, ma io credo di aver provato proprio questo la notte della notizia, arrivatami via sms; già se mi arrivava via telefono a viva voce era diverso.

SECONDO DISPACCIO

Esorcizzando, raccontando, scopriamo che….

Ho una grande paura, la esterno così la esorcizzo, l’allontano da me. Ci sono due elementi inquietanti che voglio esplicitare, sperando rimanga solo una funzione terapeutica..

Si stanno per muovere in Europa 30000 soldati (20mila statunitensi più 10 mila delle forze Nato). Gabdiu manovre: Defender Europe 2020 si chiama l’operazione, per difenderci dalla “minaccia” che sarebbe la Russia! Infatti i soldati si appostano nella linea tra Polonia, Estonia e Lituania… senza mascherine, senza nessuna prevenzione! Manlio Dinucci – sul quotidiano «il manifesto» – si chiede come mai? Sono già vaccinati? Fra l’altro organizzeranno megaconcerti US Rock Band, quindi assembramenti di persone in barba a tutte le regole di prevenzione italiane (troppo rigide? Ridicole? Inapplicabili?) e quelle europee per contenere il corona virus.

Poi c’è un altro elemento molto inquietante, ed esorcizzante, nel momento in cui lo tiro fuori: non so da quanto non succedevano così tante rivolte nelle carceri, contemporaneamente in grandi e medie città italiane: Milano, carcere di San Vittore, Foggia, mi sembra anche Roma e Modena… Non so se qualcuno di noi ci sta pensando: ma mentre ci coglionano con il cogliona virus, è molto probabile che il virus è la vasellina per militarizzare drasticamente i nostri territori nazionali e locali, e questo mi mette un grande panico davvero: sarà un’occupazione militare totale e definitiva, o quasi. Bene, finito l’esercizio terapeutico, parliamo di cose concrete (purtroppo anche quelle che vorrei esorcizzare sono altrettanto concrete!).

Oggi primo giorno di zona arancione. Sotto casa mia bar e ristorante dell’amico F. è chiuso. Non posso più andare a divertirmi e spendere pochi euro per uno shottino di grappa. Io sono un ex integralista “no alcool” e sino a pochi anni fa non avevo bevuto grappa, non andavo (forse mai) in discoteca, quasi mai andato in un pub. AAdesso ci vado ma raramente: troppa gente, confusione, dispersione. Sono un uomo all’antica, e questo mi torna utile al tempo del corona virus (mentre scrivo bevo brodo di cipolla, lo giuro! Non mi capita spesso, quando ero integralista mi capitava più spesso!)

Una macchina di carabinieri l’ho vista oggi uscendo di casa, un’altra in piazza Matteotti con due carabinieri fermi a piantonare. Alla posta mi dicono che si entra da una sola porta e c’è la fila: si entra a gruppi di cinque, gli altri aspettano fuori, anche se il locale della posta centrale di Perugia è bello grande. Mi aveva già avvertito il mio amico Flavio che abita vicino Milano: all’Esselunga si entra a gruppi di 5, pure lì! Alla farmacia sotto casa in un foglio attaccato alla porta d’ingresso c’è scritto: “se vedete almeno 3 persone dentro il locale aspettate fuori”.

La notizia bella è che ho venduto la mia bicicletta questa sera, al volo, alla bella Clara, che conosco da qualche mese. Così domani vado a pagare la penultima rata della nuova bici che sto comprando, sperando di trovare il negozio aperto!

Stasera ho visto scene allucinanti: una donna per strada a Perugia dice a una persona che conosce e che si sta avvicinando: “ti saluto ma stammi lontano”, e c’erano 5 metri fra i due!

E se ci rilassassimo un po’ e ci concentrassimo, magari non da subito, su pericoli reali e sottostimati e trascurati da anni e anni? Un amico siciliano che lavora nei cantieri mi ha raccontato che dieci anni fa in un cantiere vicino Siracusa, dove c’è un polo petrolchimico, gli operai hanno cominciato ad avere mancamenti, disturbi di svenimenti e cose simili, per sostanze tossiche presenti nel suolo; stavano scavando per i lavori da fare e veniva fuori “il veleno”. Il mio amico dice che la Procura bloccò il cantiere per tre mesi, poi senza nessuna bonifica fu sbloccato. Mi parlò dei morti al Petrolchimico di Gela, e ricordai un libro che un ragazzo di Gela presentò anni fa al presidio NoMuos a Niscemi: parlava di un operaio del petrolchimico di Gela, che era morto per esalazioni chimiche, era suo padre, Adesso mi ricordo del bellissimo libro di Alberto Prunetti, Amianto, una storia operaia, ristampato recentemente da una casa editrice.

