Così per caso.. il dono della poesia di Nizar Qabbani

di Sandro Sardella   

Entro in una libreria quasi distrattamente in attesa del prossimo treno ..

guardo e allo stesso tempo proteggo gli occhi e la mente da una tale

ricchezza di mercanzia .. sono attratto e respinto .. vago passeggio tocco

sfoglio .. ma sono entrato non sapendo cosa cercare cosa acquistare ..

sono in balia della merce .. beh! .. per alleggerire questa sorta di mal di

mare .. mi stoppo mi concentro sugli scaffali della poesia .. dove non c’è

un grande affollamento .. e mi lascio andare .. pesco sfoglio guardo il

prezzo .. otto euri .. e mi porto a casa .. “Le mie poesie più belle” di

Nizar Qabbani (traduzione dall’arabo a cura di Nabil Salameh e Silvia

Moresi – postfazione di Paola Caridi – Ed. Jouvence – Sesto S. Giovanni –

MI) .. durante il viaggio in treno incuriosito assaggio questa raccolta

speciale .. poi per qualche settimana la lascio a sedimentare a macerare

tra i libri che scelgo per una “nota d’acqua” .. ..

Poesia alba di speranze nuove .. poesia dono d’amore .. rompere la

volgarità .. la guerra di parole .. mostrare l’ignoranza del consumismo

razzista .. l’indifferenza .. la poesia di Nizar Qabbani apre il vocabolario

della dignità e della tenerezza .. ..

della scelta .. compiuta nel 1971 l’autore stesso dice: « .. Poesie-chiave,

quelle che lasciano dietro di loro domande .. fiamme .. fuoco .. e fumo».

.. «La poesia è la patria delle cose che si ribellano a loro stesse, e delle

forme che rifuggono la propria forma» .. ..

*

12. LETTERA A UN UOMO

Mio caro signore,

questa è la lettera di una donna stupida …

Le aveva mai scritto prima una donna stupida?

Il mio nome?

Può chiamarmi con un nome qualunque,

Rania, Zaynab, Hind o Haifa.

Mio caro signore, la cosa più banale che abbiamo sono

i nostri nomi.

Mio caro signore,

ho paura di parlarle dei miei pensieri,

se gliene parlassi, brucerebbero tutti i cieli.

Il vostro Oriente, mio caro signore,

sequestra lettere azzurre

e sogni dagli scrigni delle donne,

imprigiona le loro emozioni,

usa coltelli e mannaie per parlare di esse,

macella primavere, passioni e trecce nere …

Il vostro Oriente, mio caro signore,

fabbrica delicate corone d’onore

con i teschi delle donne …

Non mi critichi, mio caro signore,

per la brutta calligrafia,

perché mentre scrivo … c’è il carnefice dietro la mia porta

e fuori dalla stanza … le grida del vento e gli ululati dei

cani.

Mio caro signore,

Antar al-Absi è dietro la mia porta,

mi ucciderebbe se vedesse la mia lettera,

mi taglierebbe la testa se vedesse le trasparenze dei miei

vestiti

o se solo esprimessi le mie sofferenze.

Mio caro signore, il vostro Oriente

assedia le donne con le lance,

elegge gli uomini a profeti

e seppellisce le donne nella polvere.

Mio caro signore,

non si annoi

di queste mie righe,

non si irriti

se rompo la boccia delle denunce sigillata da secoli,

se strappo il sigillo di piombo dalla mia coscienza,

se scappo dai sotterranei dell’harem,

se mi ribello alla mia morte, alla mia tomba e alle mie

origini

e fuggo dal grande mattatoio.

Non si annoi, mio caro signore,

se rivelo i miei sentimenti,

all’uomo orientale non interessano la poesia e i sentimenti,

l’uomo orientale, perdonate la mia insolenza,

non capisce la donna se non nel letto.

Le chiedo scusa, mio caro signore,

se ho attaccato il regno dell’uomo,

la grande letteratura, certamente, è quella scritta dagli

uomini,

l’amore è sempre stato una loro prerogativa,

e il sesso una droga a loro venduta.

La libertà delle donne, nei nostri paesi, è una menzogna,

non c’è libertà al di fuori della libertà degli uomini!

Mio caro signore,

mi dica cosa vuole da me … per me è la stessa cosa:

mi vuole frivola, stupida, pazza o semplicemente cretina?

È indifferente,

perché se una donna scrive le sue pene

con la logica dell’uomo, è chiamata stupida …

E … non le avevo già scritto all’inizio della lettera

che sono una donna stupida?

(Nizar Qabbani, nato a Damasco nel 1923 e morto a Londra nel

1998, è uno dei massimi poeti arabi del ‘900. La sua poetica di

rottura rispetto ai vecchi canoni classici, focalizzata su temi come

l’amore, il sesso e la liberazione femminile, riesce ancora oggi

a ipnotizzare il pubblico arabo di ogni ceto. Durante la sua vita

ricoprì anche molti incarichi diplomatici in Paesi arabi ed

europei. A Beirut, nel 1966, fondò la casa editrice Manshurat

Nizar Qabbani con la quale pubblicò la maggior parte dei suoi

lavori. ………………………)

Redazione
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