Crac-Crc (Cassa Risparmio Cesena): seconda puntata

di Davide Fabbri

PROCESSO EX VERTICI CRC. I LIMITI E LE LACUNE DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI FORLI’ / IL CASO CLAMOROSO DELL’IMPRENDITORE BANCHIERE SERGIO ROSSI

Premessa.
E’ iniziata ieri una mia nuova inchiesta a puntate sui limiti e sulle lacune della magistratura forlivese in riferimento a mancate indagini sugli ex vertici della Cassa Risparmio Cesena, che nei fatti hanno provocato il crac di CRC. Il 13 novembre 2018 in Tribunale a Forlì il Collegio dei giudici del processo di primo grado (presidente Giovanni Trerè, che a breve andrà alla Corte di Appello di Ancona) contro gli ex vertici di CRC ha assolto i 9 imputati coinvolti (Germano Lucchi e Adriano Gentili in primis) con formula piena perché il fatto non sussiste. L’unica vicenda presa in esame nell’inchiesta giudiziaria – voluta dall’ex Procuratore Capo Sergio Sottani (ora Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Ancona) e dal Pubblico Ministero Francesca Rago – è stata quella dell’esposizione bancaria nei confronti della holding dell’immobiliarista Pierino Isoldi di Bertinoro, poi fallito. Esposizione di CRC pari a 47 milioni di euro. Vicenda ovviamente importante. Ma tutta l’inchiesta della Procura forlivese, con relativo dibattimento, si è concentrata unicamente su tale partita. Troppo poco per ottenere l’accertamento di tutte le responsabilità in capo agli ex vertici di CRC che hanno nei fatti provocato il crac.
Con questa mia inchiesta narrerò le tante controverse vicende di gestione della banca, capitanata allora da Germano Lucchi, che la Procura della Repubblica di Forli non ha attentamente preso in esame.

SECONDA PUNTATA / IL CASO CLAMOROSO DI SERGIO ROSSI, IMPRENDITORE-BANCHIERE, MEMBRO DEL CDA DELLA BANCA
Siamo nel 2011. La Crc viene ispezionata da Banca d’Italia. Inizio dell’ispezione: 10 gennaio 2011. Fine dell’ispezione: 6 maggio 2011. L’ispezione – fra l’altro – entra nel merito delle posizioni dei membri del cda della banca. Bankitalia segnala con forza la posizione più delicata, che è quella del consigliere di amministrazione Sergio Rossi, di San Mauro Pascoli, ex imprenditore industriale calzaturiero e poi immobiliarista, titolare di una società verso la quale la Cassa di Risparmio di Cesena si è cautelata con ipoteche giudiziali, segnalandola in sofferenza, senza dibattere l’opportunità di mantenere in carica l’imprenditore-banchiere.
L’esposizione bancaria nei suoi confronti è pari a 51 milioni di euro. Esiste uno scoperto di conto corrente bancario per oltre 10 milioni di euro senza garanzia, utilizzato dalla società I.RO. spa, controllata paritariamente da Sergio Rossi e da Pierino Isoldi, immobiliarista bertinorese a quei tempi già in forte difficoltà finanziaria. Per separare le proprie sorti da quelle di Pierino Isoldi, Sergio Rossi ha promosso lo scorporo di un ramo aziendale della I.RO. – comprensivo di immobili di elevato pregio – verso un’altra società controllata dal suo nucleo familiare, lasciando la posizione debitoria in capo alla holding di Isoldi. La Cassa di Risparmio di Cesena, falliti i tentativi bonari, ha promosso un decreto ingiuntivo e iscritto ipoteca giudiziale su diversi immobili di proprietà della I.RO. chiedendo nel contempo la revoca dello scorporo. Sergio Rossi ha proposto opposizione, avviando anche una azione risarcitoria nei confronti di Cassa Risparmio Cesena.

L’azienda “Sergio Rossi” – nata nel 1968 – è una importante società produttrice di calzature di lusso, borse e accessori da donna. Il marchio “Sergio Rossi” è passato di proprietà più volte: prima venduto nel 1999 a Gucci Group, poi ceduto al gruppo francese Kering, fino all’acquisizione da parte dell’italiana Investindustrial del finanziere e imprenditore Andrea Bonomi nel 2015. Sergio Rossi ha lasciato l’azienda nel 2005. Da allora si è buttato nel mondo delle società immobiliari, con un socio in affari che ha avuto pesanti condanne in Tribunale: Pierino Isoldi immobiliarista di Bertinoro.
Sergio Rossi è stato consigliere di amministrazione di CRC, ha ottenuto importanti prestiti dalla banca. Sergio Rossi, in qualità di membro del Cda della banca ai tempi della presidenza di Germano Lucchi, godeva di grande credito all’interno dell’istituto bancario. Si è trovato in una situazione di plateale conflitto di interessi e non avrebbe dovuto partecipare alle relative deliberazioni attinenti alla posizione della I.RO.
La pratica “a sofferenza” di cui parliamo è infatti la I.RO. spa. e i soci di I.RO – al 50% – sono la società Fortune spa e la Isoldi Immobiliare spa, facenti capo rispettivamente a Sergio Rossi e a Pierino Isoldi. L’apertura del credito a IRO – scaduto ed esigibile – da parte di Crc è pari a 10,5 milioni di euro. La pratica è stata gestita da un legale esterno alla Crc: l’avvocato Alfonso Celli del Partito Democratico.
La vicenda è complessa e intricata. Sono state fatte operazioni di modifiche di assetti societari, conferimenti di rami d’azienda e di cessione delle partecipazioni. Vi è stato uno scorporo di un ramo di azienda, con divisione del patrimonio. E’ stato fatto un conferimento del ramo d’azienda – con relativi immobili – in una New Company (I Rossi spa). I.RO. – che deteneva il 100% della New Company – ha poi ceduto l’intero pacchetto alla società Fortune spa che ha poi ceduto il 50% del pacchetto di I.RO. a Isoldi Immobiliare, che così ha acquisito l’intera partecipazione.
Tale operazione ha avuto l’effetto di una scissione di azienda, che ha consentito la suddivisione dell’intero patrimonio societario della I.RO. fra i due soci (la Fortune spa e la Isoldi Immobiliare spa) che fanno capo a Sergio Rossi e a Pierino Isoldi.
A fine 2011 la I.RO. si è fusa per incorporazione nella Isoldi srl e a fine 2012 la Isoldi srl ha modificato la propria ragione sociale in spa – società per azioni – trasformandosi appunto in Isoldi spa. Nel 2012 la I.RO. aveva debiti per oltre 110 milioni di euro, di cui 88 milioni verso le banche.
Chiudo con una mia ipotesi. Esisteva una intricata e raffinata operazione finanziaria per far sì che l’esposizione bancaria di Crc rimanesse in capo alla holding di Pierino Isoldi, poi fallito. Da notare che la I.RO. aveva un’importante area edificabile a Cesena, lungo la via San Cristoforo, oltre Diegaro, verso Pievesestina, valutata circa 30 milioni di euro; attualmente non è più edificabile, non vale ovviamente piu’ quelle cifre, in quanto su quell’area è stata fatta una Variante al PRG che ha fatto tornare agricole le destinazioni d’uso dei terreni; su questo bene della I.RO. spa vi era una ipoteca di 20 milioni di euro.

[CONTINUA]

 

Davide Fabbri

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