Perché non fare un esercizio del genere? In tutte le nostre zone rosse o arancioni, contaminate da veleni (penso all’ILVA di Genova, oltre che quella di Taranto), quante persone conosciamo o potremmo conoscere che ci potrebbero raccontare il sottobosco, i sotterranei della storia, dell’industria chimica e non solo? Forse ci dimenticheremo del corona virus? O forse il corona virus diventerebbe uno dei tanti, e magari tra i minori motivi di allarme?

Per tornare all’inizio. Per immaginare un futuro distopico. La gente che vediamo in giro con le mascherine, sempre di più: da un lato, visti i tanti veleni diffusi nella nostra terra e nella nostra aria Forse converrebbe portare sempre le mascherine, a prescindere dai virus variamente chiamati, sarebbe un gesto significativo, da fare più spesso, per protesta anche, o testimonianza, ricordando quanti veleni ci beviamo… da quelli che escono dalle marmitte delle automobili e così via.

L’altra prospettiva inquietante è: a breve scoppierà una guerra con conseguenze nucleari, quindi ci stanno facendo allenare alle mascherine. Secondo me la cosa peggiore è l’assuefazione, il rifiuto o quanto meno la mancanza, la carenza di una cultura del dubbio, della curiosità, ma questo viene da lontano.

Per fare un po’ di memoria, a proposito di militarizzazione dei territori. Nel 1990 con l’operazione Vespri siciliani, con la scusa degli attentati della cosiddetta mafia, militarizzarono la Sicilia o larghe zone dell’Isola. Nel 2009 cominciarono a militarizzare le strade di molte città con l’operazione Strade sicure, con la scusa della sicurezza minacciata anche se non soprattutto dagli immigrati clandestini… Era lo stesso periodo in cui Maroni approvava il famoso pacchetto sicurezza, prima di lui, nel 2005, un altro ministro aveva imposto la schedatura a tutti quelli che si connettevano negli internet point… E via così, ricordando e cantando.

Appello ai liberi e forti…per un mondo più respirabile, dentro e fuori

Io approvo l’obiezione di coscienza di Antonio Fiscarelli pubblicata sul suo profilo fb, in cui dice di rifiutarsi di sottostare alle misure restrittive di questi giorni, perché – dice Antonio – sono misure sproporzionate, e chiede misure più misurate, ovviamente esponendosi a reazioni inconsulte, irrazionali, emotive ecc.

Ma adesso voglio fare un salto. Intanto dico che approvo pienamente e obietto anche io a questi provvedimenti. Ma qui mi si impone una postilla. Il decreto, come ha scritto Ivan Cavicchi, “è condivisibile ma inapplicabile”.

Tre giorni fa, primo giorno di decreto, una ragazza molto rigida nel rispettare le distanze e le regole imposte da questo clima e da questo decreto, a parole diceva “stiamo a casa stiamo a casa” e “stiamo lontani stiamo lontani”, ma per una serie di sfasamenti molto umani, ha indotto me e un’altra ragazza a fare una lunga passeggiata insieme (cosa in teoria non è regolare secondo il decreto). Poi quando ho proposto a loro due di salire a bere un bicchiere di vino, la ragazza più rigida ci ha pensato due volte prima di dire no. Questo per dire: è schizofrenia, dissociazione … è “inapplicabile”.

Stamattina ho sentito dire a una signora, rivolta a un ragazzo che aveva sputato per strada, “Siamo nel 2020 e ancora sputiamo per terra”. Mi è venuto un po’ da ridere ma poi ho pensato: SIAMO NEL 2020 E ANCORA ABBIAMO SCORIE NUCLEARI SOTTO IL CULO, ARMI NUCLEARI DIETRO CASA, INDUSTRIE CHIMICHE SENZA LE DOVUTE BONIFICHE E PRECAUZIONI, AUTOMOBILI CHE PROVOCANO DANNI ENORMI ALLA SALUTE….

