Corpi celesti: il romanzo di Jokha Alharthi

di Claudio Mazzolani (*)

 

«Corpi celesti»

di Jokha Alharthi

Bompiani

https://www.bompiani.it/catalogo/corpi-celesti-9788830103221

«Corpi celesti» di Jokha Alharthi è stato il primo romanzo arabo a vincere l’International Booker Prize. Tradotto in italiano da Giacomo Longhi.

 

Oman, il paese dell’ambientazione e dell’autrice

Oman è il paese in cui è nata ed insegna l’autrice e in cui è ambientato il libro. Si galleggia dentro le storie di personaggi che si intersecano e si sovrappongono in una mirabile scrittura. La narrazione attraversa un periodo che va dal secolo XIX ad oggi. I rimandi al passato sono importanti per capire almeno un poco la storia di quel paese. Dallo schiavismo legalizzato alla modernità.

Nella lettura consiglio di non cercare di capire tutti gli intrecci di storie e di nomi; per noi occidentali è un mondo di cui non abbiamo riferimenti per cui è inutile cercare di capire pensando all’occidentale. Bisogna essere arabi, meglio ancora omaniti. Va seguita la magia della trama e della tessitura senza pensare di capire fino in fondo. La scrittura lo permette, sembra di leggere Le mille e una notte e invece si sta leggendo del mondo contemporaneo.

Corpi celesti: personaggi e struttura del romanzo

I personaggi principali del romanzo sono le donne. Gli uomini lo sono in misura minore. Non pensate ad una società occidentale, pensate ad altro. Pregi e difetti sono anche comuni, ma ci sono pregi e difetti che sono specifici del mondo arabo ed in particolar modo della società omanita.

Per esempio, le donne posso divorziare con grande facilità burocratica.

La costruzione del libro aiuta perché è diviso in 58 capitoli di poche pagine nei quali i personaggi raccontano e si raccontano. Qui, attenti, perché inizia fin da subito tutto l’intreccio dei nomi, delle parentele e delle storie.

Ripeto, si galleggia e a volte non sembra reale. In realtà tutto è reale. I particolari sono stupendi come lo sono le descrizioni di quel mondo e delle loro tradizioni. Aiutano o ti fanno perdere a seconda di come si sta leggendo il libro.

In questi giorni mi sto interessando ad un legno “oud”: si può usare bruciandolo come un incenso, oppure se ne può ricavare un profumo unico e particolare. Il costo è stratosferico in base alla quantità di essenza di oud che contiene. E’ un legno sempre più raro. Viene donato in occasioni particolari, come per i matrimoni.

Me lo ritrovo nel libro come dono in un matrimonio. Ho avuto la fortuna di poterne sentire l’aroma da una confezione che ne conteneva un poco ma assieme ad altre essenze. Un profumo mai sentito e difficile da descrivere. Ecco, il libro è come il profumo dell’oud. Per loro conosciuto, per noi sconosciuto e misterioso. Vi garantisco che il libro è intriso del profumo dell’oud, quando me ne sono accorto è stato tutto più semplice.

Il titolo del romanzo

Un appunto lo devo fare. Il titolo non mi ha convinto, soprattutto dopo che avevo terminato il libro.

Infatti non è quello il titolo originale, è Le signore della luna (traduzione che devo ad un’amica, Sarrah, di madrelingua araba o meglio tunisina), القمر سيّدات (Sayyidāt al-quamar). Q(K)amar è anche il nome della mia adorata “nipotina” di Sfax, in Tunisia. Significa la Luna.

Queste e altre mie conoscenze tunisine mi hanno aiutato a capire con meno difficoltà il libro e il suo senso. Se voglio capire meglio un paese e le sue genti cerco di leggere libri scritti da autori di quel paese. Mi toglie dalla mente lo schema occidentale con cui ci ragionerei.

Leggo libri cinesi, giapponesi, mongoli, arabi, di paesi africani. C’è una letteratura enorme che passa dal saggio, al romanzo, alla fantascienza, ai gialli. C’è di tutto e tutto è un pezzo dell’enorme puzzle che è il nostro pianeta. Siamo tutti uguali ma per fortuna siamo tutti diversi. Non moriremo di noia, se si è un poco curiosi.

La traduzione di Corpi Celesti

Altra nota è che non esiste una sola lingua araba, l’unica comune è quella scritta nel Corano. Ogni nazione o zona ne ha una sua e quasi sempre non sono pienamente comprensibili da chi parla arabo in altri paesi. Ecco perché si trovano parole scritte e pronunciate in maniera diversa.

Un complimento a Giacomo Longhi, traduttore dall’arabo del romanzo, è doveroso. Ha reso l’atmosfera di un paese a noi poco o quasi per niente conosciuto.

(*) ripreso da “Il mago di OZ” – www.magozine.it

 

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