Mi sono detto: va bene tutta questa “cautela” e anche le derive, le dissociazioni e la schizofrenia, però mi voglio impegnare e vorrei impegnare tutti noi, da ora in poi – superato l’allarme coronavirus e tutto quanto – a non abbassare la guardia, e mantenere le attenzioni per tutto quello che sappiamo essere nocivo alla Terra, all’aria e alla salute però ce ne dimentichiamo, perché assuefatti. E ci resterò male (anche se so che sarà così probabilmente, è plausibile) se sarà solo uno shock emotivo che nulla lascerà di impegnativo. Come quello che mi ha detto l’amico di Siracusa: vedi sopra. Qualcuno potrebbe dire: si perde il lavoro, i soldi… Però adesso non vale questo spirito mi pare: per contrastare i contagi stiamo perdendo lavoro, guadagni ecc. e mi va bene. Ma allora perché con questo stesso spirito di sacrificio non dovremmo affrontare tutte le altre “emergenze sepolte”, allora impegniamoci qui e ora per: chiedere e pretendere dagli organi di informazione – o farlo noi tramite le nostre forze – il conteggio quotidiano, per almeno un mese di malati e morti, guariti e rimasti infermi per periodi lunghi o indeterminati per l’avvelenamento dell’aria per via dell’uso delle automobili private. Non dico di prendere a bastonate le persone quando vanno in macchina da sole, però mi pare che qui stiamo arrivando al paradosso al contrario, in nome dell’emergenza coronavirus. Quasi quasi, estremizzo, qualcuno vorrebbe prendere a bastonate chi va a farsi una passeggiata nel parco!

Dovremmo fare pressione per rendere i trasporti pubblici gratuiti come sta succedendo nel Lussemburgo a partire dall’inizio di questo mese e in tante città europee (Tellin in Germania, da più di vent’anni, e altre…)

Sostenere da subito azioni dirette affinché questo succeda, quindi organizzarsi o sostenere chi lo fa spontaneamente e individualmente, comunicandolo ed esplicitando il motivo politico, perché non è che ci si può accontentare solo di prospettive di lungo periodo, bisognerà comunque cominciare da subito, ognuno con il proprio coraggio e intelligenza

Potrei proseguire e proporre un comitato, un osservatorio, un coordinamento, per contare tutte le conseguenze sulle cose e sulle persone, morti, ammalati, difetti permanenti, dovuti all’Uranio impoverito, alle armi nucleari, alle scorie radioattive, agli stabilimenti chimici di Taranto, Genova, Sicilia e altre zone del Paese. Io credo che è arrivato il momento per convertire tutta questa “attenzione”, risorse, sacrifici, per fare davvero una svolta. Ovviamente partendo da chi paga di più sulla pelle: i detenuti, chi non ha difese sociali e coperture economiche di nessun tipo, chi non ha la casa… Per la cronaca a Milano è stato multato pochi giorni fa un uomo che vive per strada, perché “non stava a casa”.

E dobbiamo sforzarci di contare tutte le persone che non hanno una casa, non lasciare cadere nel dimenticatoio questo impegno!

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

LE IMMAGINI: la prima è di Mauro Biani; la seconda è ripresa da Peacelink; la foto è stata mandata da Sergio (o dal suo cane?) agli amici; la vignetta finale è di Benigno Moi.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Daniele Barbieri

    Molte considerazioni di Angelo mi trovano d’accordo. E anche io oscillo fra paura e speranza, fra ironia e rabbia.
    Però ho un dubbio e un disaccordo che voglio rendere espliciti.
    Il dubbio è sulla espressione «cosidetta mafia». Non capisco. Se il senso di questa espressione è che la mafia non esiste e/o viene tirata fuori dallo Stato quando serve beh Angelo mi pare una stronzata. Grazie se in un prossimo scritto, con tutta la calma che può servire per un ragionamento che immagino complesso, chiarirai il tuo pensiero. Magari sbaglio io…
    Dissento invece radicalmente e un po’ incazzosamente sull’appello (non sono su FB però mi fido del tuo riassunto) di Antonio Fiscarelli al quale tu aderisci ovvero «rifiutarsi di sottostare alle misure restrittive di questi giorni, perché sono sproporzionate». Come ho già scritto qui in “bottega” so che anche la malattia e la cura in una società di classe sono classiste; e di certo i Palazzi decidono che questa è una emergenza e quell’altra no; e passato il corona virus se i rapporti di forza lo consentiranno chi comanda si terrà tutte le misure (e le prassi) emergenziali che fanno comodo a lorsignori, come ha fatto il Pd con i decreti di Salvini sulla cosidetta sicurezza… Ciò chiarito attenzione, attenzione e attenzione a non sottovalutare il pericolo: il corona virus è una brutta bestia. Infettare e farsi infettare non è una “ribellione” ma solo un gesto insensato. Detto in parole semplici: per opporsi al capitalismo (e magari abbatterlo) è meglio essere VIVI che MORTI.
    E per non farla lunga rimando da un lato al bel post di Vito Totire intitolato «Ricordando Francesco Lorusso al tempo del coronavirus… e dall’altro a quanto scritto da Davide Grasso il 7 marzo (10 perle di saggezza, secondo me) anzi lo incollo QUI SOTTO.
    Non essendo più da alcuni giorni pervenuto il complottismo negazionista, sembra ci sia chi si sta riversando nel ribellismo. Sembra che alcuni circoli, collettivi e centri sociali italiani intendano continuare le attività pubbliche, comprese serate, cene e concerti, come se nulla fosse. In attesa di rivendicazioni palesi e argomentate di questo atteggiamento scioccante, vorrei dire la mia su alcune “giustificazioni” che ho sentito in questi giorni:
    (1) “Tanto anche i locali privati, come in piazza San Marco a Venezia, continuano a fare e pubblicizzare aperitivi, quindi perché noi no?”
    Perché quello si chiama nemico di classe. “Noi”, se con questo si intende una collettività che mette in discussione la società capitalista, non abbiamo la stessa assenza di etica di chi mette il denaro sopra tutto, anche sopra la salute e la vita.
    (2) “Non si può accettare che sia limitata la libertà d’espressione”
    Ci sono modi e modi di esprimersi: bisogna per forza radunare in locali chiusi centinaia di persone quando tutta l’Italia sta cercando di non farlo? Non ci si può esprimere in altri modi? Per chi ha poca fantasia, consiglio di leggere le comunicazioni sulla mobilitazione dell’8-9 marzo di Non una di meno Torino.
    (3) “E’ una presa in giro! I centri commerciali sono aperti e i mezzi pubblici funzionano!”
    Occorre distinguere la critica del modo in cui funziona la distribuzione capitalistica dei beni e del lavoro dalla necessità biologica che beni circolino e alcune attività continuino. Quindi se senz’altro si possono fare critiche al modo in cui si giustificano, si organizzano o si permettono certe attività, resta che se tutti i centri commerciali chiudessero e tutti i mezzi si fermassero i frigoriferi si svuoterebbero e tutti morirebbero di fame, compresi i malati, i medici e le persone più ribelli. Se invece chiudono per qualche tempo i concerti (ed anche teatri, cinema, ecc.) è dimostrato che non muore nessuno.
    (4) “Le misure restrittive fanno male all’economia, quindi in primis ai lavoratori e ai precari”
    Verissimo, per questo dovremmo superare questi atteggiamenti e concentrarci su rivendicazioni che dovranno essere accompagnate da battaglie sociali di lunga durata e all’altezza della situazione. Serate danzanti, in ogni caso, non daranno da mangiare a precari e disoccupati.
    (5) “Non posso accettare una decisione che pregiudica la mia libertà individuale”
    È invece un ottimo momento per chiudersi in casa soprattutto per gli individualisti di destra e di sinistra, e far fumare le meningi per rendersi conto che l’individuo senza società non solo è fottuto, perché alla fine quel che la società con tutti i suoi difetti crea, in primis la scienza, salva anche gli oscurantisti dalle loro tribolazioni, ma è tenuto anche per questo a rispettare la società, cioè gli altri. L’individuo può togliersi la salute e la vita quanto vuole ma non può, come avverrebbe in questo caso, toglierle agli altri.
    (6) “Le nostre serate saranno diversamente consapevoli”
    Se essere diversamente consapevoli significa radunare persone in spazi dove non sarebbe possibile tenere le debite distanze, e non si sarebbe certo in grado di imporre il rispetto di decine di precetti per diverse ore, anche soltanto un portatore sano del virus infetterebbe parte dei presenti, creando nei giorni successivi l’effetto pioggia che si vede in queste ore.
    (7) “Diremo agli anziani e agli immunodepressi di non venire alle serate”
    Anche se le vostre serate saranno limitate ai giovani e forti, i partecipanti che si contageranno l’un l’altro, seppure avranno buone chance di sopravvivere, incontreranno altre persone e finiranno per condurre la malattia anche a persone anziane o deboli. Cosa pensate che penserebbero le eventuali vittime delle vostre idee rivoluzionarie, se potessero sapere che anziché del destino sono state vittime di una “ribellione politica”?
    (7) “Noi non ci adeguiamo alla psicosi”
    È il momento dell’umiltà e di smettere i panni dei saccenti, ragionando e apprendendo anziché insegnare a tutti i costi che si è migliori dei poveri mortali che stanno fuori dai circolini della microsinistra. Se anche il virus non si fermerà, con questa umiltà si contribuirà a diffonderlo meno ed è una grandissima differenza.
    (8) “Noi non ci fidiamo del governo e dello stato”
    Fate bene, ma allora, visto che questo non è un esercizio di filosofia, proponete misure alternative cui il paese possa se vuole uniformarsi, basate sulle stesse informazioni scientifiche (o su informazioni alternative, che però dovete accreditare e rendere pubbliche) e fatele prevalere attraverso un movimento di massa, ma in tempi brevi. Se prevedete di non riuscirci, meglio abbassare le ali e mantenere lo spirito critico senza infettare sé stessi e il prossimo, e senza spargere sciocchezze che stanno deprimendo tante persone che si riconoscono nei vostri percorsi in queste ore, perché accreditano certe dicerie sugli attivisti alternativi: bambinoni viziati e inadatti alle più elementari responsabilità della vita adulta. (Dicerie che non devono trovare riscontro, fanno bene solo alla destra e non bisognerebbe avvalorare neanche involontariamente).
    (9) “Non si può rinunciare all’azione politica”
    Non mi sembra che nessuno di noi sia mai stato sul punto di immolarsi, se non in rarissimi casi, quindi è un po’ ridicolo immolare GLI ALTRI sull’altare di una “lezione politica” che comunque le masse non ci stanno chiedendo a gran voce. PRIMA bisogna creare un movimento politico dotato di un peso storico, POI si può avanzare l’idea che le “nostre” azioni siano cruciali qui e ora per tutta la società. Quest’ultima potrebbe accontentarsi anche solo che non facciamo danni, in questo caso. Ricordiamoci che i circoli, i collettivi e i centri di sinistra NON rappresentano al momento la società e NON sono portatori in ogni caso di alcuna necessità storica immanente e/o superiorità morale da scienza infusa, almeno fino a prova contraria. Quando saremo sull’orlo di una rivoluzione da noi provocata allora si potrà dire: “Va beh, moriranno centinaia di persone per il coronavirus ma già ne stanno morendo tante di più in questa rivoluzione, inoltre gli effetti della vittoria rivoluzionaria saranno benefici per secoli, quindi ci spiace, ma…”.
    Adesso NON siamo in questa situazione.
    (10) “E allora l’Ilva? E allora la Siria? E allora i migranti sul confine greco? Ecc.”
    Non si risolvono certo quei problemi complicandone un altro. Se proprio dobbiamo mantenere l’azione politica, possiamo manifestare all’aperto rispettando le norme suggerite dai medici, come avverrà per l’8 marzo di Nudm o il 15 marzo al presidio per i martiri delle Ypg ai giardini di via Revello a Torino. Se non ci prendiamo cura degli anziani, delle nostre mamme e dei nostri nonni, dei nostri amici con problemi di salute, davvero pensiamo che sia credibile e trasparente la nostra preoccupazione per gli (altri) operai, per i migranti, per i curdi, per i palestinesi o per i siriani? Tutte quelle persone stanno cercando di proteggere sé stesse e i loro amici e affetti, e la comunità in cui vivono. Non potremmo cominciare a prendere esempio da loro? Per noi schiavi del consumismo, più o meno alternativo, sembra essere già tanto. E possiamo stare tranquilli che quei soggetti vorrebbero tante cose da noi, ma non che diffondiamo il virus, perché questo genere di malattia mette in pericolo soprattutto quell* come loro.
    Davide Grasso 7 marzo 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *